Gli archeologi hanno effettuato una nuova scoperta, un nuovo “fuggiasco” a Ercolano mutilato dall’eruzione delVesuvio del 79 d. C.
La scoperta
I resti sono stati trovati sulla spiaggia della cittadina; qui, nell’ultima campagna di scavi degli anni ’90, vennero riportati alla luce nei magazzini più di 300 fuggiaschi che avevano cercato riparo nell’attesa di essere portati in salvo dalla flotta di Plinio il Vecchio.
I resti dell’uomo, un maschio di età matura sono stati trovati alla base del muro di pietra lavica che oggi chiude l’antico fronte a mare. Era riverso con la testa all’indietro in direzione del mare e circondato da pesanti legni carbonizzati, persino la trave di un tetto che potrebbe avergli sfondato la testa.
Le teorie sull’individuo
Gli archeologi del parco si sono subito interrogati sull’identità di questa nuova vittima e sul suo ruolo nelle ultime ore della città. Ad esempio Francesco Sirano ipotizza: “Potrebbe trattarsi di un soccorritore, un compagno dell’ufficiale di Plinio che negli anni ’80 era stato trovato ad una ventina di metri di distanza da questo punto, sempre sulla spiaggia… Oppure uno dei fuggiaschi, che si era allontanato dal gruppo per raggiungere il mare sperando di riuscire a imbarcarsi su una delle lance di salvataggio”. In aggiunta a questo alcune ipotesi porterebbero nella direzione che potesse essere di vedetta in attesa delle navi da soccorso.
Le parole del ministro Franceschini
Il ministro descrive così la scoperta da poco effettuata:
“La sensazionale scoperta dei resti di un fuggiasco nel sito archeologico di Ercolano è una bellissima notizia, innanzitutto perché il ritrovamento è dovuto alla ripresa in questo luogo, dopo quasi un trentennio, degli scavi scientifici condotti dal personale tecnico del ministero…”.
Franceschini pone l’attenzione sullo studio dei resti: “…Le affascinanti ipotesi intorno al mistero che circonda la morte di quest’ultima vittima ritrovata dell’eruzione del 79 d.C. sono ora nelle mani degli studiosi, che possono gioire per questo risultato dovuto anche al sostegno del Packard Humanities Institute”.
L’Etna è il vulcano più alto d’Europa, ma anche uno dei più attivi al mondo da sempre. La Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania ha infatti organizzato una mostra sull’eruzione del 1669. Etna 1669. Storie di lava a 350 anni dalla grande eruzione sarà inaugurata il 28giugno, alle ore 18, al Palazzo Centrale dell’Università di Catania e sarà visitabile fino al 30 ottobre 2021.
La tremenda eruzione del 1669
L’eruzione dell’Etna nel 1669 costituisce uno degli eventi più importanti di tutta la storia vulcanologica italiana. Un enorme fiume di lava distrusse la pendice meridionale dell’Etna e i paesi che sorgevano a valle. Frequenti scosse sismiche si aggiunsero al panorama generale di devastazione aprendo delle fenditure eruttive.
Dopo il collasso del grande cratere centrale, il fiume si ramificò in tre bracci e prese così la direzione di Catania. Il 23 aprile del 1669 il fuoco raggiunse il litorale e abbracciò il Castello Ursino, ampliando pian piano la linea di costa con oltre un chilometro di lava. Per una ventina di giorni Catania fu invasa dal fiume di fuoco: molti cittadini rimasero senza tetto e, poco a poco, la città si spopolò. La devastazione di 16 chilometri di colata lavica durò complessivamente ben 122 giorni.
Non è la prima volta, però, in cui Catania fa i conti con la potenza smisurata dell’Etna, ma questa è stata l’unica eruzione in grado di distruggerla, insieme ad altri quindici paesi etnei.
Come comunicato da ANSA, l’Etna ha dato vita, la notte scorsa, a una nuova e intensa attività eruttiva con una spettacolare fontana di fuoco dal cratere di S-E, accompagnata dall’emissione di una nube eruttiva che ha superato l’altezza di nove chilometri sul livello del mare. Il doppio parossismo ha causato l’apertura di una nuova bocca laterale.
Il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV) è uno spazio museale unico e all’avanguardia nel settore dei percorsi interattivi. Il Museo offre una vera e propria immersione nel passato, catapultando il visitatore nella vita quotidiana di Pompei ed Ercolano prima dell’eruzione del 79 d.C.
Da lunedì 25 gennaio 2021 ha riaperto in sicurezza: aperture dal lunedì al venerdì e con la chiusura prevista, come da decreto, per sabato e domenica. Il 27 gennaio, inoltre, in occasione della Giornata della memoria, il MAV ha inaugurato l’installazione Die Neue Bewegung dell’artista napoletano Christian Leperino. Quest’ultima saràin esposizione fino al 12 febbraio 2021.
Il Museo Archeologico Virtuale
Il Museo Archeologico Virtuale è collocato nei pressi degli scavi archeologici dell’antica Herculaneum, ed è uno dei centri più all’avanguardia in Italia per cultura e tecnologia applicata ai Beni Culturali. La visita virtuale si avvale dell’uso della tecnologia dell’ultima versione Mav 5.0 – Virtual multiReality. Attraverso un percorso virtuale e interattivo, il visitatore potrà camminare tra le stradine di Pompei ed Ercolano, visitarne le abitazioni, i cortili e vederne gli antichi colori.
Ci sono oltre settanta installazioni multimediali, tutte validate scientificamente. Esse restituiscono vita e splendore alle principali aree archeologiche di Pompei ed Ercolano, ma anche di Baia, Stabia e Capri.
Un luogo da visitare in completa sicurezza durante tutto l’arco della settimana, come auspica il Presidente della Fondazione C.I.V.E.S – MAV di Ercolano, LuigiVicinanza. La visita a un museo è cibo per la mente – dice il Presidente Vicinanza. – In particolare se il museo, come nel caso del MAV, offre un menù digitale di alto livello. Riapriamo con una novità, contributo concreto alla ripresa delle attività culturali di Ercolano e dell’area vesuviana: una video-installazione realizzata da Christian Leperino in occasione del giorno della memoria. Impegno civile, arte contemporanea e cultura digitale coniugate nello stesso luogo, perché il MAV è un museo vivo. Auspichiamo inoltre che il governo autorizzi quanto prima le riaperture dei musei anche nei fine settimana; è contraddittorio infatti negare la frequentazione di una struttura museale di sabato o di domenica, i luoghi pubblici più sicuri e controllati che ci siano.
I virtual tour del MAV
Una delle iniziative proposte dal MAV, in attesa di riprendere con la consueta affluenza, consiste, invece, nella messa a disposizione di tour virtuali. Sarà possibile visitare il MAV comodamente da casa da lunedì 1 febbraio, su prenotazione, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. I Virtual Tour interattivi costituiscono un vero e proprio viaggio nella memoria, con la compagnia di una guida che interagirà con i visitatori. Le visite virtuali si terranno su piattaforma Zoom, con una durata di 60 minuti per i gruppi e di 90 minuti per la visita individuale.
La visita virtuale prevede quattro tappe.
La prima parte concentra l’attenzione del visitatore sui luoghi pubblici delle città: dal Teatro di Ercolano alle Terme, dal Foro di Pompei, cuore della vita quotidiana della città, fino alla palestra della Schola Armaturarum, crollata nel 2012.
Il fulcro della seconda parte è costituito dalla Domuspompeiana. Sarà possibile “entrare”, tra le altre, nella Casa del Poeta Tragico, nella Casa del Labirinto e nella Casa del Fauno.
La pittura pompeiana ed ercolanense sarà, invece, protagonista della terza parte.
La quarta parte del viaggio sarà invece dedicata alla Villa dei Papiri, la cui ricostruzione virtuale è un grande attrattore del MAV, in quanto la Villa si estende sotto l’attuale centro abitato di Ercolano, a circa trenta metri di profondità, e arriva fino al mare. Dal suo scavo, oltre alla straordinaria raccolta di opere d’arte, è stato possibile riportare alla luce una ingente biblioteca di papiri con testi greci e latini.
Al termine del percorso il visitatore potrà assistere alla ricostruzione dell’eruzione del Vesuvio, raccontata in un docu-film con la voce dell’attore Mariano Rigillo e ricostruita con la consulenza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L’importanza di un approccio virtuale
Il Mav – dice Luigi Vicinanza – è un museo vivo. Le visite guidate virtuali aiutano gli insegnanti ad affrontare i problemi della didattica in epoca Covid. Se le gite scolastiche sono ancora proibite, gli studenti di ogni età possono “entrare” direttamente da casa o dalle loro aule nello splendore delle antiche città vesuviane, Pompei ed Ercolano. Il Mav con questa iniziativa contribuisce all’ulteriore crescita della cultura digitale della nazione.
È possibile prenotare la visita virtuale (individuale o di gruppo) a questo link.
Per le visite in presenza, invece, basta seguire le istruzioni per la prenotazione a questo link.
Il 18 gennaio 2021, dalle 9:15 alle 12:30, si terrà l’evento di lancio del progettoERC Advanced Grant GreekSchools. Si tratta di un progetto interdisciplinare per l’edizione e l’analisi con tecniche avanzate dei papiri di Ercolano. Questi papiri contengono la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso: uno studio epigrafico che non può passare inosservato!
La più antica storia della filosofia greca è custodita in papiri carbonizzati
La conoscenza che si ha oggi delle scuole filosofiche greche è in gran parte basata sulleVite dei filosofi di Diogene Laerzio (III secolo d.C.). Quest’opera attinge dalla Rassegna dei filosofi del filosofo epicureo Filodemo di Gadara (110 – post 40 a.C.): è un trattato, trasmesso dai papiri carbonizzati di Ercolano. Dagli scritti di Filodemo di Gadara è, infatti, possibile ricavare un resoconto attendibile della storia delle scuole filosofiche greche. Tuttavia, i manoscritti originali, sopravvissuti grazie all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e conservati a Napoli presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale ‘Vittorio Emanuele III’, sono di difficile lettura e le edizioni attualmente disponibili delle opere in essi contenute sono ampiamente superate.
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) conserva un reperto unico al mondo: la più antica bottiglia d’olio d’oliva, restituita dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Si tratta dell’ultima scoperta del Parco Archeologico di Ercolano, dopo quella dei neuroni vetrificati.
La bottiglia d’olio dai depositi del Museo ai riflettori
La bottiglia d’olio aveva già fatto capolino vicino ad una pagnotta coeva in Res Rustica. Archeologia botanica e cibo nel 79 d.C., una mostra del 2018 al MANN. La visibilità che merita la raggiunse poco dopo, grazie al sopralluogo di Alberto Angela nei depositi del Museo; alla puntata di Stanotte a Pompei lì girata bisognava aggiungere più informazioni in merito alla bottiglia.
PASQUA AL MANN CON IL CIBO DI POMPEI
Alcune foto della mostra Res Rustica del 2018 al MANN
Quando e cosa ci avevano messo dentro?
La datazione al radiocarbonio (C14) non ha tardato a confermare la datazione al I secolo d.C. Restava incerto il contenuto, una sostanza che riempie a metà la bottiglia, solidificata dalla cera. Uno studio ad hoc è stato frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II e il MANN; i risultati sono stati pubblicati dalla rivista NPJ Science of Foods del gruppo Nature.
“La bottiglia d’olio più vecchia al mondo ci regala una prova inconfutabile dell’importanza di questa sostanza nell’alimentazione quotidiana delle popolazioni del bacino mediterraneo, in particolare dei Romani nella Campania Felix”
Raffaele Sacchi, professore del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli
La bottiglia d’olio di ieri e di oggi
Le pochissime molecole d’olio d’oliva superstiti hanno consentito uno studio approfondito sulla composizione della sostanza. Le elevate temperature a cui la bottiglia d’olio è stata sottoposta hanno permesso la scissione dei trigliceridi negli acidi grassi costitutivi; il tutto, ossidandosi, ha favorito la condensazione. Il profilo degli acidi grassi ha rivelato la natura completamente vegetale della sostanza.
Foto per l’analisi del contenuto dalla rivista NPJ Science of Foods
Una rivista scientifica americana, Plos One, rivela la scoperta di neuroni umani appartenenti a una vittima dell’eruzione di Pompei ed Ercolano (NA) del 79 d.C..
La scoperta è stata fatta dal team diretto dall’antropologo forense Pier Paolo Petrone, responsabile del Laboratorio di Osteobiologia umana e Antropologia forense presso il Dipartimento di Medicina legale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Una ricerca multidisciplinare
La straordinaria scoperta fa parte di uno studio condotto dai ricercatori della Federico II, dal CEINGE-Biotecnologie Avanzate, dalle Università Roma Tre e Statale di Milano e dal CNR, in stretta collaborazione con il direttore del Parco Archeologico di Pompei ed Ercolano, Francesco Sirano. Archeologi, geologi, antropologi, genetisti, neurologi e medici legali hanno lavorato in sinergia nonostante le tante limitazioni imposte dal Covid-19: lo sviluppo della ricerca ha potuto contare sulle tecnologie più avanzate di microscopia elettronica del Dipartimento di Scienze dell’Università di Roma Tre.
I risultati dello studio hanno mostrato il processo di vetrificazione delle perfette strutture neuronali indotto dall’eruzione; sono stati analizzati anche i dati di alcune proteine già identificate dai ricercatori in un lavoro pubblicato a gennaio scorso dal New England Journal of Medicine. Un aspetto di rilievo potrebbe riguardare l’espressione di geni che codificano le proteine isolate dal tessuto cerebrale umano vetrificato, come spiega Giuseppe Castaldo; Maria Giuseppina Miano aggiunge che tutte le trascrizioni geniche identificate sono presenti nei vari distretti del cervello, quali la corteccia cerebrale, il cervelletto o l’ipotalamo.
Ci auguriamo quindi di poter leggere ancora a riguardo.
Il processo di vetrificazione delle strutture neuronali al microscopio
I papiri di Ercolano sono un corpus di oltre 1 800 papiri rinvenuti nella cosiddetta Villa dei Papiri a Ercolano nel XVIII secolo, carbonizzati dalla nota eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C.
Leggere i papiri carbonizzati è un’impresa oggi possibile grazie a tecnologie non invasive messe a sistema da un team internazionale coordinato da Graziano Ranocchia dell’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee del Consiglio nazionale delle ricerche. Il gruppo di lavoro è infatti approdato alla decifrazione del testo greco nascosto sul verso della celebre Storia dell’Accademia (PHerc. 1691/1021) di Filodemo di Gadara (110-40 a.C.), uno dei tanti rotoli conservati dalle ceneri del Vesuvio, nonché parte di un’opera più ampia intitolata Rassegna dei Filosofi, la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso.
Tale ricerca, pubblicata in Science Advances, è frutto della sinergia di competenze e discipline differenti ed è stata condotta da personale di Iliesi e Nanotec del Cnr, del Cnrs/Museo di Storia Naturale di Parigi e Dipartimento di fisica della ‘Sapienza’ di Roma.
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