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NEWS | Elefante africano, al Museo di Zoologia dell’UNICT c’è l’antenato del “Liotru”

Tra la tigre, la zebra e il leone spicca proprio lui: l’Elefante africano. E non poteva essere altrimenti. È il simbolo di una città, “u Liotru” è per i catanesi un “marchio” a cui hanno affidato la protezione contro le eruzioni dell’Etna. E, ovviamente, da protagonista indiscusso, non può che fare bella mostra di sé al centro del salone grande del rinnovato Museo di Zoologia e Casa delle Farfalle dell’Università di Catania che ha riaperto i battenti.

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L’Elefante africano al Museo di Zoologia dell’Università di Catania

Ad accogliere i visitatori al Museo è, ovviamente, il padrone di casa, eletto “simbolo” di MuZoo: l’Elefante africano, arrivato nel giardino della villa Bellini a Catania nel lontano 1889, un “regalo” dell’imperatore d’Etiopia Menelik II al re d’Italia Umberto I a seguito della firma del trattato di Uccialli. Una volta imbalsamato è stato donato al Museo di Zoologia e, nel corso della cerimonia di riapertura, ha affascinato i primi visitatori.

I primi visitatori del Museo di Zoologia dell’Università di Catania
Orgogliosi i responsabili del Museo

«Un progetto che parte da lontano con il pieno contributo dell’Ateneo per offrire alla società civile un’altra struttura museale di prestigio e con una concezione moderna», ha spiegato il rettore Francesco Priolo. «Ancora una volta ci apriamo ai cittadini con una proiezione sul futuro di questo territorio».

«Oggi abbiamo restituito a tutti un museo open, grazie anche al prezioso contributo di studenti e dottorandi. In tempi brevi sarà ulteriormente implementato con una sezione dedicata alle specie aliene». Così ha spiegato il responsabile scientifico della struttura, Giorgio Sabella, alla presenza del responsabile delle attività didattiche e divulgative della struttura museale, Fabio Viglianisi.

I responsabili del Museo alla cerimonia d’inaugurazione
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ARCHEOLOGIA | Elefanti e Neanderthal alle Terme

Ai piedi di Poggetti Vecchi, a nord di Grosseto, nella Maremma Toscana, sgorga una sorgente termale, che il signor Aldo Ceccarelli, proprietario del terreno, ha deciso di trasformare in una spa. Tutto ci si sarebbe potuto aspettare, tranne che, iniziando i lavori di scavo della piscina, a due metri e mezzo di profondità, potessero apparire gigantesche ossa di elefante (zanne lunghe fino a tre metri!) e utensili preistorici. La scoperta, che ha destato tanto stupore, ha dato il via a un vero e proprio scavo di emergenza, sotto la direzione della Soprintendenza.

Lo scavo ha evidenziato la presenza di una conca termale databile tra il Pleistocene Medio e il Pleistocene Superiore, circa 170.000 anni fa, che fu frequentata da uomini ed elefanti. La ricostruzione paesaggistica colloca il periodo in questione a ridosso della penultima glaciazione. Le ossa di elefanti trovate appartengono a un’unica famiglia, per cui si è ipotizzato che siano da riferire a un gruppo che ha trovato momentaneo riparo nella conca termale, ma che è morto di inedia a causa della mancanza di cibo, dovuta all’approssimarsi della glaciazione.   

Al di sotto delle ossa animali, è statia rinvenuta una serie di manufatti in pietra, appartenuti agli uomini del Paleolitico. Grazie allo studio dei contesti e alle datazioni assolute, si è giunti alla certezza che i primi frequentatori delle terme di Poggetti Vecchi fossero neanderthaliani antichi.