NEWS | Firenze, dopo i batteri anche il laser per il restauro della Testa Lorenzini
L’utilizzo di metodi scientifici si sta rivelando una risorsa sempre più fondamentale nel campo della conservazione dei Beni Culturali. Lo ha dimostrato il restauro delle sculture di Michelangelo nelle Cappelle Medicee di Firenze, effettuato con dei batteri. Adesso, è la volta del laser, utilizzato per l’intervento di pulizia della Testa Lorenzini.
Esposta al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, la Testa Lorenzini è uno dei capolavori della scultura etrusca in marmo. In origine, probabilmente, era parte di una grande statua di culto, dedicata in un tempio dell’antica Volterra (PI).
Il restauro con il laser
L’opera è stata acquistata dal Ministero della Cultura nel 2019 ed è stata poi sottoposta all’intervento della restauratrice Daniela Manna. Per la pulitura è stato utilizzato un laser EOS 1000 LQS, messo a disposizione dall’azienda italiana El.En Group, leader nel settore optoelettronico. Così, grazie al laser, Daniela Manna ha liberato le superfici del volto e della capigliatura dalle incrostazioni calcaree che impedivano di apprezzare nel dettaglio la volumetria della testa e la qualità del marmo.
Infine, al termine dei lavori, la El.En Group ha donato l’apparecchiatura al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il Museo ha quindi spiegato, che la userà per altri interventi di restauro su altre opere in marmo, alabastro e pietra.
Stefano Casciu, direttore regionale Musei della Toscana, ha spiegato che: «La Testa Lorenzini è un capolavoro della scultura etrusca del V secolo a.C. Un caso unico perché è la testa di una grande statua di culto di un tempio di Volterra, non sappiamo esattamente quale, forse Apollo, ma un caso unico perché la gran parte di ciò che sappiamo dell’arte etrusca viene delle necropoli, dalle tombe». A queste parole si aggiungono quelle di Paolo Salvadeo, direttore generale El.En S.p.A.: «Facciamo iniziative di questo genere in tutta Italia, in modo particolare in questo periodo in cui l’Italia ne ha più bisogno per la ripartenza, ma lo abbiamo sempre fatto anche a livello internazionale».