Se sei uno studente appassionato di archeologia, un professionista o uno studioso e se vuoi ampliare le tue conoscenze l’attività giusta per te è il Progetto “DELTA”! Il Progetto è alla ricerca di partecipanti per il corso di Digital Excavation che si terrà dal 10 maggio 2021 al 30 luglio 2021.
strumenti digitali per la pratica/scavo archeologico;
documentazione in situ e dopo lo scavo;
conservazione digitale dei monumenti e dei manufatti del patrimonio culturale;
musei all’aperto e archeologia sperimentale.
Il corso consentirà agli studenti di archeologia di aggiornare le proprie conoscenze. Le lezioni saranno miste: metà in presenza e metà online. Il materiale didattico sarà consegnato in cartaceo e in digitale. Il corso ha una durata totale di 200 ore.
Come iscriversi
Chi è interessato e motivato è il benvenuto a patto che sia iscritto a un Corso di Laurea in Archeologia e che abbia completato almeno due anni di studio nella propria Università. L’iscrizione è aperta a tutti, ma viene data priorità agli studenti delle Università partner del Progetto.
Per iscriversi basta cliccare qui. La scadenza per le iscrizioni è fissata al 2 maggio 2021 alle ore 23.59. Per ulteriori informazioni è necessario inviare una mail a questo indirizzo. Il corso di formazione “DELTA“ è gratuito etutti gli studenti che lo completeranno riceveranno un attestato. Il corso sarà fornito in lingua inglese.
A causa della prolungata chiusura al pubblico, dovuta all’attuale situazione epidemiologica, il MArTA è costretto a reinventarsi. Per questo, diventa una casa di vetro e, attraverso il Tour Virtuale in 3D, riconsegna la propria voglia di esserci e le proprie collezioni all’intelletto e al cuore del mondo.
Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto, fra i più importanti d’Italia, istituito nel 1887, occupa sin dalle origini l’ex Convento dei Frati Alcantarini, o di San Pasquale. Questo fu costruito poco dopo la metà del XVIII secolo e oggi ospita oltre 6mila reperti in esposizione.
“Una storia narrata milioni di volte ritorna ad essere viva”: con queste parole il MArTA presenta il nuovo entusiasmante progetto. Un progetto capace, in tempi del genere, di far rivivere la cultura e la memoria del passato anche a distanza. È quella “corrispondenza di amorosi sensi” capace di instaurarsi quando l’intelletto e il cuore imparano a riconoscere le orme dei passi di chi ha attraversato quella strada prima di noi – si legge nella presentazione del Museo. E su quella strada ha costruito imperi, destini personali, ha vissuto amori, gioie e dolori, esattamente come noi. Un vademecum gratuito delle esperienze che hanno segnato la civiltà dei popoli e che se guardassimo più da vicino racconterebbero le storie di ognuno di noi. Aperti virtualmente e in attesa di tornare alle persone, oggi diamo anima ai bit e alla comunicazione digitale creando quella corrispondenza tra passato, presente e futuro.
Il progetto di digitalizzazione
Della realizzazione del progetto si è occupata l’azienda di progettazione culturale Mediateur. L’azienda, infatti, ha realizzato la digitalizzazione delle sale e creato i virtual tour del percorso espositivo.
Si tratta, dunque, di un progetto di valorizzazione e didattica multimediale, basato sulla fotografia panoramica a 360 gradi (la cosiddetta fotografia “immersiva”) – dichiara l’azienda – , in cui il visitatore può osservare la totalità dell’ambiente che lo circonda. È uno strumento interattivo che offre la possibilità di muoversi in diversi punti di osservazione.
Il Tour Virtuale è accessibile, a seguito del pagamento di un biglietto simbolico, sul sito del MArTA, a questo link. Il pagamento avviene sotto forma di donazione, a partire da 5€. Come dichiarato da Museo, ogni contributo servirà ad uno scopo ben preciso: donare nuova vita a questa realtà e rendere il Museo Archeologico Nazionale di Taranto non solo un luogo in cui conservare, ma anche un luogo-humus in cui far nascere nuovi progetti e nuove tracce di storia, cultura e memoria.
Il Virtual Heritage Lab dell’ISPC e il Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino mettono online l’applicazione REDRASK – Beit el Wali, un puzzle 3D che permette di esplorare l’antico tempio nubiano di Beit el-Wali. E’ possibile esplorarlo da un qualsiasi dispositivo mobile, ricollocando al proprio posto alcuni frammenti dei disegni di una litografia del 1800 relativa al tempio.
Il puzzle 3D di “Ritorno al futuro”
Lo sviluppo dell’applicazione rientra all’interno del progetto di ricerca B.A.C.K. TO T.H.E. F.U.T.U.RE. – BIM Acquisition as Cultural Key TO Transfer Heritage of ancient Egypt For many Uses To many Users REplayed.
Il progetto, realizzato dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, ha vinto il bando “Metti in rete la tua idea di ricerca”, promosso da Compagnia di San Paolo e Politecnico di Torino. Il progetto che ha portato alla realizzazione del puzzle 3D ha coinvolto l’Università di Salamanca in Avila (Spagna) e la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.
Le istituzioni culturali europee possiedono un incredibile patrimonio tangibile, che spesso non può essere presentato al pubblico per motivi differenti, di spazio, di conservazione o per scelte espositive. L’obiettivo principale di B.A.C.K. TO T.H.E. F.U.T.U.R.E. è stato quello di rendere accessibili copie di artefatti che sono parte di collezioni museali ‘nascoste’, inserendole in un contesto virtuale e rendendole fruibili permanentemente non solo dagli studiosi ma anche da un pubblico più ampio. Il progetto ha pertanto definito una nuova metodologia in cui gli strumenti BIM (Building Information Modelling) sono stati utilizzati in maniera non convenzionale. Sono stati realizzati modelli 3D informati, per studiare e presentare gli oggetti museali e il patrimonio documentario. La metodologia è stata sviluppata e sperimentata su una collezione di 15 modelli architettonici lignei di inizio Ottocento, parte della collezione del Museo Egizio di Torino.
Il tempio di Beit el-Wali
Il sito di Beit el-Wali ospitava un piccolo tempio dell’epoca di Ramesse II, scavato nella roccia e dedicato ad Amon. Questo ha un cortile decorato da raffigurazioni di scene militari, che descrivono le campagne di Ramesse II contro la Libia, le terre asiatiche, l’Etiopia e Kush. Durante la successiva era copta, però, il tempio venne trasformato in luogo di culto cristiano. In origine era abbellito con colori sgargianti; alcuni calchi sono ora esposti presso il British Museum.
Il tempio fu preservato dalle inondazioni del Lago Nasser da un team di archeologi polacchi, il cui lavoro fu finanziato dal Oriental Institute of Chicago/Swiss Institute of Cairo Project. Attualmente si trova ad Assuan, nei pressi del tempio di Kalabsha, a sud dell’Alta Diga.
I modelli 3D dei templi dell’Antico Egitto e della Nubia
Nel sito web del progetto, oltre al puzzle 3D, è anche possibile esplorare i modelli 3D della collezione di maquettes del Museo Egizio.
Le maquettes, fabbricate in Egitto nell’Ottocento, rappresentano in miniatura monumenti dell’Egitto e della Nubia: templi, portali e un obelisco. La loro posizione lungo il fiume Nilo è segnata su una carta interattiva: i segnaposto blu indicano i monumenti spostati in altre parti dell’Egitto, mentre quelli colorati di giallo i templi rilocati in altri continenti.
La collezione del Museo Egizio di Torino
La collezione di modellini in legno si trova per lo più nei depositi del museo e solo in parte esposta. La serie comprende 14 templi e parti di essi (portali, propilei) e un obelisco. I modelli dei templi di Beit el-Wali, Tafa South e una parte del tempio di Dakka sono in mostra nella sala del tempio di Ellesiya/Sala Nubiana.
Queste riproduzioni di antiche architetture templari arrivarono a Torino alla fine del 1823, insieme ad altri oggetti raccolti da Bernardino Drovetti – all’epoca console generale di Francia in Egitto – durante la sua spedizione in Egitto e Nubia. Inizialmente, i modelli erano esposti nelle sale al piano terra del museo; successivamente, subirono molti spostamenti all’interno dello stesso negli anni a seguire. Infine, raggiunsero il loro recente alloggiamento nei depositi.
Ogni modello dà idea dell’architettura e delle proporzioni dei monumenti egizi rappresentati. I modelli, insieme ai molti disegni prodotti da J.J. Rifaud – scultore che accompagnò Drovetti nella spedizione – contribuiscono alla documentazione di un patrimonio in parte scomparso nella seconda metà del Novecento.
Lettere e documenti preziosi aiutano i ricercatori nella ricostruzione
Numerosi dettagli riguardanti le vicende della collezione e la sua composizione sono rimasti argomento di discussione a lungo e la paternità dei modelli è ancora da definire con certezza. Molti gli studi a riguardo, che forniscono indizi per l’attribuzione ad artisti diversi, fra i quali l’architetto Franz Christian Gau e lo scultore Jean-Jacques Rifaud.
Le indagini degli studiosi di B.A.C.K. TO. T.H.E. F.U.T.U.R.E. hanno portato al ritrovamento di alcuni documenti. In particolare, una lettera, scritta da Rifaud e mai inviata a Bernardino Drovetti, riporta […] avendomi ordinato di fare dalla prima fino alla seconda cataratta tutti i templi che si trovano a est e a ovest delle due rive […] e cita Torino come destinazione della collezione. Se Drovetti commissionò il lavoro a Rifaud, nel documento si parla anche di un altro artista, probabilmente incaricato dallo stesso scultore, per l’esecuzione dei modelli.
Restiamo, dunque, col fiato sospeso, aspettando di conoscere nuovi pezzi del puzzle che va a comporre la storia dell’Antico Egitto…
“I Musei si raccontano online”, è questo il titolo del primo di una serie di incontri che il Museo Nazionale Romano presenterà in digitale in collaborazione con la Direzione Generale Musei, che sarà trasmesso venerdì 13 Novembre alle ore 17:00.
L’evento si propone di raccontare il Sistema museale nazionale, rete dei musei italiani e di promuovere, così, il patrimonio culturale del nostro Paese.
Eventi dello stesso ciclo erano già stati ospitati dal Museo Nazionale Romano nella sede del Planetario delle terme di Diocleziano. A seguito dell’entrata in vigore delle recenti misure di sicurezza, gli eventi si sposteranno online e si potrà assistere comodamente da casa sul canale FacebookMuseitaliani.
Programma
L’evento sarà introdotto da Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano, e coordinato dal Direttore Generale Musei Massimo Osanna.
A seguito dell’introduzione parteciperanno:
Flaminia Gennari Santori, Direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma, uno dei musei con autonomia speciale del MiBACT con due diverse sedi espositive: Palazzo Barberini e Palazzo Corsini;
Marco Ciatti, Direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che si occupa di restauro e conservazione, di ricerca (organizzata intorno al Laboratorio scientifico) e di didattica, tramite la Scuola di Alta formazione e di Studio;
Domenico De Gaetano, Direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino che, dal 1992, si configura come Fondazione con lo scopo di promuovere attività di studio, ricerca e documentazione in materia di cinema, fotografia e immagine.
I tre Direttori presenteranno tre diverse realtà museali, con lo scopo di condividere le proprie esperienze e di compiere un passo in avanti per consentire ai musei italiani di operare nell’ottica di una nuova sinergia.
Al via il progetto di digitalizzazione dell’isola di San Giorgio per rendere eterno il patrimonio culturale di Venezia
Il progetto ARCHiVE ha organizzato la registrazione e digitalizzazione di tutta l’Isola di San Giorgio Maggiore nella sua interezza. Questo progetto innovativo ha visto la collaborazione della Fondazione Factum, un ente no-profit che si dedica alle tecnologie digitali per la conservazione del patrimonio culturale. Altre collaborazioni essenziali sono quelle con la Fondazione Giorgio Cini, con l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) e con Iconem. La registrazione dell’isola veneziana è stata fatta da un team della Fondazione Factum in dodici giorni, dal 6 al 17 luglio 2020. Il programma ha scansionato dieci ettari di isola, sfruttando diverse tecnologie, come la fotogrammetria aerea e terrestre e la registrazione LiDAR. Il progetto ARCHiVe è collegato alla Venice Time Machine dell’EPFL, e mira a contribuire in modo efficiente ed efficace alla conservazione del fragile patrimonio culturale di Venezia.
Un progetto che nasce dall’emergenza
Il nostro patrimonio culturale mondiale è minacciato. Va difeso non solo da saccheggi, dall’urbanizzazione e dal turismo di massa, ma anche dai cambiamenti climatici. Questi danneggiano e distruggono siti insostituibili, che incarnano la ricca diversità culturale dell’umanità.
Con l’alluvione del 2019 Venezia ha raggiunto livelli emergenziali mai visti prima d’ora e la paura è stata tanta. La città, che potrebbe essere inabitabile entro il 2100, richiedeva misure immediate. Il rischio di perdere un gioiello come Venezia e l’isola di San Giorgio è stato così forte che numerose eccellenze, quali la Fondazione Factum, la Fondazione Giorgio Cini, l’EPFL e Iconem, hanno deciso di documentare e conservare digitalmente l’isola di San Giorgio.
Ecco che la digitalizzazione di questi luoghi ne garantisce la conservazione e la visita virtuale, utile per l’esplorazione e lo studio. L’isola di San Giorgio e Venezia saranno quindi fruibili sia fisicamente che digitalmente.
Il Museo Archeologico di Taranto ha dato avvio alla creazione di un archivio digitale, nonché alla catalogazione e digitalizzazione di 40.000 reperti presenti nelle sale e nei depositi.
Tutto il patrimonio culturale in un click
L’archivio sarà completamente accessibile e fruibile in otto lingue diverse. I lavori sono diretti da Anna Maria Marras, responsabile del progetto. Il team è vario e composto da specialisti provenienti da vari settori: archeologi specializzati in ambito magno-greco, fotografi e informatici professionisti.
La creazione di un archivio accessibile a tutti dal proprio portatile o da mobile avvicina il MArTA ai grandi musei internazionali e incentiva sempre di più la ricerca nel campo archeologico. Ogni reperto sarà visibile nell’archivio e sarà corredato di foto e di accurate descrizioni, al fine di dare più informazioni a chiunque voglia approfondire.
Costruire un museo digitale: il progetto MArTA 3.0
La Direttrice del Museo Archeologico di Taranto Eva Degl’Innocenti conferma la sua ambizione e il suo desiderio di eccellenza. Questa operazione di digitalizzazione e catalogazione si inserisce, infatti, nel più ampio e articolato progetto MArTA 3.0: è stato fatto un vero e proprio restylingdel museo, basato su un’attenta strategia che punta tutto sul digitale. Nuovo logo, nuovo sito web, nuova area shop e nuova piattaforma digitale. Tratto distintivo del nuovo lettering è la M, che rievoca il tridente impugnato da Taras, simbolo di Taranto. Insomma, il MArTA pensa sempre in grande e solca nuove strade, cercando di rivoluzionare e migliorare la comunicazione e la fruizione. Si punta, quindi, non solo sulla partecipazione attiva e al pieno coinvolgimento del visitatore attraverso piattaforme digitali, ma anche all’inclusione. Alcuni esempi: contenuti accessibili in 8 lingue diverse, attività esperienziali, anche per disabili; il Fablab, laboratorio di artigianato digitale 3D, percorsi personalizzati in base al target (bambini, adulti, specialisti) e focus didattici su attività legate alla cultura, oreficeria e archeologia.
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