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DIETRO AL FASCISMO | La Difesa della Razza, uno strumento di propaganda

La Rivista Interlandiana

La Difesa della Razza era una rivista quindicinale, pubblicata il 6 agosto 1938 e diretta da Telesio Interlandi. Uomo da sempre aderente alle posizioni estreme del fascismo, era considerato il giornalista di fiducia del Duce, ricordato per la sua ferocia nelle campagne antisemite e razziste. La copertina del primo numero riportava la data del giorno precedente, il 5 agosto 1938. In quel giorno, il Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, emetteva quattro circolari riguardanti la diffusione della rivista, indirizzate ai rettori e ai direttori degli Istituti superiori, ai presidenti degli Istituti d’arte, al presidente della Giunta centrale per gli studi storici e ai presidenti delle accademie e delle associazioni culturali. L’8 agosto, la Commissione ministeriale per gli acquisti delle pubblicazioni varava l’acquisto e la distribuzione di mille copie.

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Copertina de La Difesa della Razza

I sostenitori della Rivista

La rivista non era solo sostenuta da Bottai ma anche da Dino Alfieri, Ministro della Cultura popolare e da Achille Starace, Segretario del Partito Nazionale Fascista. La rivista era rivolta ai ceti medi ed era stata pensata come vetrina del razzismo italiano, che avrebbe dovuto propagandare la superiorità della razza italiana in un momento focale della storia del fascismo, considerato che il 14 luglio 1938 era stato pubblicato il Manifesto degli scienziati razzisti.

La sede della redazione

Inizialmente la redazione della rivista era situata in Largo Cavalleggeri a Roma, per poi trovare, nel novembre del 1938, la sua sede definitiva a Palazzo Wedekind in Piazza Colonna. Questa sede era un punto importante, poiché crocevia di diversi simbolismi. Si ritrovava nel cuore della Roma degli Antonini e nei pressi della colonna di Marco Aurelio. Inoltre, le colonne del porticato provenivano dagli scavi archeologici di Veio. Da ciò, risulta ben chiaro come già la sola sede evocasse gli antichi fasti della romanità.

La prestigiosa sede della Rivista

Una grafica d’avanguardia

La rivista aveva una grafica curata e d’avanguardia, con una tiratura iniziale di circa 150.000 copie, distribuite nella quasi totalità dei casi a titolo gratuito con un prezzo di copertina basso, di appena una lira. Fondamentale risultava essere l’organicità della rivista, nel quadro della campagna razziale messa in atto dal fascismo. Ben presto però, il costo alto della tiratura, il basso prezzo di vendita e la prestigiosa sede porteranno i costi di produzione alle stelle, producendo saldi passivi coperti dal Ministero della Cultura Popolare. Nel secondo semestre del 1940 la tiratura si ridusse, attestandosi a circa 20.000 copie, ma il saldo passivo continuava ad essere alto. Così, a partire dal 1º dicembre 1940, Mussolini incaricava il ministero di ridurre le spese e, con i nuovi accordi, la gestione della rivista veniva direttamente assunta dall’Istituto di arti grafiche Tumminelli e il numero delle pagine veniva ridotto.

Alcune copertine de La Difesa della Razza

Lo strumento del regime

La Difesa della Razza rimase in vita durante gli anni della guerra, rappresentando un ausilio importante e strategico per la propaganda di regime. Cessò le pubblicazioni con la caduta del fascismo nel giugno-luglio del 1943. I membri più importanti del comitato di redazione furono Guido Landra, Lidio Cipriani, Lino Businco, Leone Franzì e Marcello Ricci, che esaltavano lo stretto legame esistente tra la genesi della rivista e le vicende del Manifesto della Razza del 14 luglio 1938.

Il Manifesto della Razza, 14 luglio 1938

Scienza, Documentazione e Politica

La Difesa della Razza era caratterizzata dall’uso spregiudicato delle immagini, rivolte sempre a contrapporre la razza ariana a quelle “imbastardite”. Si articolava in tre sezioni, di cui la prima incentrata sulla Scienza: «Dimostreremo che la scienza è con noi; perché noi siamo con la vita e la scienza non è che la sistemazione di concetti e di nozioni nascenti dal perenne fluire della vita dell’uomo». Alla Scienza seguiva la Documentazione, tesa a dimostrare «quali sono le forze che si oppongono all’affermazione d’un razzismo italiano, perché si oppongono, da chi sono mosse, che cosa valgono, come possono esser distrutte e come saranno distrutte». Infine, la Polemica, ovvero la battaglia «contro le menzogne, le insinuazioni, le deformazioni, le falsità, le stupidità che accompagneranno questa affermazione fascista dell’orgoglio razziale».

Per Interlandi la polemica sarà il “sale nel pane della scienza, quindicinalmente spezzato”.