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NEWS | Stanziato un miliardo di euro per la Cultura

La chiusura di teatri, cinema e musei ha causato una crisi dalla doppia faccia sul piano economico e culturale. Indubbiamente quello della Cultura è stato il settore più profondamente colpito dalla pandemia: alla già precaria possibilità in questo mondo informatizzato di attirare pubblico, si è aggiunta l’impossibilità pratica. Ebbene, arrivano buone notizie (e finalmente ci verrebbe da dire)! Il decreto legge Sostegni stanzia oltre un miliardo di euro per sostenere il settore culturale.

  • 2400 euro per tutti i lavoratori dello spettacolo (reddito inferiore ai 35.000 euro ed un minimo di sette giornate lavorative; reddito inferiore ai 75.000 euro con un minimo di trenta giornate lavorative);
  • 80 milioni di euro destinati al sostegno dei musei statali;
  • 200 milioni di euro al fondo di parte corrente per il sostegno del cinema e dello spettacolo;
  • 120 milioni di euro al fondo per il sostegno delle imprese e delle istituzioni culturali.

Ma c’è di più: la quota parte degli 11 miliardi di euro stanziati a favore delle partite IVA destinata ad operatori e lavoratori autonomi del settore e la proroga delle varie forme di cassa integrazione che andranno a sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti del settore culturale e dello spettacolo. Oltre un miliardo, dunque, da investire nella Cultura, che altro non è che espressione della nostra identità!

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Il “Teatro Rosso” in Piemonte
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NEWS | Carta di Catania, chiarezza sul decreto rivoluzionario

Lunedì 21 dicembre 2020, alle ore 15:30, l’Università di Catania curerà un seminario in merito al nuovo decreto. “La Carta di Catania. Nuove prospettive per la fruizione dei Beni Culturali” si svolgerà online sulla piattaforma Microsoft Teams; il codice di accesso è 4pjyra9.

Carta di Catania

Carta di Catania o carta straccia?

La Carta di Catania è un provvedimento che concede il prestito a pagamento dei beni nei depositi dei musei dell’isola; gli inventari saranno compilati non solo da esperti catalogatori, ma anche da studenti universitari e volontari. Il decreto è stato voluto dall’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, e dalla Soprintendente di Catania, Rosalba Panvini, che interverrà durante il seminario. 

I Beni a cui si fa riferimento nella Carta sono quelli confiscati, quelli donati o consegnati spontaneamente, quelli di più vecchia acquisizione e, in generale, quelli deprivati di ogni riferimento al loro contesto di appartenenza. Nonostante questa precisazione fondamentale da parte dei firmatari, molte sono state le critiche dei giorni successivi all’emanazione; i deputati del Movimento 5 Stelle hanno richiesto il ritiro immediato del decreto al governatore Musumeci:

“Il decreto dell’assessore Samonà merita di diventare carta straccia e di farlo in tempi brevissimi. Le opere d’arte rischiano la distruzione, altro che valorizzazione. Si tratta di un attentato ai beni culturali appartenenti alla regione Siciliana. Nessuno – concludono i deputati – è contrario alla valorizzazione dei depositi, che possono e devono essere valorizzati anche senza fare uscire le opere. Sarebbe utile far sì che venga finalmente catalogato tutto e che le opere culturali vengano valorizzate non dandole in affitto a terzi, ma rimpolpando le mostre e gli spazi espositivi esistenti ed eventualmente investendo nella realizzazione e nel recupero di nuovi spazi”.

Il seminario, condotto dagli artefici e da altri studiosi molto competenti in materia, non potrà far altro che chiarezza sulla situazione.

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NEWS | Fava contro la Carta di Catania e i “magazzini da sbarazzare”

Claudio Fava si è espresso in merito alla Carta di Catania, il nuovo decreto firmato da Alberto Samonà, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Ecco le parole di Fava:

Fava“Ancora una volta dobbiamo registrare come il luogo comune che considera i depositi dei siti museali come semplici magazzini sia duro a morire. Preoccupa molto che questa visione sia portata avanti dall’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana che, con un provvedimento del 30 novembre, rende disponibili all’uso privato i materiali conservati nei depositi dei musei regionali. Una scelta pericolosa ed avventata. In questo siamo confortati dalle preoccupazioni espresse dal mondo accademico e in particolare contenute in un dettagliato intervento del professore Salvatore Settis.
Preoccupa, in particolar modo, la superficialità con cui ci si approccia ai beni in deposito come se si trattasse di vecchie cantine da “sbarazzare” e dei bene ivi contenuti trattati a modo di cianfrusaglie impolverate. In realtà i depositi sono inestimabili scrigni per le attività di ricerca e di studio, attività che rischierebbero di venir meno con una parcellizzazione dei reperti. Per tacere dei rischi connessi all’esposizione dei reperti in siti non sicuri.
Infine ci pare azzardato assegnare a tirocinanti universitari il compito di stilare gli elenchi dei beni da poter mettere a bando. La valorizzazione del nostro patrimonio non può passare da improvvisazioni né da una mercificazione dello stesso ma da un investimento in ricerca. Chiediamo all’assessore regionale di ritirare il bando e la delibera e di impegnarsi per garantire il massimo sostegno alle attività dei poli museali della nostra regione. Per questo motivo ho indirizzato due lettere: la prima al presidente della V commissione dell’ARS affinché si calendarizzi una approfondita discussione sulla materia, l’altra al ministro Franceschini affinché, pur nel rispetto dell’autonomia regionale, possa intervenire sulla vicenda”.

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NEWS | Sicilia, la rivoluzionaria Carta di Catania “libera” i beni culturali dai depositi

Una svolta importante per tutti gli oggetti rimasti chiusi nei depositi polverosi dei musei, degli uffici della soprintendenza o dei laboratori di ricerca.

La Carta di Catania, Il nuovo decreto firmato da Alberto Samonà

Quante volte abbiamo pensato “che spreco!”, guardando scaffali pieni di reperti antichi, con un valore storico o artistico così evidente da pensare che fosse un peccato vederli lasciati dietro le quinte, lontani dagli occhi affascinati dei visitatori di musei e parchi archeologici? Probabilmente lo avrà pensato almeno una volta anche Alberto Samonà, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, che ha fortemente voluto questo nuovo decreto che riguarda proprio i Beni Culturali che giacciono nei depositi. La Carta di Catania, autorizza Soprintendenze, Parchi archeologici, Musei, Gallerie e Biblioteche a concedere in uso per la valorizzazione e la pubblica fruizione il cospicuo patrimonio in giacenza nei depositi.

Il decreto, voluto dall’assessore Samonà, va ascritto all’impegno della Soprintendente dei Beni Culturali di Catania, Rosalba Panvini che, in linea con i contenuti del decreto, ha già aperto i caveau della Regione per esporre nella Sala Pinacoteca del Museo Diocesano di Catania le importanti raccolte Urzì e Nicolosi.

I beni a cui si fa riferimento nella “Carta di Catania” sono quelli acquisiti per confisca, quelli donati o consegnati spontaneamente, quelli di più vecchia acquisizione per i quali sia stata smarrita la documentazione e, in generale, quelli deprivati di ogni riferimento al loro contesto di appartenenza.

Un intervento rivoluzionario, grazie al quale migliaia di beni culturali, spesso non inventariati e conservati nei depositi dei musei e degli altri luoghi della cultura regionali, potranno essere finalmente esposti e fruiti da tutti.”  

Una grande opportunità per studenti e giovani professionisti nei Beni Culturali

Gli istituti periferici della Regione dovranno ora impegnarsi a stilare degli elenchi di beni, suddivisi in relazione alle loro caratteristiche storico-culturali o tipologiche.

In questa operazione potranno inserirsi studenti universitari in discipline connesse alla conservazione dei beni culturali, che opereranno in regime di tirocinio formativo.

Infine, “La Carta di Catania – evidenzia l’assessore Samonà – offrirà nuove opportunità ai giovani professionisti che saranno chiamati a lavorare da esterni a fianco dell’amministrazione e dei privati per rendere possibile l’attuazione dei progetti di concessione in uso dei beni richiesti”.