DAD

News

SPECIALE COVID | Studiare Archeologia da fuori sede: il pensiero di Gerlando Dario Fiaccabrino della Sapienza di Roma

Il pensiero degli studenti fuori sede cade spesso nel dimenticatoio in questo difficile periodo, anche quando, raramente, il Governo si ricorda delle Università e dei suoi studenti. Lo studente fuori sede ha dovuto affrontare problemi nuovi con il Covid, non soltanto di natura pratica e logistica: affitti, tasse, borse di studio, ma anche altro. Nessuno può testimoniare meglio di uno studente di Archeologia fuori sede quanto la DAD abbia dato e tolto: ha diminuito le distanze con la famiglia, ma ha allontanato da scavi e laboratori. Un interessante punto di vista a riguardo è offerto da Gerlando Dario Fiaccabrino, studente triennale che, partendo da Agrigento tre anni fa, ha deciso di intraprendere il Corso di Scienze Archeologiche alla Sapienza di Roma.

Essere uno studente fuori sede non è facile, né piacevole, porta ad allontanarti da ciò che ami. Luoghi in cui sei nato e cresciuto, affetti personali: sei costretto a lasciare tutto nella speranza di poterti ricongiungere con essi il prima possibile. Ma esiste qualcosa che mi ha dato la forza di staccarmi dalla mia Sicilia: la passione per l’archeologia. Essa mi ha portato fino a Roma, dove ho avuto la possibilità, tramite laboratori ed esperienze di scavo, di toccare con mano quello che ho letto sui libri, di vivere una storia che parla attraverso la cultura materiale. È sullo studio di quest’ultima che l’archeologia moderna si fonda: è quindi indispensabile per un aspirante archeologo, secondo il mio parere, l’esperienza sul campo che a causa della pandemia è venuta meno. Nonostante la distanza da casa si facesse sempre sentire, amavo la mia nuova vita a Roma. Mi è stata però sottratta dall’emergenza Covid che, come è noto, tra le tante cose, ha portato a sospendere tutto il necessario per la formazione di un archeologo. La DAD, per quanto utile, non può di certo colmare tal vuoto. Mi chiedo se sarà possibile recuperare in futuro le esperienze che avrei dovuto fare quest’anno, se ciò non inciderà sulla mia formazione. Mi domando quando potrò tornare a studiare i reperti e ad emozionarmi osservandoli. Se pur, dunque, la situazione attuale mi abbia permesso di tornare a casa e di stare con la mia famiglia, rimpiango il tempo in cui potevo studiare nei musei o partecipare a scavi archeologici. Rimpiango, per certi versi, anche il sentimento di lontananza da casa, che però sono pronto a sopportare pur di far ciò che amo: vivere l’archeologia“.

News

SPECIALE COVID | Studiare Archeologia oggi: il racconto di Danielenrico Moschetti dell’Università Federico II di Napoli

La speranza per superare le difficoltà. Un pensiero, anzi una convinzione, che unisce tanti studenti italiani in questo strano, drammatico anno di pandemia che ha colpito tutti. Si, perché l’altra opzione sarebbe rassegnarsi e iniziare a vedere tutto più nero di quanto già non sia. Opzione che la maggior parte degli studenti e giovani laureati che sognano una carriera accademica, come Danielenrico Moschetti, studente magistrale in Etruscologia e Antichità italiche all’Università degli Studi di Napoli Federico II, pare non abbiano mai preso in considerazione; almeno loro. Innumerevoli le difficoltà da affrontare. Di una di queste sentiamo parlare ogni giorno e si traduce con una parola: DAD. Ma non è solo la didattica a distanza ad aver creato guai. A voler andare a fondo nella vita di ogni studente, nel percorso di studi di ognuno e nelle vita accademica, ci si rende conto della varietà di problematiche che l’emergenza da Covid-19 ha causato. Moschetti, con una sua riflessione, ad esempio, ci offre un interessante punto di vista sulla situazione degli studenti di archeologia.

“La pandemia dovuta al Covid-19 ha bloccato la “normalità” di tutti, ha sconvolto in pieno qualsiasi routine, colpendo anche quella degli studenti di archeologia, disciplina che proprio per i suoi obbiettivi richiede la possibilità di muoversi, visitare luoghi, lavorare in gruppo. Proprio per questo noi studenti di archeologia ci siamo visti, per cause di forza maggiore, sottratti tutti i mezzi con cui portavamo avanti la nostra passione e i nostri studi.      Il più evidente esempio di queste difficoltà è stata la problematica della laurea a distanza, il sogno di ogni studente universitario è varcare la soglia dell’aula magna e poter discutere nella propria università il frutto del proprio lavoro, con la commissione che ti ascolta e partecipa al dibattito, purtroppo io sono stato uno dei tanti che questa emozione non l’ha potuta vivere, certo laurearsi è sempre un traguardo, ma così è sembrato quasi uno dei tanti esami sostenuti in DAD.  Per non parlare poi dell’impossibilità di recarsi in musei, biblioteche e magazzini, luoghi vitali per la ricerca e lo studio, anche per affrontare lezioni e approfondimenti sui reperti, efficaci solo nei musei. Inoltre, tanti studenti che come me stavano portando a termine progetti di tesi sperimentali, che richiedevano di recarsi nei luoghi dei loro contesti e materiali archeologici, e invece si sono ritrovati a dover sopperire alle varie limitazioni della mobilità come meglio potevano, per poter portare a termine i loro studi sui reperti “a distanza”. Ma forse la ferita più grande per tutti gli studenti di archeologia è l’impossibilità di vivere i laboratori didattici su scavi e nei musei, perdendo così una parte fondamentale della propria formazione o addirittura come nel mio caso, oltre a perdere parte della propria formazione si perdono anche ore utili a cumulare l’esperienza necessaria secondo le norme ministeriali per iscriversi alla terza fascia di archeologi in seguito al conseguimento della laurea triennale, ma il mio pensiero è rivolto soprattutto a tutti i nuovi studenti che purtroppo ancora non hanno potuto vivere questa fondamentale ed emozionante esperienza. Spero e non ne dubito che davanti a noi ci sia un futuro di studio e ricerca, che non fa altro che aspettarci.”

studenti di archeologia
Porta di Massa, sede Dipartimento di studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II.
News

NEWS | I grandi classici del Rinascimento per tutti: gli Uffizi in DAD

“Forza scuole – Arrivano gli Uffizi”, questo il titolo del nuovo progetto delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Infatti, la didattica a distanza DAD è ormai il pane quotidiano di tutti gli studenti italiani, per loro il museo proporrà delle lezioni gratuite sui grandi capolavori rinascimentali

Il Dipartimento per l’Educazione degli Uffizi promulgherà lezioni di 45 minuti per le scuole primarie e secondarie di I grado. Le protagoniste saranno ovviamente le più importanti opere conservate nelle Gallerie.

Per usufruire di questa opportunità basterà inviare un’email a gauff.scuolagiovani@beniculturali.it, indicando nome, cognome, telefono e email dell’insegnante referente, scuola e classe.

“La nostra volontà è quella di variare la routine della DAD con contenuti stimolanti. Adatti a creare, in sinergia con i docenti, un percorso di didattica digitale integrata che apra alla conoscenza e alla pratica di nuove modalità di apprendimento, da sviluppare sia al museo che anche su piattaforma digitale”. Spiega Silvia Mascalchi, Coordinatrice del Dipartimento per l’Educazione delle Gallerie degli Uffizi. 

Grafica del progetto “Forza scuole – Arrivano gli Uffizi”

I format di Forza Scuole – Arrivano gli Uffizi 

Le lezioni verranno trasmesse sulla piattaforma Google Meet dal 16 marzo all’11 giugno dalle Gallerie degli Uffizi e seguiranno tre diversi Format.

Il primo format è per le scuole primarie e riguarda “Lo Scrigno del Principe”: oltre a raccontare le storie e le personalità della famiglia Medici, si spiegherà ai giovani alunni il giusto comportamento in un museo. Inoltre si parlerà dei concetti di opera d’arte, unicità ed eredità, mostrando gli spazi e le opere delle Gallerie.

Sempre per la scuola primaria, il secondo format tratterà di “La Reggia delle Meraviglie”: i bambini conosceranno la storia di Palazzo Pitti, delle collezioni e delle famiglie reali che vi hanno vissuto fino al Novecento. Per di più sarà possibile passeggiare virtualmente tra i suoi tesori e nel Giardino di Boboli.

Giardino di Boboli – Palazzo Pitti

 

 

 

Il terzo ed ultimo format è dedicato alla scuola secondaria di I grado, l’argomento? “Il Rinascimento nei Capolavori degli Uffizi”! Infatti sarà una vera e propria avventura alla scoperta dei capolavori del museo fiorentino, quelle opere che lo rendono il più importante museo rinascimentale in Italia. 

Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1458 ca., Gallerie degli Uffizi, Firenze

 

 

 

 

News

STUDENTI | “La didattica nell’era del Covid-19”, il workshop delle università siciliane

Il 25 marzo 2021, alle ore 14:30, si terrà un workshop online sulla piattaforma Teams a cura del Piano Nazionale Lauree Scientifiche, Chimica, con le università sicilianeSaranno presenti al Convegno una delegazione di professori e studenti dell’Università di Messina

Ad aprire il workshop sarà Marco Centorrino, Professore associato di sociologia al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, che parlerà di aspetti sociologici della didattica in era Covid, seguirà un contributo di “Federchimica” su un progetto PCTO in digitale, esempio della conversione in DAD dell’orientamento alla Chimica.

Infine interverranno due studentesse di Scienze dell’Informazione: comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche dell’Università di Messina, Martina Maricchiolo e Fiamma Calarco. Il contributo si concentrerà su alcuni cambiamenti che gli studenti hanno riscontrato affrontando il passaggio dal liceo all’università in DAD, mettendone in luce i lati positivi e negativi

Di seguito il programma del Convegno. 

News

STUDENTI | Lettera di una studentessa del DiCAM (UNIME)

Lunedì, 15 Marzo 2021

Sveglia alle 7:00, un lunedì mattina che sa di arancione; no, non faccio riferimento ai fiori, al polline, ai raggi caldi del sole primaverile.
Arancione è il colore che prende una zona che sa di restrizioni già sentite e risentite.
Esattamente come un anno fa, con troppe perdite alle spalle ed un domani totalmente incerto.
Nel mezzo di questo lasso di tempo in cui il mondo si è fermato in pochi hanno dato rilevanza a quanto tutto ciò possa aver influito sulla psiche.
Ho vent’anni, ventuno tra due settimane.
Non sono mai stata eccessivamente produttiva, devo ammetterlo, ma mi colmavo di piccole cose: dei doveri essenziali, e dei piaceri.
Ho perso la possibilità di godermi il primo anno di università, di arrivare in ritardo alle lezioni o lasciarne qualcuna in anticipo, di alzare la mano e guardare negli occhi i miei docenti mentre formulo una domanda.

La DAD non mi soddisfa, per quanto efficiente possa essere il servizio prestato, per quanto i docenti stessi si sforzino di renderla meno meccanica di quel che è; perché umana, spontanea, non può definirsi.
Questo, insieme a molti altri aspetti che hanno caratterizzato quest’anno, ha contribuito ad instaurare in me un profondo stato d’ansia.
Alle radici vi è indubbiamente un fatto che nulla ha a che vedere con quarantena, covid19 e restrizioni: viviamo in un mondo in cui a vent’anni devi rincorrere il tempo per sentirti realizzato.
È andato perso oramai il piacere dello studio, dell’appropriarsi della cultura non per un obbligo bensì per appagamento personale.
Studia, fai in fretta, datti gli esami, passa l’OFA, guadagna crediti, che altrimenti non ti laurei in tempo!
E allora vai fuori corso, e se vai fuori corso perdi punti, se perdi punti hai meno probabilità di un buon voto alla laurea, e se non ottieni un buon voto alla laurea finisci in basso nelle scelte per un posto di lavoro.

Perché si sa che, ad oggi, va premiato chi corre all’impazzata perdendosi nel mentre pezzi di vita, anziché chi segue il proprio tempo senza rischiare di cadere.
Ed è vero che nella vita si cade e ci si rialza, centinaia di volte, ma tutti temiamo un giorno di non avere più la forza di reggerci sulle proprie gambe.
E cosa temiamo ancor più? Di sentirci dire ‘’per così poco, per un po’ di studio, non stai facendo niente dell’altro mondo, molti altri lo fanno!’’
Lo studente universitario passa i propri anni di studio a sentirsi dire ‘’hai visto **? Si è già laureato, come ha fatto? Come mai tu devi ancora darti le materie del primo anno?’’ ‘’Forse, se non riesci a passare quella materia, la facoltà non fa per te’’, ‘’forse non sei portato per lo studio, peccato che per trovare lavoro bisogna avere la laurea’’; e proprio qui volevo arrivare.
Prendere una laurea è divenuto un obbligo dettato dalla necessità di trovare un lavoro, quando in realtà dovrebbe trattarsi niente più e niente meno del profondo desiderio di approfondire quelli che sono i propri interessi e acquisire conoscenze più approfondite per quelle che sono le ambizioni per il futuro.

Invece no, niente affatto! Corri, che devi prendere la laurea in una facoltà che hai scelto perché offre più sbocchi lavorativi, lasciati nel mentre alle spalle la facoltà di psicologia che tanto sentivi tua ma che non ti avrebbe permesso un posto di lavoro in poco tempo; lasciati alle spalle le passioni e pensa agli obblighi, agli obblighi, agli obblighi.
Altrimenti non lavori, non ti sposi, non hai una macchina tua e non puoi comprare casa, e i genitori non sono eterni, e chi ti campa?
Corri, dannazione, corri, che se sei nato in questo trentennio non c’è nulla che ti aspetta la fuori, a meno che tu non sappia cantare, ballare, vendere prodotti tramite storie Instagram o cercare l’amore della tua vita a uomini e donne.
Non perdere neanche un anno, che altrimenti ti invalida, se ne perdi due ancor peggio.
Prendi la licenzia media, che tanto non ti serve, hai bisogno del diploma.

Ah, hai preso il diploma? Ma con quanto sei uscito? Non sei arrivato al 100, nonostante i punti bonus? Ah, va bene, tanto ti serve la laurea, è quello che conta.
Altrimenti non trovi lavoro, e se lo trovi sei sottopagato, messo in prova, con contratto a scadenza trimestrale, precario come una foglia poggiata sull’asfalto in pieno autunno.
Arrenditi alla consapevolezza di essere costante preda dei venti, di doverti scansare dalle suole di chi ce l’ha fatta e non ti vede mentre rischia di calpestarti, dalla vecchia generazione che ti squadra con sdegno e disprezzo perché loro a vent’anni erano imprenditori e tu guardati, sei niente, niente, niente.

Allora zitto che si parte da zero, accontentati degli orari lunghi di lavoro e la paga bassa, e se sei donna ancor peggio, e se sei donna assicurati che il titolare non rimanga con te da solo che molti uniscono l’utile al dilettevole e tanto sei in prova, se non ci stai puoi anche andar via.
Perché sei giovane, senza esperienza. Chi ti prende? Zitta, zitto, non lamentatevi, voi giovani d’oggi, impossibili da accontentare. Volete tutto, volete troppo.
Ci avete tolto tutto, ci avete tolto troppo. Possiamo solo correre, cadere, sperare di rialzarci e piangere per chi invece a rialzarsi non ce la fa e rimane indietro, se ne va perché fa schifo il mondo che ci avete lasciato in mano.
Solo ansia, panico, il respiro corto, i pianti, l’emicrania, l’inquinamento, i debiti, un governo precario, un virus che non sapete gestire e limitare, corruzione, delinquenza, abusi di potere, disparità, disuguaglianza.
Che ingrati, noi giovani d’oggi, che vorremmo soltanto vivere la nostra età e ci rimane in bocca l’amaro, l’insoddisfazione, mentre sbracciamo per affogare nella realtà in cui ci avete lasciati.

Lidia Naccari