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Approfondimento

UCRAINA | Uomini soli al comando: Putin come Hitler?

La storia è piena di uomini soli al comando fin dai tempi della fondazione di Roma. Uomini soli che hanno perseguito un fine, alcuni giusto, altri sbagliato, e che hanno portato alla distruzione e al dolore. Oggi ci sono i social che ci raccontano la guerra, sviscerano motivi e posizioni, ma chi è per la pace non può parteggiare per nessuno degli attori in campo, chi è per la pace deve solo perseguire un fine, la conclusione delle ostilità senza condizioni, a prescindere che il tiranno della situazione si chiami Adolf Hitler o Vladimir Putin

 
Uomini a confronto

Proprio questi sono i personaggi del momento, paragonati a suon di immagini sui social, ma cosa hanno veramente in comune i due personaggi, quali sono le cose che li differenziano in maniera netta ed inequivocabile?

Di sicuro la carriera militare e la gavetta nel sottobosco politico e dei servizi segreti del giovane Adolf assomiglia (ma non troppo) a quella del giovane Putin , cosi come il carisma e la gestualità del corpo. Il fhurer, ovviamente, lo conosciamo durante i suoi discorsi con movimenti coinvolgenti che attiravano l’attenzione e rapivano le emozioni di chi lo ascoltava. Putin, invece, lo vediamo sempre alla scrivania in posizione rilassata, appoggiato alla spalliera come per dire: “sono a casa mia” , uno sguardo fulminante che intimorisce i funzionari e li porta a dire ciò che lui vuole che si dica.

uomini soli

 

Ma la domanda è: perché questi due uomini sono arrivati al potere in modo quasi indolore?

Perché da sempre l’uomo ha bisogno di essere governato e quando si trova in difficoltà strizza sempre l’occhio a chi promette di risolvere i suoi problemi. E se costui dimostra che quei problemi sono anche i suoi il primo passo verso il potere è fatto, ma il gioco si completa nel momento in cui la colpa di questi problemi viene data a un fattore esterno: per Hitler erano gli ebrei; per Putin il mondo occidentale.

Il 5 novembre del 1937 Adolf Hitler riunisce i suoi generali e dice loro che la Nazione ha bisogno di spazio vitale e la sua espansione può realizzarsi solo attraversando il cuore dell’Europa. Obiettivi: Austria e Cecoslovacchia. Solo alla loro conquista ci si potrà rivolgere alla Polonia e al granaio russo dell’Ucraina.

Una storia che ci ricorda qualcosa…

 

putin hitler
Hitler durante una spedizione

 

Una sicurezza di sè ai limiti della megalomania

Putin e Hitler sono stati in grado di distinguersi dalla massa, prendendo il potere con sicurezza e credendo in se stessi al limite della megalomania.

Hitler con frasi, concetti ed espressioni che oggi sembrano insensate ma che all’epoca erano di un effetto devastante, come per esempio: “cammino con la sicurezza di un sonnambulo verso il mio destino”. Putin invece è più diretto, ama il presenzialismo, la cultura del fisico perfetto. Sono sempre frequenti le cerimonie in cui rende onore ai caduti sotto la pioggia e il vento, senza riparo o, come spesso è accaduto, partecipa a gare di Judo di cui è cintura nera o va a cavallo a torso nudo.

Entrambi i nostri attori conoscono l’importanza dell’immagine e la potenza del simbolo, ma Hitler punta tutto sulla svastica, Putin sempre su sé stesso e sul proprio sguardo di ghiaccio.

putin hitler

Il nazionalismo di Hitler e quello di Putin

La supremazia Hitleriana nel campo propagandistico è netta e incontrovertibile, non fosse altro che per la presenza di un personaggio come Goebbels, un altro criminale da cui quasi tutto il mondo ha preso spunti per la propaganda.

Il nazionalismo di Hitler persegue un obiettivo ben preciso: la pace nazista, estesa a tutto il mondo con la supremazia della razza ariana. Pace che come abbiamo visto nel discorso ai suoi generali, servì da paravento a due questioni fondamentali: economica e sociale.

Putin ha una visione ben più ristretta, il suo nazionalismo punta si sull’orgoglio di un popolo, ma entro i confini della Russia zarista. Bisogna poi aggiungere una terza questione, oltre quella economica e sociale, deve cioè fare i conti con i dissensi e preservare gli interessi degli oligarchi ricchi e della mafia russa, con cui ha stretto accordi da giovane funzionario del kgb prima e da primo ministro dopo. Un nazionalismo che con Putin non sfocia nella supremazia di una razza e nel folle sterminio di massa.

Putin, per arrivare dove si trova adesso, ha certo beneficiato di una maggiore formazione politica di stampo sovietico, dove tutto è un accordo con tutti dove il preservare gli interessi di pochi e potenti oligarchi serve a mantenere il potere. Hitler non ha avuto una formazione politica derivante da una scuola, ma la politica e i suoi seguaci sono cresciuti con lui, la sua impostazione militare ha fatto si che si circondasse di gente come  GöringHessvon RibbentropKeitel,  DönitzRaederSchirachSauckel, tutti fortunatamente finiti a Norimberga, ma che hanno costituito le fondamenta che hanno permesso ad Hitler di fare ciò che ha fatto. Siamo sicuri che Putin sia circondato da gente affidabile e criminale come lo erano costoro? Criminale può darsi, ma sull’affidabilità il poeta ha più di un dubbio.
Ecco dove sta la differenza maggiore, quella più incontestabile

Hitler si considera un Dio in terra, lui è la legge. Ma, mette davanti a tutto un progetto più grande e come simbolo la svastica (simbolo di provenienza celtica e religiosa), e questo ha fatto sì che il nazismo si identificasse con la Germania nettamente più compatta della Federazione Russa di oggi.

Putin è un autocrate che sta giocando a Risiko, ha fatto del capitalismo economico di pochi oligarchi e della mafia russa un centro di potere nel quale pensa di sentirsi al sicuro, si nasconde dietro la maschera dell’orgoglio russo, uno a cui non è mai stato dato ascolto, a cui però senza giustificare le azioni attuali e quelle passate è stato messo un fucile in mano. Però se similitudini ci sono, sembra che Putin sia quasi più vicino a Benito Mussolini che ad Adolf Hitler.

putin hitler

Le similitudini lasciano pian piano molto più spazio alle differenze tra i due

Questa non è solo l’evidenza di certi fatti, ma soprattutto la speranza di una conclusione diversa rispetto a quella voluta da Adolf Hitler sia perché oggi il mondo ha una percezione diversa di ciò che successe durante la seconda guerra mondiale, ma soprattutto perché questo sarebbe l’ultimo atto della nostra permanenza su questa terra.

I due fortunatamente si assomigliano poco, ma siccome a noi piace porci degli interrogativi, nel buio della notte ci chiedeiamo, ma se Hitler avesse avuto a disposizione un armamento nucleare, vedendosi perso ed accerchiato avrebbe ceduto al classico muoia sansone con tutti i filistei? Un dubbio che fortunatamente non ci toglieremo mai.

News

UCRAINA | Crescono i dialoghi ma anche le vittime

Sedicesimo giorno di conflitto. Sono stati tanti i confronti avuti nell’ultimo giorno, in particolar modo quello tenutosi in Turchia tra Russia e Ucraina, ma non solo. Anche la Cina si è aperta al dialogo con l’Italia, nonostante un acceso botta e risposta con gli Stati Uniti. Nel frattempo, però, il territorio ucraino continua ad essere teatro di sanguinosi attacchi.

Botta e risposta tra Stati Uniti e Cina

Secondo quanto riportato dalla Cnn, la Segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, ha avvertito tutti quei paesi che non vogliono rispettare le sanzioni, compresa la Cina.  “Se la Cina, come ogni altro Paese, non rispetterà le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni verso la Russia pagherà un prezzo alto“. Poi continua: “l’amministrazione Biden è pronta a impedire alla Cina di ottenere apparecchiature e software americani o europei necessari a produrre semiconduttori“. 

Non è mancata la risposta di Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese: “Quando gestiscono le relazioni con la Russia, gli Stati Uniti non dovrebbero imporre le cosiddette sanzioni e la giurisdizione a lungo raggio su società e individui cinesi, e non dovrebbero danneggiare i diritti e gli interessi legittimi della Cina, altrimenti la Cina darà una risposta risoluta e decisa“.

Zhao Lijian, Portavoce del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese 

Incontro Di Maio-Li

Nella giornata di ieri, però, la Cina ha anche dialogato con l’Italia

Tramite una videochiamata, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo cinese Wang Yi si sono confrontati sullo sviluppo della guerra di Ucraina. “Con il collega Wang Yi abbiamo concordato sforzi congiunti per un percorso di pace. Ribadito che il coordinamento della comunità internazionale è l’unica via per raggiungere una soluzione diplomatica. Ho espresso ferma condanna per l’aggressione russa e ribadito sostegno al popolo ucraino”. Ha detto Di Maio su Twitter, al termine della videochiamata. 

Luigi Di Maio

Colloqui Russia-Ucraina in Turchia

Argomento di nicchia è stato il quarto round di colloqui tra Russia e Ucraina, avuto luogo ad Antalya (Turchia) tra Sergei Lavrov e la controparte ucraina Dmytro Kuleba.

L’incontro si è tenuto alle 10:45 ora locale (8:45 in Italia) e non ha portato a grandissimi risultati. “Non abbiamo fatto progressi sul cessate il fuoco, nonostante io abbia fatto del mio meglio per trovare una soluzione diplomatica. Abbiamo affrontato la questione del cessate il fuoco di 24 ore per ragioni umanitarie. Non abbiamo fatto progressi su questo, purtroppo. Sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia “. Ha detto Kuleba, che apre al futuro: “Sono pronto a incontrare nuovamente Lavrov se ci saranno prospettive concrete”.

D’altro canto, Lavrov fa sapere “Siamo per la soluzione dei problemi ma abbiamo avuto la conferma che non abbiamo alternative. Le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina potrebbero spargersi attraverso l’Europa. Sono pericolose. Vogliamo che l’Ucraina sia neutrale“. Poi anche lui conclude ad una possibile apertura di dialogo da parte di Putin: “Il presidente Putin non ha mai negato contatti. non rifiuta un incontro tra presidenti ma bisogna fare prima tutto un lavoro preparatorio. L’Ucraina ci ha detto che ci darà risposte concrete, noi attendiamo”.

 

Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa

 

Contatti tra Scholz, Macron e Schröder con Putin

Intanto, come annunciato da Dmitri Peskov, Putin ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla crisi in Ucraina.

Secondo quanto si apprende da fonti del governo tedesco, della telefonata è emerso che “Germania e Francia hanno chiesto una tregua immediata“. Inoltre, Scholz e Macron hanno “insistito sul fatto che la soluzione a questa crisi debba arrivare dalle trattative fra Ucraina e Russa”. I tre leader hanno infine deciso di sentirsi di nuovo nei prossimi giorni. 

A sorpresa, però, anche l’ex cancelliere Gerhard Schröder ha incontrato l’amico Putin. Lo riporta la Bild, affermando che il governo tedesco e l’Spd non sapevano di questo incontro. Schröder sarebbe andato a Mosca su richiesta del governo ucraino, per mediare la pace. Il partito di Schröder, infatti, ha preso le distanze dalla guerra, esortandolo a lasciare i suoi incarichi in Russia. Schröder è presidente del consiglio di sorveglianza del colosso petrolifero Rosneft, e candidato ad entrare in quello di Gazprom.

Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa

Novità a Chernobyl

Nei giorni passati, Kiev aveva accusato le forze russe di aver scollegato l’impianto nucleare della centrale di Chernobyl dalla rete. Lo ha fatto sapere anche l’Aiea, dichiarando di aver “perso il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia di Chernobyl”.

Nell’ultimo giorno del conflitto, l’argomento ha tenuto banco, creando non pochi contrasti. Yevgeny Grabchak, vice ministro dell’energia russo, ha fatto sapere che la Bielorussia ha fornito energia elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl, che è attualmente sotto il controllo delle forze armate russe. Ha detto: “Gli ingegneri energetici bielorussi hanno assicurato la fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl, che è sotto il controllo delle forze armate russe”. Tuttavia, l’Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che gestisce le quattro centrali nucleari nel Paese, ha definito “fake news” la notizia annunciata da Mosca secondo la quale esperti bielorussi avrebbero ripristinato la fornitura di elettricità a Chernobyl. 

Centrale Nucleare di Chernobyl

Numeri di vittime e profughi in crescita

Non si fermano, intanto, il numero di profughi e vittime. Il sindaco di Kiev ha fatto sapere che metà della popolazione è fuggita dalla capitale ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Nel complesso, fa sapere l’agenzia delle nazioni unite, sono oltre 2,3 milioni i rifugiati dall’inizio del conflitto in Ucraina, 112.000 di questi cittadini di altri paesi (fonte dell’Unhcr). Sono poi rimasti uccisi 71 i bambini in Ucraina dall’inizio della guerra. Lo ha annunciato Liudmyla Denisova, incaricata dei Diritti umani al Parlamento ucraino. 

Ma ad aver fatto maggiore notizia è stato l’attacco delle forze russe all’ospedale pediatrico di Mariupol. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che tre persone sono rimaste vittime, di cui una bambina. La Russia, però, smentisce di avere bombardato l’ospedale, definendo le accuse di Kiev “fake news” e sostenendo che l’edificio in questione era un ex ospedale pediatrico ora occupato dalle truppe. “È così che nascono le fake news”, ha affermato Dmitry Polyanskiy, rappresentante della Russia alle Nazioni Unite. La BBC fa anche sapere di un bombardamento che ha colpito un edificio residenziale a Kharkiv e il villaggio di Slobozhanske, nel sud-est del paese. L’attacco ha causato 4 morti, di cui la metà erano bambini

Guerra

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UCRAINA | Due settimane di un conflitto che non accenna a placarsi

Quattordicesimo giorno del conflitto ucraino. A distanza di due settimane dallo scoppio della guerra, la situazione non accenna a placarsi, nonostante alcuni leggerissimi passi avanti (si spera) sulle trattative che, nella giornata odierna, potrebbe concretizzarsi o sfumare del tutto. Ma proviamo a schematizzare quanto successo tra ieri e oggi, con le novità più importati da segnalare nelle ultime 24 ore.

Zelensky: “Possibile compromesso su Donbass e Crimea”

Tra gli ultimi aggiornamenti, spiccano senz’altro le parole di Volodymyr Zelensky

In una intervista ad Abc, il presidente ucraino si è espresso in merito all’indipendenza del Donbass e della Crimea: – “Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno, possiamo discutere e trovare un compromesso“. Il leader ucraino ha poi continuato: – Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori”E conclude: – “È questione più complicata di riconoscere e basta, questo è un altro ultimatum e non siamo pronti per un ultimatum. La cosa importante è che Putin cominci a dialogare“.

La neutralità della Cina

Un dialogo che, invece, la Cina sarebbe disposta ad accettare.

Dopo un confronto tenutosi a Parigi con Macron e Scholz, infatti, il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato la posizione della Cina sul conflitto. Pechino chiede di “lavorare insieme” per ridurre le conseguenze della crisi in Ucraina, bocciando le sanzioni “che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento”, trascinando al ribasso “l’economia mondiale, che è sotto il pesante impatto della pandemia” del Covid-19 e “saranno dannose per tutte le parti”. 

Biden: “Stop embargo gas e petrolio russo in USA”

D’altro canto, risulta più netta la posizione degli Stati Uniti

Il presidente Joe Biden, direttamente dalla Casa Bianca, ha infatti confermato il divieto di importazione di petrolio e gas russo nel paese a stelle e strisce: – “Gli Stati Uniti stavano già avvicinando i livelli record di produzione di carburante e gas. Questa guerra ci ha dato un motivo in più per diventare, sul lungo periodo, indipendenti dal punto di vista energetico“. Biden ha poi vantato l’accordo bipartisan in Usa sull’embargo all’energia russa, ma ha detto di capire che molti alleati non sono in grado di allinearsi su questa misura. Infine rassicura il mondo: – “Putin non vincerà, potrà conquistare le città ma non un intero Paese”.

In tutta risposta, Putin ha firmato un decreto che permette al governo di stilare, entro due settimane, una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di export e import per “salvaguardare la sicurezza della Russia”. Il divieto riguarderà, secondo quanto precisa Interfax, prodotti finiti e materie prime

Cresce il numero di rifugiati 

Mentre continuano i negoziati, l’ONU ha fatto sapere che il numero di persone fuggite dall’Ucraina ha superato la soglia dei 2 milioni. Tra questi, scrive su Twitter il portavoce dell’UNICEF James Elder, almeno un milione sono bambini.

Ma la vera emergenza la riporta l’OMS, che ha comunicato l’imminente fine delle forniture mediche. Catherine Smallwood, responsabile emergenze dell’Oms per l’Europa, ha dichiarato al “Guardian” le cause di questa improvvisa carenza, ricercabile nei continui attacchi ad ospedali ed ambulanze. A dimostrazione della sua tesi, Smallwood riporta una statistica alquanto rilevante: almeno nove persone sono morte in 16 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio dell’invasione. Anche i media ucraini sembrano rispecchiare a pieno la statistica, riportando la completa distruzione dell’ospedale di Izyum da parte delle truppe russe. 

Aumentano, infine, i profughi in Italia: il numero è salito a 21mila, 4mila in più rispetto a 48 ore fa. Le principali città di destinazione continuano ad essere Roma, Milano, Napoli e Bologna.

La situazione a Kiev e dintorni

Le cose non migliorano a Kiev.

Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha riferito che dall’inizio dell’attacco russo in Ucraina sono morti 38 bambini e oltre 70 sono rimasti feriti. Anche se i dati non sono certi, precisa Reznikov, complessivamente si contano almeno 400 morti e 800 feriti. Il ministro ha poi concluso dicendo che i missili russi hanno distrutto più di 200 scuole, 34 ospedali e 1.500 edifici residenziali. In molte zone periferiche, invece, è stata addirittura interrotta l’evacuazione accordata. A Mariupol, ad esempio, la Russia tiene in ostaggio 300mila civili. Stessa sorte, come riportato dall’agenzia ucraina Unian, è toccata a Sumy, che non solo ha visto l’evacuazione interrompersi, ma è stata anche attaccata da continui bombardamenti durante la notte dalle forze russe. Si contano almeno 9 vittime, di cui 2 bambini.

 

 

 

Accadde oggi

ACCADDE OGGI | Lo scoppio della Grande Guerra

La prima guerra mondiale (o Grande Guerra) scoppiò il 28 giugno del 1914 a causa dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, a Sarajevo.

L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando

Un mese più tardi, il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. All’inizio si pensava che fosse una questione facilmente risolvibile tra le due potenze, ma ben presto entrarono in gioco anche gli stati alleati suddivisi in due schieramenti: la Triplice Intesa, composta da Russia (che abbandonò la guerra nel 1917), Francia e Gran Bretagna; e la Triplice Alleanza, composta da Germania, Austria e Italia (si dichiarò in un primo tempo neutrale, ma entrò in guerra l’anno seguente). Il conflitto assunse quindi carattere europeo.

Interventisti contro neutralisti

Nel frattempo, in Italia si svolgeva la diatriba tra interventisti e neutralisti; questi ultimi avevano a capo Giovanni Giolitti, il quale aveva offerto la neutralità in cambio dei territori di Trento e Trieste dall’Austria.

Giovanni Giolitti
Manifestazione interventista a Milano

Vinsero gli interventisti e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria.

La Stampa del 24 maggio 1915
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Il Corriere della Sera del 24 maggio 1915
Il trattato di pace di Versailles

Il 18 gennaio 1919 i capi delle nazioni vincitrici (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia) si riunirono a Versailles in una Conferenza di pace. I rappresentanti dei Paesi vinti vennero chiamati solo a firmare il trattato.

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I “quattro grandi” alla Conferenza di pace di Parigi. Da sinistra a destra: Lloyd George (Gran Bretagna), Orlando (Italia), Clemenceau (Francia) e Wilson (Stati Uniti)
Le conseguenze

Dopo il trattato di Versailles l’Europa assunse un nuovo aspetto. La Germania venne riconosciuta come maggiore responsabile del conflitto e fu costretta a pagare i danni di guerra e a mantenere un esercito molto ridotto. L’Italia ottenne dall’Austria il Trentino, l’Alto-Adige, la Venezia-Giulia e Trieste. L’Austria perse gran parte del suo territorio. Gli Stati Uniti furono riconosciuti come i veri vincitori della guerra.

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Le delegazioni riunite a Versailles