A sottoscrivere il nuovo accordo saranno il rettore Vincenzo Loia e il direttore del Parco Massimo Osanna, nonché direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura. L’accordo rinnova e rilancia la collaborazione interistituzionale tra i due enti, alla luce della sinergia operativa già esistente e di cui sono testimonianza – tra le diverse iniziative congiunte – la redazione del primo Bilancio Sociale del Parco e il progetto di monitoraggio sismico del Tempio di Nettuno, entrambi curati e condotti con l’Ateneo.
Come partecipare
Per partecipare all’incontro si prega di compilare il form di accesso al Campusa questo link, riportando nell’oggetto il nome dell’evento.
Oggi, 7 luglio 2021, alle ore 19.30, presso la Basilica di Massenzio a Roma, si terrà la conferenza dal titolo Il Colosseo, la piazza, il museo, la città. Temi & progetti. Consisterà nella presentazione di due volumi sulla ricerca in loco della Sapienza – Università di Roma e dei relativi progetti per l’area.
Sarà presente la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, accompagnata dagli interventi di Daniele Manacorda, professore di Metodologie della ricerca archeologica all’Università di Roma Tre, e di Elisabetta Pallottino, professoressa di Restauro architettonico presso lo stesso Ateneo.
Per partecipare alla conferenza è necessaria la prenotazione a questo link.
Nell’ambito delle celebrazioni per il decennale del rimpatrio della Dea di Morgantina (2011-2021) e in occasione delle Giornate Europee dell’Archeologia 2021, il Comune di Aidone (EN) organizza martedì 6 luglio, alle ore 17.30, al Largo Torres Truppia, spazio antistante il Museo Archeologico, la presentazione del volume Ladri di antichità. Il mercato clandestino di reperti archeologici e di opere d’arte in Sicilia: traffici illeciti e leciti recuperi (Lussografica 2020).
Il libro, curato dalla presidente regionale di SiciliAnticaSimona Modeo e da Serena Raffiotta, archeologa e assessore al Patrimonio Culturale e al Turismo del Comune di Aidone (EN), è una miscellanea di saggi di vari autori (archeologi, magistrati, ricercatori, forze dell’ordine) dedicati alle archeomafie in Sicilia, argomento di grande interesse, da decenni al centro di vicende giudiziarie che hanno fatto clamore anche a livello internazionale per i traffici e recuperi di eccezionali reperti scavati illecitamente.
L’UAI – Unione Astrofili Italiani, annuncia l’apertura delle iscrizioni alla Scuola di Archeoastronomia 2021, giunta alla sua quinta edizione. L’evento, programmato per il 23 e il 24 luglio 2021, si terrà nella sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma ed è organizzato dalla Sezione di Ricerca in Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia dell’UAI. Quest’anno, a causa della situazione sanitaria, si prevede la modalità di fruizione online. Si tratta di incontri riconosciuti dal MIUR come corso di aggiornamento per docenti, ma aperti a tutti: studiosi, appassionati e cultori della materia.
«La Scuola» – afferma l’UAI – «è frutto dell’impegno di professionisti e docenti in ambiti di ricerca sia umanistici che scientifici, per fornire agli iscritti gli strumenti fondamentali per orientarsi nel mondo dell’Archeoastronomia. Questa disciplina, che si può definire neonata, raccoglie infatti moltissimi contributi di provenienza disparata, tra i quali si nascondono teorie fallaci in grado di fuorviare sia i lettori che la ricerca nel campo. Il più grande pericolo per chi fa ricerca o si accosta all’Archeoastronomia come cultore è quindi il rischio di prendere per buone tesi false. La Scuola metterà i partecipanti in grado di riconoscere una tesi plausibile da una meno, attraverso l’indagine di cosa è una scoperta».
Diversi professionisti della scienza, della storia e dell’archeologia, ricercatori e professori universitari si alterneranno in due giorni di lezioni magistrali proprio sul tema della scoperta.
Interventi e programma
L’evento, proposto in due giorni intensivi, vedrà gli interventi di sei docenti:
dr. Paolo Colona, astrofisico e archeoastronomo, responsabile della Sezione di Ricerca UAI “Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia”, direttore della Scuola;
dr. Luca Attenni, archeologo, direttore dei musei archeologici di Alatri e Lanuvio (FR);
dr. Lorenzo Verderame, assiriologo presso l’Università di Roma “La Sapienza”, responsabile della riedizione del materiale astrologico babilonese;
dr. Marco Castellani, astrofisico, scrittore e divulgatore, ricercatore INAF presso l’Osservatorio Astronomico di Roma;
dr. Luca Mazzocco, archeologo e storico antico.
Il ventaglio di argomenti che saranno affrontati è immenso: dall’analisi dei reperti neandertaliani all’incredibile vicenda della scoperta di Nettuno; dalla soluzione dell’enigma mitraico alle meticolose imprese dell’astrometria; dall’astronomia caldea ai passaggi astronomici più oscuri in Omero e tanto altro.
A conclusione della seconda giornata si prevede anche una sessione di osservazione astronomica dal vivo nelle ore serali, che fornirà quindi fondamenti di astronomia, basi dell’osservazione ad occhio nudo; nonché riconoscimento di stelle, costellazioni e pianeti e osservazioni al telescopio.
Modalità di partecipazione
Sarà possibile iscriversi scegliendo la modalità in presenza o la modalità in streaming. Inoltre, sarà possibile scegliere di frequentare sia integralmente che per singole sessioni in base al programma d’interesse; potranno partecipare docenti del Ministero (avvalendosi delle agevolazioni previste), ma anche appassionati. Quiil programma completo. È possibile prenotarsi e chiedere informazioni sulla Scuola inviando un’email ad archeoastronomia@uai.it.
Madeleine Cavalier è l’archeologa francese che dal 1950 fino a pochi anni fa ha svolto la sua attività di ricerca e di studio soprattutto nell’arcipelago Eoliano, ma anche a Tindari, Milazzo e in altri siti siciliani. Lavorando quindi assieme a Luigi Bernabò Brea, ha contribuito in maniera determinante alla fondazione del Museo Archeologico di Lipari e allo sviluppo delle sue collezioni.
Non è possibile qui elencare gli innumerevoli e fondamentali scavi e gli studi da lei realizzati, molti dei quali assieme al grande archeologo Luigi Bernabò Brea. Possiamo ricordare, tuttavia, tra le molte onorificenze ricevute, la Medaglia di bronzo dal Ministero della Pubblica Istruzione per i benemeriti della Cultura e dell’Arte; nonché la nomina a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e a Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.
Durante le Giornate Europee dell’Archeologia, Madeleine Cavalier è a Lipari e domenica 20 luglio, assieme al direttore Rosario Vilardo ed all’archeologa Maria Clara Martinelli, incontrerà i cittadini dell’arcipelago Eoliano che tanto le debbono.
In copertina: Luigi Bernabò Brea con Madeleine Cavalier sugli scavi di Lipari.
ArcheoMe ha avuto il piacere di presentare un incontro molto partecipato avente per oggetto il “Progetto Iside”. L’incontro è stato presentato e introdotto dal dott. Francesco Tirrito, direttore di ArcheoMe, con gli interventi del prof. Giacomo Cavillier, egittologo, e della dott.ssa Maria Teresa Magro, archeologa presso la Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania. Per chi se lo fosse perso, sarà possibile visionare l’incontro sulla pagina Facebook di ArcheoMe a questo link.
Cos’è il “Progetto Iside”?
Il dott. Tirrito introduce immediatamente l’argomento chiedendo al prof. Cavillier di presentare il Progetto. «Ringrazio ArcheoMe per questa diretta su un argomento che è nato lo scorso anno», dice il professore. E continua: «Il Progetto mira allo studio di quelli che sono i culti egizi in Sicilia. Lo stesso Progetto è stato avviato anche in Sardegna per avere un quadro di insieme di quello che poteva essere il concetto di approdo dei culti e di trasformazione locale. Sappiamo che il culto di Iside, soprattutto in epoca romana a partire dall’età Tolemaica, è uno dei pochi che avvia il suo percorso cultuale e culturale sulle principali sponde dell’Impero, spostandosi poi anche verso l’interno».
E conclude: «Il “Progetto Iside” nasce proprio così, per dare una profondità a quelli che sono i contatti tra Egitto e la Sicilia, soprattutto orientale. Abbiamo cominciato proprio da Catania, uno dei capisaldi della Regione, in collaborazione con la Soprintendenza, avviando uno studio dei reperti egizi che legano l’isola al mondo egiziano».
I vari volti di Iside
Il prof. Cavillier continua con un excursus sulla figura di Iside e sul concetto di immortalità e aldilà ad essa legato. Iside, st in egiziano, col il simbolo del trono (poiché legata alla regalità), è la dea madre, la dea moglie, maga e protettrice. È colei che guida e protegge Ra nel suo viaggio notturno, prima della rinascita. Iside è la divina sposa di Osiride, dio sovrano dell’oltretomba, e madre di Horus.
«Iside è una delle divinità più significative del pantheon egizio. È protettrice del focolare familiare, dea della fertilità e della navigazione, regina del cielo, della terra e dell’aldilà», aggiunge il professore.
Spesso rappresentata in qualità di Iside lactans, che allatta il piccolo Horus in un’iconografia che si ritroverà, secoli dopo, in quella cristiana della Madonna con bambino, sottolineando il suo carattere di “colei che porta vita” e il concetto di continuità dinastica. Iside, infatti, allatta Horus che rappresenta il nuovo re, seduta a fianco del marito Osiride, rappresentazione del re defunto.
Iside è la grande maga, colei per mezzo della quale avviene il miracolo della vita per due volte nella stessa vicenda. Osiride, smembrato dal fratello antagonista Seth, viene ricomposto da Iside e dalla sorella Nephtys. Osiride non torna però in vita nel mondo terreno, diviene sovrano del mondo dei defunti, un mondo altro in cui continua a vivere una vita dopo la vita. Il suo, più che una resurrezione, è un passaggio di stato. E Iside, con il corpo ricomposto del marito, concepisce nuova vita: Horus, che vendicherà il padre e riceverà la regalità sulla terra.
Iside è una divinità che avrà una grande rinomanza anche in epoche successive perché rappresenta il concetto di stabilità contro il caos e la rinascita. Difficilmente, parlando di Iside, si può scindere la sua figura dalla vicenda del suo divino paredro, Osiride, dio dell’oltretomba. Tutto nella vicenda di Iside e Osiride è teso alla continuità della vita, alla fertilità, alla fecondità della terra (come ricorda, ad esempio, il colore verde dell’incarnato del dio nelle raffigurazioni, un colore che richiama il germogliare di nuova vita). Tutto è teso all’immortalità: l’idea principale è che l’uomo non muoia, ma che, semplicemente, cambi condizione, continuando a vivere in un mondo altro.
Iside è la protettrice della navigazione, intesa come continuo viaggio dell’esistenza, non solo mero spostamento materiale.
Reperti egizi nel mondo greco-romano
E così come il suo culto, anche altri aspetti della ritualità egizia hanno continuato a vivere nel mondo greco-romano. Il “Progetto Iside” ha, tra gli altri anche questo fine, quello di capire la funzione dei reperti egizi rinvenuti sul suolo italico. Infatti Cavillier dice: «Legato a Iside c’è tutto il mondo funerario. Il Progetto si propone non tanto di studiare le antichità egizie presenti, ma di darne una funzione. Ad esempio, perché trovo uno scarabeo in un contesto funerario che può essere fenicio, che può essere punico o che può essere romano?»
Continua: «L’oggetto stesso, per quanto possa essere divenuto in determinate epoche un oggetto che può sembrare quasi a livello industriale (soprattutto a partire dal periodo fenicio in poi), sostanzialmente a cosa serve? Questa è la domanda che ci facciamo. Perché mai una società che è diversa da quella egizia deve adottare questi strumenti e questi oggetti di protezione? Del mondo egiziano, quello che si diffonde poi all’esterno, viene, di fatto, tesaurizzato. E il tesaurizzare tutto questo implica proprio la volontà di una società, come può essere quella romana, di incamerare dei culti che sono ritenuti effettivamente efficaci».
Il culto di Iside in epoca ellenistica e romana
Il culto di Iside, prima di approdare lungo le coste dell’Italia, si fermò in Grecia dove fu accolto e, com’è ovvio, anche riadattato. La figura di Iside nel mondo greco-romano viene concepita nei più disparati modi. Nel corso dei secoli si vede ampliata la sua sfera di competenza. Passa dall’essere, in Egitto, la dea protettrice del sovrano divinizzato (immagine terrestre del figlio Horus) e del sovrano defunto (identificato con Osiride) all’essere una dea universale che, oltrepassati i confini della terra del Nilo, acquisisce una nuova indipendenza.
«Ma cos’è che porta il culto?» – si chiede Cavillier – «È la navigazione, è l’approdo», è lo scambio di merci e culture.
Iside, come detto, assume caratteristiche dei luoghi in cui il suo culto viene accolto. Insieme a una particolare acconciatura greca, elementi peculiari della divinità in epoca ellenistica e romana sono il sistro, la situla aurea, l’ureo e il loto.
«Il culto della dea in Egitto» – ci dice Cavillier – «prevedeva una serie di rituali giornalieri alcuni dei quali, probabilmente rielaborati, erano presenti nella penisola Italica e nelle Isole (Sardegna e Sicilia). Uno di questi è il Navigium Isidis(5 marzo), di cui Apuleio ne descrive i canti accompagnati con sistro e flauti e le preghiere recitate dal grammateus. Anubi e Osiride figurano quali figure mitiche e divine nel cerimoniale di rigenerazione». Il culto veniva celebrato in luoghi appositi quali serapeum e iseum.
Il prof. Cavillier conclude il suo intervento con un focus sull’obelisco della Fontana dell’Elefante di Catania. Secondo Cavillier sarebbe, piuttosto, la colonna di un tempio isiaco in cui, sebbene appaiano stilizzati, sembrerebbero essere presenti divinità e simboli specifici connessi alla ritualità egizia.
A Catania Iside così come Demetra
A questo punto prende la parola la dott.ssa Maria Teresa Magro con un excursus sulla figura della dea madre, passando, nel corso dei millenni per un certo numero di divinità femminili. Vedendo una stretta connessione tra le divinità femminili e le dee madri di tutte le epoche, la dott.ssa parte dalle epoche più antiche, dalle prime epoche. «Una stretta connessione è stata ritrovata nelle figure di divinità: le prime “Veneri”, raffigurazioni delle donne come rappresentazione di fecondità, già dal Paleolitico. Si tratta di figure presenti in tutto il mondo Mediterraneo, di cui si può procedere ad un’identificazione a tappe. La cosa principale è che la figura della donna è associata alla fecondità ed alla fertilità».
Nel mondo ellenistico e romano si assiste ad un’unione stretta tra Iside e le divinità locali. Iside è assimilata a molte divinità femminili che abbiano caratteristiche simili, legate al mondo della fecondità e della rinascita, principalmente. Sarà il caso di Demetra-Proserpina in Sicilia e Sardegna, con particolare attenzione alla vicenda di Demetra e Kore di cui ci sono tracce anche nella stessa Catania, in cui esisteva un tempio dedicato proprio a Demetra, oggi non ancora individuato, ma descritto da Cicerone.
Alla fine dell’800, proprio a Catania fu scavato nuovamente (già noto da almeno due secoli) un edificio templare. Una rilettura successiva, ci fa sapere la dott.ssa Magro, ha individuato nel tempio un luogo sacro a Iside. E proprio su questo edificio, tra le altre cose, si pensa di concentrare lo studio futuro in relazione alla presenza isiaca a Catania. «Noi pensiamo che questo lavoro» – dice la Magro – «non sia solo un confronto, che può essere sicuramente interessante, ma utile per un riscontro anche in relazione ad alcune festività che potrebbero avere radici più antiche di quanto si pensi, come per la festa di Sant’Agata».
L’incontro si conclude con una serie di domande da parte dei partecipanti e con l’augurio che gli studiosi si fanno di poter portare avanti questo Progetto straordinario, che oltrepassa i confini spaziali e temporali, incentrato sulla connessione tra l’Egitto e la Sicilia.
Domani ci sarà un’altra conferenza sugli Aegyptiaca, i culti egizi e il progetto Iside afferente alla Sicilia orientale, con particolare riferimento a Catania e al suo territorio. Il professor Giacomo Cavillier, direttore del Centro di Egittologia e Civiltà Copta “J. F. Champollion”, annuncia un nuovo incontro online con focus su uno degli argomenti che, negli ultimi tempi, ha attirato l’attenzione di molti studiosi: la presenza dei culti isiaci e, soprattutto, della figura di Iside in Italiameridionale.
Si tratta di un’iniziativa condivisa da importanti istituzioni culturali del territorio delle province di Catania e Messina, che si propone ricostruire e valorizzare i rapporti tra la Sicilia orientale e l’Egitto faraonico. Il progetto pone l’accento sulle testimonianze dei culti, sui commerci e sulle tradizioni locali, mediante l’analisi delle antichità egizie ed egittizzanti presenti; il tutto arricchito dall’apporto dei resoconti di viaggio in Egitto e in Nubia da parte di letterati, scienziati e collezionisti siciliani nell’800 e ’900.
Il progetto ha come scopo quello di tentare di risalire all’origine e alla permanenza dei culti egizi in Sicilia e, al contempo, l’eventuale presenza in Egitto di tradizioni e costumi siciliani.
Oggi, 5 giugno 2021, alle ore 17 nella Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (EN) si svolgerà l’incontro Allevamento di cavalli nel centro della Sicilia nella tarda antichità. Presenterà l’archeologa Antonella Arena che ha incentrato buona parte dei suoi studi sui marchi di scuderia presenti, oltre che in Sicilia, anche nei mosaici spagnoli e cartaginesi.
Al centro dell’attenzione ci saranno soprattutto i mosaici a tema equestre presenti all’interno della Villa romana del Casale. L’obiettivo è altresì quello di creare delle correlazioni con i ritrovamenti della villa rurale di contrada Gerace (EN), situata 15 chilometri a Nord dalla Villa del Casale. Nel complesso di quest’ultima si ipotizza la pratica dell’allevamento e il commercio di cavalli, destinati ai giochi e alle gare nei circhi romani.
La dottoressa Arena ha affermato: «I bolli ritrovati in contrada Gerace raffigurano cavalli con ramo di palma e corona di alloro e l’iscrizione del nome di Philippianus, che ricorre altresì nel mosaico del pavimento del fridgidarium delle terme; questi dati suggeriscono come il proprietario avesse un allevamento di cavalli. Ipotesi confermata anche dal ritrovamento di numerose ossa di cavalli adulti e puledri».
Le parole del direttore del Parco e dell’assessore Samonà
«Un’inusuale lettura dei mosaici della Villa ci accompagna in un suggestivo viaggio nel tempo, evidenziando un aspetto caratteristico legato alla presenza dei cavalli nella Sicilia centrale durante l’antichità». Commenta così Liborio Calascibetta, direttore del Parco archeologico di Morgantina e Villa del Casale (EN).
«L’iniziativa proposta dal Parco di Morgantina e Villa del Casale evidenzia la molteplicità degli sguardi con cui si può conoscere un sito archeologico ricco di interessanti ritrovamenti e suggestioni quale è la Villa romana del Casale, fastosa residenza inserita nel 1997 nella lista dei beni di interesse culturale riconosciuti dall’UNESCO». Sulla medesima linea il commento dell’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà.
Informazioni per l’ingresso alla Villa
Ricordiamo che l’ingresso alla Villa del Casale è a pagamento secondo le tariffe ordinarie. Si può anche acquistare il biglietto cumulativo dei tre istituti (Museo di Aidone, Parco di Morgantina e Villa del Casale) con prenotazione obbligatoria su questo sito.
Tra il mare e la palude: come i Sumeri gestivano l’acqua
Agli appuntamenti prenderanno parte esperti nazionali e internazionali, coinvolti nelle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nella Mesopotamia meridionale, e si confronteranno sul tema del rapporto dei Sumeri con l’acqua e il mare. In particolare, i nuovi dati, ottenuti tramite remote-sensing e indagini geo-archeologiche, permetteranno di discutere l’evoluzione dell’antica linea di costa, la cui progradazione nel corso dei secoli ha profondamente modificato il paesaggio e condizionato la vita degli insediamenti della Mesopotamia meridionale.
La presentazione delle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nel sud dell’Iraq, insieme alle coeve fonti cuneiformi, arricchirà le nostre prospettive storiche sul modo in cui i Sumeri si adattarono all’ambiente paludoso, utilizzando e gestendo l’acqua fuori e dentro le città. L’incontro sarà occasione per discutere delle diverse strategie e dei metodi di ricerca attualmente in uso, includendo anche aspetti pratici e problematiche condivise del lavoro geo-archeologico in Iraq. Clicca qui per leggere l’abstractdella conferenza.
La partecipazione al workshop è possibile il 2, il 3 o il 4 giugno nelle fasce orarie indicate: clicca qui per registrarti.
Mercoledì 28 aprile 2021, alle ore 10:00, si terrà il workshop “Fluid Crescent. Water and Life in the Societies of the Ancient Near East”, che è anche il nome del progetto PRIN 2017 del quale saranno presentati i risultati relativi al primo anno di ricerca del gruppo di lavoro di Sapienza e dell’Università degli Studi di Perugia. Il progetto multidisciplinare, che vede la partecipazione di archeologi, paleobotanici, geologi e filologi, intende analizzare e studiare le diverse forme del paesaggio acquatico nelle aree della Mezzaluna Fertile, con particolare attenzione ai casi della Mesopotamia meridionale (incentrata sui dati raccolti nello scavo di Tell Zurghul/Nigin), della Siria settentrionale (Ebla) e del Levante centrale e meridionale con l’analisi dei contesti costieri (Tiro) e delle oasi (Damasco). Il progetto si inserisce nell’ambito delle attività di scavo e ricerca sul campo già avviate e ha altresì promosso l’apertura di collaborazioni internazionali sugli aspetti geo-morfologici, archeologici e culturali del rapporto uomo-ambiente.
Per partecipare collegarsi all’indirizzo Zoom indicato (ID riunione: 940 4591 1928; Codice: iuMn86).
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