DIETRO AL FASCISMO | Il richiamo al concetto di “romanitas”
Mussolini si ispirava alla Roma dell’antichità formata dai “romani puri”. Credeva in una nuova romanità, autoritaria ed imperiale. All’inizio della Grande Guerra, abbandonò il socialismo per convertirsi all’interventismo e al mito di Roma. Soltanto nel 1921 la romanità divenne la principale fisionomia simbolica del fascismo, che adottò per definire la sua individualità politica, il suo stile di vita e di lotta. Mussolini elaborò l’idea di una nuova “romanità fascista”, che si concentrava sul recupero di alcuni elementi della Roma antica: non solo i più famosi “passo romano” o “fascio littorio”, ma tanto altro.
Il bassorilievo di Publio Morbiducci
La corrispondenza della romanità fascista col modello storico romano era in molti casi arbitraria, immaginaria ed inesistente. La propaganda fascista eseguì una vera e propria distorsione della storia, concentrandosi, in particolare, solo sul recupero di elementi importanti della classicità, come si evince in maniera emblematica dal bassorilievo, realizzato da Publio Morbiducci nel 1939, nell’atrio del Palazzo degli Uffici dell’Eur. Quest’opera, realizzata in lastre di travertino, illustrava attraverso una serie di edifici rappresentativi la storia di Roma, dalle origini mitiche fino ad arrivare alla rappresentazione di Mussolini a cavallo acclamato da due fanciulli. L’intento propagandistico era evidente, poiché l’autore, ispirandosi al modello della Colonna Traiana, rappresentava i fasti del regime come il momento culminante cui tutta la storia di Roma era profeticamente tesa.
Le mappe marmoree di Antonio Munõz
Ulteriore recupero di elementi classici erano le mappe marmoree, affisse per iniziativa di Antonio Munõz, Ispettore Generale delle Antichità, sul muro settentrionale della Basilica di Massenzio, ispirate senz’ombra di dubbio alla Forma Urbis Romae. Nel 1934 vi vennero collocate quattro mappe, che rappresentavano le varie fasi dell’espansionismo romano, dalla fondazione dell’Urbe al principato di Traiano. Nel 1936 se ne aggiunse una quinta, sulla quale erano riportati i nuovi confini dell’Impero fascista all’indomani della conquista d’Etiopia.
Il Natalis Urbis – 21 Aprile
Esemplificativo recupero di elementi classici del glorioso passato romano era la commemorazione del Natale di Roma, associato all’atto di nascita della civiltà italiana, il 21 aprile. In realtà, il significato del 21 aprile venne modificato radicalmente dal fascismo, che lo adattò alle proprie necessità ideologiche, eliminandone del tutto il contesto storico. Come ricordava Aulo Persio Flacco, scrittore dell’età di Nerone, il 21 aprile era una festa della natura, consacrata ai Pales, divinità protettrice degli allevatori e del bestiame. Soltanto nel 121 d.C. sarà elevata da Adriano a Natalis Urbis, con la trasformazione della festa dei Parilia (o Palilia) in Romaia, connessa alla fondazione della città di Roma da parte di Romolo nel 753 a.C.
Il regime fascista non tenne minimamente conto della complessità sottesa in antico al 21 aprile e Mussolini finirà per dare a una delle feste più antiche di Roma una connotazione razzista. Sulla famigerata Difesa della Razza, venne pubblicato un fotomontaggio, rappresentante un’immagine tripartita che ritraeva sul lato sinistro un “legionario romano del tempo di Giulio Cesare” e su quello destro un “legionario romano del tempo di Mussolini”. Al centro era posta la lupa capitolina che, circondata da insegne romane e dai gonfaloni dei fasci di combattimento, campeggiava sulla mappa dell’Impero fascista di Munõz; sul registro superiore si trovava la legenda: “Natale di Roma Festa della razza italica”. Nasceva così una comparazione inconsistente tra il legionario romano e il soldato italiano e indirettamente la sovrapposizione tra Cesare e il Duce.
La modifica del calendario e il sulcus primigenius
Mussolini iniziò anche ad incarnare alcune consuetudini tipiche degli eroi e dei capi del passato. Dal 1926, considerato il fondatore della Terza Roma, modificò il calendario, così come avevano fatto prima di lui Romolo e Augusto. Iniziò a segnare con un aratro meccanico i confini delle nuove colonie fasciste dell’Agro pontino, tracciando un moderno pomerium, che faceva sicuramente riferimento al sulcus primigenius.
Queste posizioni prese dal regime erano alquanto estreme e trovarono il loro culmine nella fondazione della Scuola mistica nel 1930 ad opera di Niccolò Giani. Motto della Scuola era “Per orbis unionem sub Lictorii signo”, il cui scopo era forgiare la futura classe dirigente del Partito Nazionale Fascista facendo rivivere il fascismo dei primi anni, quello della trincea. La mistica rappresentava per i fascisti un vero e proprio anelito verso una vita alta e piena. Era un’ispirazione a migliorarsi, a progredire e costituiva la forza stessa della giovinezza fascista.
La distorsione del concetto di romanitas giunse a dei livelli grotteschi con la traduzione in latino dei discorsi del Duce, come quelli etiopici raccolti da Nicola Festa. Era la triplice invocazione agli Italiani, che ad ogni inizio suonava alle nostre orecchie come tre squilli attenti: “Camicie nere della Rivoluzione! Uomini e donne di tutta Italia! Italiani sparsi pel mondo, oltre i monti e oltre i mari: ascoltate!”, che diviene in latino “Nigra subucula induti vos novi rerum ordinis auctores! Italiae universae cives utriusque sexus! Itali per terram orbem trans montes trans maria dispersi: audite!”
La campagna di Etiopia e il tema del cittadino-soldato
Il rapporto tra romanità e fascismo era utilizzato anche come giustificazione ideologica della politica coloniale e, in particolar modo, della vittoriosa campagna di Etiopia del 1911. L’impresa coincideva con l’anno in cui in Italia si commemorava il primo cinquantenario dell’unità, celebrato in maniera solenne con la Mostra Archeologica alle Terme di Diocleziano. La mostra, organizzata da Rodolfo Lanciani, forniva una panoramica delle antiche province create da Roma e ad ognuno dei rispettivi stati moderni si chiedeva testimonianza del loro passato romano; inoltre, intendeva mostrare un quadro, pur se sintetico, dei progressi raggiunti dall’Italia in campo archeologico.
Per la dottrina fascista, il colonialismo diventava un’esigenza vitale, che creava posti di lavoro ed evitava l’emigrazione in terra straniera. Mussolini potenziò il richiamo all’idea romana di “impero”, permettendo alla pubblicistica di distinguere un imperialismo “sconveniente”, rivolto solo allo sfruttamento delle regioni, da un imperialismo “giusto”, come quello fascista, che aveva la sola necessità di acquisire terre da affidare alla popolazione italiana in eccesso. Soggetto principale della propaganda coloniale fascista era il tema del cittadino-soldato. Mussolini cercò di sovrapporre la tematica guerriera a quella rurale, la politica agraria di Roma antica su quella della sua Italia. In realtà, come ben sappiamo, nella Roma antica si elaborò un sistema religioso-rituale che facesse in modo che nessuno dei due piani interferisse con l’altro; invece, il regime fascista considerava la dimensione agraria strettamente connessa a quella militare.
Esempio significativo ne è la cartolina “Pane per la vittoria”, realizzata da Luigi Martinati per il Ministero dell’Agricoltura e delle Risorse, ispirata proprio a questo modello. In primo piano era raffigurato un contadino intento nella semina e, sullo sfondo, un soldato che lanciava una granata, mentre in alto campeggiava la dicitura: “Il dovere dei rurali, seminare molto e bene”.
Il fascismo aveva “fascistizzato” la Roma antica, la sua storia e il suo mito, in sostanza le sue vestigia fondamentali, utilizzandole secondo le esigenze della nuova Roma fascista.
BACK TO FASCISM | The reference to the concept of “romanitas”
Mussolini was inspired by the Rome of antiquity formed by the “pure Romans”. He believed in a new authoritarian and imperial Romanity. At the beginning of the Great War, he abandoned socialism to convert to interventionism and the myth of Rome. Only in 1921 Romanity become the main symbolic physiognomy of Fascism, which it adopted to define its political individuality, its way of life and struggle. Mussolini elaborated the idea of a new “fascist Romanity”, which focused on the recovery of some elements of ancient Rome: not only the most famous “Roman step” or “fascio littorio”, but much more.
The bas-relief of Publio Morbiducci
The correspondence of Fascist Romanity with the Roman historical model was in many cases arbitrary, imaginary and non-existent. Fascist propaganda carried out a real distortion of history, concentrating, in particular, only on the recovery of important elements of classicism, as can be seen in an emblematic way from the bas-relief, made by Publio Morbiducci in 1939, in the atrium of the Eur Office Palace. This work, made of travertine slabs, illustrated through a series of buildings representing the history of Rome, from its mythical origins to the representation of Mussolini on horseback acclaimed by two children. The propaganda aim was evident, since the author, inspired by the model of the Trajan Column, represented the splendour of the regime as the culminating moment to which the whole history of Rome was prophetically strained.
The marble maps by Antonio Munõz
Further recovery of classical elements were the marble maps, posted by Antonio Munõz, General Inspector of Antiquities, on the northern wall of the Basilica of Maxentius, inspired by the Forma Urbis Romae. In 1934 four maps were placed there, representing the various phases of Roman expansionism, from the foundation of the city to the principality of Trajan. In 1936, a fifth map was added, showing the new borders of the Fascist Empire in the aftermath of the conquest of Ethiopia.
The Natalis Urbis – April 21st
Recovery model of classical elements of the glorious Roman past was the commemoration of Christmas in Rome, associated with the birth of Italian civilization on 21st April. Actually, the meaning of 21 April radically changed by Fascism, which adapted it to its own ideological needs, completely deleting its historical context. As Aulus Persio Flacco, a writer of Nero’s age, recalled, April 21st was a feast of nature, consecrated to the Pales, gods protector of breeders and cattle. Only in 121 A.C. i twill be elevated from Hadrian to Natalis Urbis, thanks to the transformation of the feast of the Parilia (or Palilia) into Romaia, linked to the foundation of the city of Rome by Romulus in 753 B.C.
The Fascist regime did not take into account the complexity underlying the ancient 21 April and Mussolini ended up giving a racist connotation to one of the the oldest festivals in Rome. A photomontage of the infamous Defense of Race has been published, representing a tripartite image depicting on the left side a “Roman legionary of Julius Caesar’s time” and on the right side a “Roman legionary of Mussolini’s time”. In the centre there is the Capitoline she-wolf which, surrounded by Roman insignia and the gonfalons of the fighting beams, stood out on the map of the Fascist Empire of Munõz; on the upper register there was the legend: “Christmas of Rome Feast of the Italic race”. This gave rise to an inconsistent comparison between the Roman legionnaire and the Italian soldier and indirectly on the overlap between Caesar and the Duce.
Calendar modification and the sulcus primigenius
Mussolini also began to embody some customs typical of the heroes and leaders of the past. From 1926, considered the founder of the Third Rome, he changed the calendar, just as Romulus and Augustus had done before him. He began to mark the boundaries of the new fascist colonies of the Pontine Agro with a mechanical plough, tracing a modern pomerium, which certainly referred to the sulcus primigenius.
These positions taken by the regime were rather extreme and found their climax in the foundation of the Mystic School in 1930 by Niccolò Giani. Motto of the School was “Per orbis unionem sub Lictorii signo”, whose aim was to forge the future ruling class of the National Fascist Part by let reviving the fascism of the early years, that of the trenches. Mysticism represented a real yearning for a high and full life for the fascists. It was an inspiration to improve, to progress and it was the very strength of the Fascist youth.
The distortion of the concept of romanitas reached grotesque levels through the translation into Latin of the Duce’s speeches, like the Ethiopian ones collected by Nicola Festa. It was the triple invocation to the Italians, which at each beginning sounded to our ears like three attentive rings: “Black shirts of the Revolution! Men and women from all over Italy! Italians scattered throughout the world, beyond the mountains and beyond the seas: listen!”, which became in Latin “Nigra subucula induti vos novi rerum ordinis auctores! Italiae universae cives utriusque sexus! Italians per terram orbem trans montes trans maria dispersi: audite!”
Ethiopia’s campaign and the citizen-soldier theme
The relationship between Romanity and Fascism was also used as an ideological justification for colonial politics and, in particular, for the victorious campaign of Ethiopia in 1911. The enterprise coincided with the year in which the first fiftieth anniversary of unity was commemorated in Italy, solemnly celebrated with the Archaeological Exhibition at the Baths of Diocletian. The exhibition, organised by Rodolfo Lanciani, provided an overview of the ancient provinces created by Rome and each of the respective modern states were asked to bear witness to their Roman past; moreover, it was intended to show a picture,altough concise, of the progress achieved by Italy in the archaeological field.
For the Fascist doctrine, colonialism became a vital necessity, creating jobs and avoiding emigration to foreign lands. Mussolini reinforced the reference to the Roman idea of “empire”, allowing the public to distinguish an “unseemly” imperialism, whose aim was just the exploitation of the regions, from “fair” imperialism, like the fascist one, which only needed to acquire lands to be entrusted to the redundant Italian population. The main subject of fascist colonial propaganda was the theme of the citizen-soldier. Mussolini tried to superimpose the warrior theme on the rural one, the agricultural policy of ancient Rome on that of his Italy. Actually, as we well know, in ancient Rome the religious-ritual system was elaborated in such a way that neither plan interfered with the other; instead, the Fascist regime considered the agrarian dimension strictly connected to the military one.
A significant example is the postcard “Bread for the victory”, created by Luigi Martinati for the Minister of Agriculture and Resources, inspired by this precise model. In the foreground there was a farmer sowing and, in the background, a soldier throwing a grenade, while at the top there was the inscription: “The duty of the rural people, sow much and well”.
Fascism had “fascistized” ancient Rome, its history and myth, essentially its fundamental vestiges, using them according to the needs of the new fascist Rome.
Translated and curated by Tamara Giudice