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ILLUSTRI SICILIANI | Luigi Bernabò Brea, una vita al servizio del patrimonio siciliano

Uno tra i più illustri studiosi che la nostra terra può vantare è sicuramente Luigi Bernabò Brea. Egli, pur nascendo a Genova, dedicò gran parte della sua vita allo studio, alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio siciliano, diventando, a tutti gli effetti, “figlio adottivo” di una madre che ancora oggi rende omaggio al suo operato.

Bernabò Brea nasce il 27 settembre 1910 a Genova e lì si laurea in Giurisprudenza, per poi seguire la sua passione e conseguire la laurea in Archeologia presso l’Università di Roma La SapienzaFrequenta, poi, la Scuola Archeologica di Atene, grazie alla quale inizia la sua carriera di archeologo, favorita dalla scoperta del Kabirion di Chloi, sull’isola di Lemnos. Dopo la parentesi lavorativa di un anno presso il Museo Nazionale di Taranto, mostratosi fin da subito come promettente studioso, nel 1939 viene chiamato a dirigere la Soprintendenza alle Antichità della Liguria.

Bernabò Brea durante una fase di scavo
Bernabò Brea e la sua compagna in un cantiere di scavo siciliano
 
Nel 1941, finalmente, Luigi Bernabò Brea valica lo Stretto e si trasferisce a Siracusa dove occuperà il posto di Direttore della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale fino al 1973. Gli anni della guerra non gli consentono di operare quanto realmente desiderava ma, una volta terminata, si dedica anima e corpo al restauro dei monumenti devastati dall’evento bellico e alla loro riorganizzazione all’interno del Museo di Siracusa. È in questo momento che inizia la sua prima attività di ricerca sul territorio siciliano, rivolgendo la sua attenzione al poco conosciuto territorio della provincia di Enna e alla zona tirrenica della provincia di Messina. Nel territorio messinese, e principalmente in quello delle Isole Eolie, sono avvenute alcune delle sue più importanti scoperte archeologiche.    

Nonostante sia impossibile riassumere l’intensissima attività che Brea ha svolto dal dopoguerra al 1973 come dirigente della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale, vogliamo porre l’accento sul grado di impegno profuso da questo illustre personaggio a favore della nostra Sicilia. Egli, infatti, ha dato voce alla lunga e gloriosa storia della nostra bella isola, operando nel campo della tutela, della conservazione e del restauro dei monumenti archeologici, della ricerca sul terreno, dello scavo, della creazione di zone archeologiche organizzate e di musei locali, favorendo anche il dialogo con Istituti stranieri, quali L’ École Française di Roma.

Durante il Secondo Dopoguerra, il suo interesse accademico viene catturato dai materiali preistorici scavati e studiati, a suo tempo, da Paolo Orsi e Ippolito e Corrado Cafici. Questo studio, condotto in occasione del riallestimento del Museo di Siracusa, lo ha portato all’identificazione di alcuni giacimenti databili al Paleolitico superiore e al Mesolitico, fino ad allora non riconosciuti. Per alcuni di essi, Bernabò Brea ha potuto effettuare saggi di scavo, i quali, unitamente ai dati pervenuti dagli scavi eoliani di Lipari e Panarea – che hanno portato alla luce chiarissime evidenze che vanno dal Neolitico Medio all’Età Classica -, hanno condotto lo studioso a porre le basi di una nuova visione della successione delle culture preistoriche in Sicilia. Tale formulazione viene poi pubblicata nel volume Sicily before Greeks nel 1958.  

Bernabò Brea durante l’inaugurazione del Museo Eoliano
 
Nel 1973, dopo il suo collocamento a riposo, lo studioso si vota completamente alle Isole Eolie e al Museo Archeologico Regionale di Lipari, che a lui viene dedicato post-mortem. A Lipari, gli scavi nella zona del Castello e nella piana sottostante hanno portatoalla luce una intatta successione stratigrafica che ha permesso la ricostruzione dell’evoluzione culturale dagli inizi del Neolitico Medio fino all’età storica. Invece, le stazioni minori della stessa isola e i dati provenienti dagli insediamenti di Filicudi, Panarea e Salina hanno permesso di completare e confermare il quadro storico già suggerito dagli scavi del Castello di Lipari, ricostruendo la storia dell’antropizzazione dell’arcipelago eoliano, dagli inizi del neolitico all’età classica.

L’instancabile attività di ricerca dello studioso ha portato alla composizione una straordinaria collezione di reperti, considerata la più completa nel Mediterraneo centro-occidentale, paragonabile a quelle delle civiltà dell’Egeo. Questa collezione è stata sistemata all’interno del complesso architettonico del Castello di Lipari, dove ancora oggi si trova. Le esposizioni del Museo, curate direttamente da Luigi Bernabò Brea e da Madeleine Cavalier, sua collaboratrice e moglie, rispecchiano un criterio rigorosamente cronologico che permette di seguire, in ordinata successione, tutte le civiltà che si sono avvicendate nelle isole Eolie dall’età neolitica alla fine del mondo antico. L’allestimento, seppur diviso in diversi complessi, presenta una modernità comunicativa inconsueta ma dalla forte eloquenza didattica.

Scomparso il 4 febbraio 1999, mentre stava lavorando all’XI volume di Meligunìs Lipára, il nome di Brea è associato a uno dei periodi più fiorenti per lo studio della storia siciliana e non possiamo dimenticare quello che può essere considerato come il suo testamento biologico: la sua grande passione per la nostra terra.

 

Foto estratte da Google Immagini