Maenza è un borgo di circa 3,000 abitanti situato nei Monti Lepini, in provincia di Latina, nel Lazio Meridionale. Il centro ha origini medievali, collegate alla potente famiglia dei Conti di Ceccano, di cui fu feudo fino al 1400.
Secondo alcuni, l’origine del suo nome deriva da quello dell’eroe Magenzio, l’etrusco Mazentius costretto ad allontanarsi dalla patria Cere e ricordato nel libro X dell’Eneide come alleato di Turno contro Enea. Una diversa ipotesi sul nome e sulla fondazione del paese potrebbe essere legata all’invasione, dal Nord Europa, di popolazioni germaniche, che dopo la conquista del territorio edificarono qui una fortificazione, richiamandosi, nella denominazione, alla città di Magonza (Mainz). Secondo altri, infine, Magentia potrebbe risalire alla radice “mag” (crescere) che insieme a “gens” (gente) significherebbe “gente che cresce”.
La storia del popolo maentino ha inizio con la fuga degli abitanti della vicina città di Priverno che, nell’XI secolo, per scampare alle distruzioni romane, fondarono Maenza. In realtà, Maenza presentava dei nuclei abitativi già prima della distruzione di Priverno, risalenti all’età romana: ne dà testimonianza una lastra che omaggiava una casa in campagna risalente a un certo Lucio (oggi la lastra è custodita nel castello e la casa è divenuta la Chiesetta del Patrono Sant’Eleuterio).
La storia di Maenza, come quella di innumerevoli borghi medioevali, si intreccia strettamente con le vicende dei feudatari dominanti. Numerose casate ebbero in feudo Maenza e tra esse figurano gli Annibaldi, i Caetani, i Borgia, gli Aldobrandini, i Doria Pamphili, i Borghese, i De Cabanis e i Pecci. Ma quella che più strettamente si collega alle sorti di Maenza fu, senza dubbio, la casata dei “Conti de Ceccano”, della quale lo stesso Gregorovius scrive: «Nei Monti Volsci primeggia dinastia antichissima della contrada la casa dei Conti de Ceccano che, per ricchezza e dignità, era nella Chiesa tenuta in gran conto. Quei signori si erano fatti potenti prima ancora che sorgessero in fiore i Colonna; già fin dal tempo di Enrico IV si teneva nota che Gregorio, uno dei loro antenati, aveva ivi officio di Conte. La morte di lui (1104) è la prima volta che si faccia menzione di questa casa di Conti.» Tra i personaggi più significativi della casata troviamo Giovanni da Ceccano e ben quattro cardinali: Annibaldo, Giordano, Stefano e Teobaldo, domenicano, che insegnò teologia a Parigi e fu in stretti rapporti con san Tommaso d’Aquino di cui contribuì a diffondere la dottrina. Dei Conti di Ceccano ricordiamo Berardo I (1204-1254), che tra i suoi numerosi feudi scelse come residenza abituale proprio Maenza e vi fece costruire lo splendido Palazzo Baronale, che ospitò anche Tommaso d’Aquino, il quale, come risulta dai verbali del procedimento di canonizzazione, compì a Maenza il suo primo miracolo. Altro importante personaggio della casata fu Giacomo I (1299-1363) che prese parte attiva alle travagliate vicende che sconvolsero lo Stato della Chiesa nel periodo in cui la sede pontificia era trasferita ad Avignone: Giacomo I dispose che le sue spoglie fossero tumulate in una cappella del duomo di Maenza.
Tra gli avvenimenti che portarono Maenza alla ribalta, vi è un fosco episodio avvenuto nel settembre del 1123: un familiare pontificio di nome Crescenzio, forse incaricato dal pontefice di riscuotere i tributi dei feudatari della zona, fu assassinato e rapinato nel territorio di Maenza. Papa Callisto II ritenne responsabile del fatto il Signore di Maenza, contro il quale fece muovere immediatamente le truppe pontificie; il paese fu occupato e il feudatario, dopo un processo sommario, decapitato sulla piazza del castello. L’episodio è sintomatico della situazione di costante conflittualità esistente all’epoca tra la Santa Sede, che andava progressivamente consolidando il controllo politico-amministrativo sul proprio territorio, e i feudatari, che tentavano di resistere all’opera accentratrice dei Papi. Sempre nell’ambito delle contese territoriali, e in particolare della secolare rivalità tra Orsini e Colonna, rientra un significativo evento della storia di Maenza: con una bolla del 28 maggio 1300 papa Bonifacio VIII, sostenuto dagli Orsini, confiscò il feudo dei Conti di Ceccano, che erano schierati dalla parte dei Colonna, e lo passò direttamente sotto il dominio del cardinale Matteo Orsini. Maenza tornò ai conti di Ceccano nel 1304 per volere di papa Benedetto XI, che pretese, però, da loro formale atto di sottomissione.
Fra i rappresentanti della casata dei conti di Ceccano l’ultimo Signore di Maenza fu Raimondello, che rinnovò il castello e fece costruire una nuova cinta muraria. Dal 1346 Maenza passò ai Caetani e, successivamente, a varie altre casate che, però, le attribuirono scarsa importanza e la trascurarono, lasciandola lentamente decadere. Il colpo di grazia Maenza lo ricevette nel 1520, quando fu saccheggiata e distrutta da Giovanni dalle Bande Nere, inviato da papa Leone X. Un altro papa Leone, dopo quasi quattro secoli, si interessò di Maenza in termini positivi: si tratta di Leone XIII (1878-1903), nativo della vicina Carpineto. Notevole fu l’impulso che costui diede alle attività di carattere religioso: fu ricostruita la chiesa collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo e fu istituito un Educandato per le fanciulle di civil condizione, diretto dalle suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue fondato da santa Maria De Mattias.
I tempi cambiano e avanzano le forze borghesi: nel 1930 gli eredi Pecci alienano a favore del comm. Ercole Micozzi quasi tutti i loro beni siti nei comuni di Priverno e Maenza. Fra gli avvenimenti di maggior rilievo, ricordiamo la rivolta del marzo 1911, l’epidemia spagnola del 1918 e la distruzione di una parte dell’abitato a causa di un bombardamento aereo nel 1944. Nel 1928 il Comune fu soppresso e Maenza fu collegata a Priverno; è tornata sede comunale nel 1947.