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ABRUZZO | La Fortezza di Civitella del Tronto (TE)

Il borgo di Civitella del Tronto sorge in provincia di Teramo, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. È inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia ed è dominato dalla presenza della Fortezza che sovrasta il paese in quasi tutta la sua lunghezza.

Le vie del centro storico di Civitella del Tronto, che conducono alla Fortezza, sono molto strette e ripide, progettate per intrappolare gli antichi eserciti nemici in strettoie e assalirli alle spalle.
La Ruetta è il vicolo più stretto del paese. Si tratta di una stradina in salita che permette il passaggio di una sola persona per volta.

La fortezza

La Fortezza è situata a 600 metri d’altezza e rappresenta l’ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie: i Borboni resistettero contro i Piemontesi fino a tre giorni dopo l’incoronazione di Vittorio Emanuele II come Re d’Italia nel 1861.

Le prime testimonianze attestano l’esistenza della Fortezza già nell’anno 1001; nel corso dei secoli, essa passò di dominio in dominio, grazie alla posizione strategica che riveste: si trova, infatti, al confine settentrionale dell’antico Viceregno di Napoli con lo Stato Pontificio.

La struttura

La Fortezza è il sito abruzzese che riceve il maggior numero di visitatori annui.
Rappresenta una delle più estese e rilevanti opere di ingegneria militare in Europa. Si estende per 25.000 mq e copre una lunghezza complessiva di oltre 500 metri.

La fortezza oggi

Dopo la resa borbonica nel 1861, la Fortezza venne abbandonata per più di un secolo. La Sovrintendenza dell’Aquila predispose un importante intervento di restauro negli anni ’70/’80 e, oggi, il sito è completamente visitabile.

Sono visibili, ancora oggi, i resti del Palazzo del Governatore, la Chiesa di San Giacomo e le caserme dei soldati, arredate in maniera spartana.
Il visitatore può passeggiare lungo i camminamenti di ronda, sostare nelle vaste piazze d’armi ed entrare nell’enorme sala adibita a cisterna idrica.

Il museo delle armi

A completare l’esperienza di visita c’è il Museo delle Armi che si articola in quattro sale, nelle quali sono conservate vecchie armi, risalenti anche al XV secolo, e antichi documenti inediti, relativi al dominio borbonico con annesse mappe del Regno delle Due Sicilie.

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Ferdinando II di Borbone, un Re passato alla storia come cattivo

Una  statua eretta e collocata nel 1973 alla Passeggiata a mare di  Messina, raffigurante Ferdinando II di Borbone, ricorda al popolo messinese quel controverso periodo nel quale la città e non solo, fu in mano alla dinastia borbonica. Questo monumento scolpito nel 1839 da Pietro Tenerani, progettato in marmo ma poi realizzato in bronzo a Monaco di Baviera e collocato in origine a piazza Duomo il 30 maggio 1845, celebra una delle figure più importanti della storia messinese e siciliana, un re accolto favorevolmente dalla popolazione che nutriva grandi speranze sul suo operato.

Una figura questa sulla quale si  continua a dibattere fra gli studiosi, della quale probabilmente non tutto si sa, molto forse è ancora da scoprire. Le fonti certe ed incontestabili, ci dicono che Ferdinando Carlo Maria di Borbone, nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, figlio di Francesco I e Maria Isabella di Spagna, nel 1827 divenne capitano generale dell’esercito e l’8 novembre 1830 salì al trono (a soli 20 anni), divenendo re del Regno delle Due Sicilie e restandovi sino al 22 maggio 1859. Sotto il suo dominio, questo Regno conobbe una serie di riforme burocratiche e innovazioni in campo tecnologico, fu un re abile e un onesto amministratore, gelosissimo dell’indipendenza del regno.  Inaugurò la ferrovia Napoli-Portici (la prima ferrovia costruita in Italia, 1839), dette grande incremento alla marina mercantile, concluse trattati di commercio con varie potenze (1841-45), promosse l’eversione della feudalità in Sicilia (1841), reprimendo duramente ogni tentativo liberale. 

Il suo innovativo progetto  vacillò pesantemente con i moti rivoluzionari di Palermo del 1848, che segnarono la sua figura e inevitabilmente il suo operato, passato da un breve esperimento costituzionale ad una progressiva stretta assolutista, che lo costrinse prima a concedere la costituzione, ma il 15 maggio successivo, dopo un sanguinoso urto fra liberali e truppe regie, a riprendere il potere assoluto, domando poi alcuni mesi dopo (maggio 1849) l’intera Sicilia.

Di questo periodo controverso, altamente dibattuti da alcuni storici e faziosi, sono gli episodi, che portano forse in maniera troppo semplicistica ad annoverare questo sovrano fra i cattivi della storia, rendendo però altrettanto difficile, celebrarne positivamente la figura. In particolar modo il bombardamento di Messina (nel settembre 1848), che gli varrà l’appellativo di “Re Bomba“, uno degli episodi più cruenti e significativi  di questa rivolta, domata semplicemente da monarca, in maniera ne più ne meno differente da altri monarchi nella storia. Le fasi successive del suo regno contribuiranno e rendere sempre più negativa, forse eccessivamente, la sua figura di questo Re nel firmamento della storia di questa nostra affascinante Nazione.

Il periodo che poi ne seguì infatti, lo portò ad accentrare su di sé il peso dello Stato e ad attuare una politica economica parsimoniosa e paternalista che lasciò il reame, negli ultimi anni, in una fase statica. Alla sua morte, avvenuta a Caserta il 22 maggio del 1859, il Regno delle Due Sicilie passò al figlio Francesco II, che lo perse di li a poco, in seguito alla Spedizione dei Mille e all’intervento piemontese.

Il governo di Ferdinando II di Borbone si può dunque riassumere come una parabola discendente: quando sale al trono, gode di rispetto e ammirazione per le doti di intelligenza e di acume politico e, in quanto sovrano del Regno più potente d’Italia, viene visto come il possibile futuro re della nazione; poi, con il passare del tempo, la sua condotta assolutista e repressiva ne causeranno un calo di rispetto e ammirazione.

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Re Carlo di Borbone (1716-1788)


Re del Regno delle Due Sicilie, fu incoronato “Rex utriusque Siciliae” il 3 luglio 1735 nella Cattedrale di Palermo.

Il 25 marzo 1744, dopo aver sedato a più riprese il conflitto apertosi con l’Austria, re Carlo decise infine di intervenire a comando del suo esercito per contrastare le armate austriache del principe di Lobkowitz.

Le truppe Austriache, arrivate al confine del Regno, furono affrontate e sconfitte a Velletri (nei pressi di Roma) dall’esercito Napoletano e Siciliano guidato da Re Carlo, a fianco delle truppe Spagnole e di quelle del ducato di Modena (con comandante Francesco III d’Este). La pesantissima vittoria consolidò il possesso del Regno di re Carlo, definitivamente consacrato da tutte le nazioni.

In foto: Monumento a Carlo III, realizzato nel 1859 dallo scultore messinese Saro Zagari, posto oggi in piazza Felice Cavallotti a Messina.

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Cimitero degli Inglesi (XVIII secolo)


Concesso dal re Ferdinando IV ai marinai inglesi giunti in Sicilia in aiuto dei Borboni, i quali si opponevano alla conquista da parte dei francesi guidati da Napoleone I.

Il camposanto cominciò a ospitare civili inglesi (con le rispettive famiglie) a partire dal 1815 ma anche mercanti tedeschi (Grill, Aders, Falkenburg, Jaeger), svizzeri, danesi, greci e russi, piccole comunità che operavano a Messina almeno fino al terremoto del 1908 prevalentemente nel settore industriale.

Il 5 aprile 1925, il cimitero fu visitato dal re Giorgio V e dalla regina Mary, accompagnati dai Principi Giorgio e Maria Vittoria.

Una targa commemorativa fu posta all’ingresso del nuovo sito (visibile nella prima foto). Nel 1942 fu trasferito all’interno del Gran Camposanto dal luogo originalmente posto nella zona di San Raineri. Il vecchio sito fu utilizzato per scopi militari e durante questa operazione vennero spostate 280 tombe.

Giorgio Attard curò personalmente i lavori di manutenzione e catalogazione.