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NEWS | Torino, esposti resti archeologici della Augusta Taurinorum

Nell’autunno del 2017, in seguito ai lavori di riqualificazione dell’ex convento domenicano di via delle Orfane 20, trasformato in QuadraTO, edificio di appartamenti del Gruppo Building, sono stati portati alla luce i resti di un edificio romano con mosaici. L’area archeologica parzialmente restaurata viene presentata al pubblico eccezionalmente in questi giorni, il 16 e 17 ottobre, con visite guidate a cura di Arcana Domus (già sold out).

“È un rinvenimento superiore alle nostre aspettative, ma che non definirei totalmente inaspettato”, spiega Stefania Ratto, funzionaria archeologa della Soprintendenza, “Quando abbiamo saputo che era in corso di realizzazione un intervento di ristrutturazione in questo quartiere che comportava anche degli scavi per la costruzione di un’autorimessa interrata, abbiamo richiesto sin da subito il controllo archeologico agli scavi”.

Il contesto archeologico, esteso su una superficie di circa 125 metri quadrati, di particolare pregio poiché presenta decorazioni a mosaico raffiguranti in particolare la figura mitologica del cacciatore Atteone, sorge dove prima c’era un parcheggio interrato a uso dell’Informa Giovani.

Mosaico raffigurante Atteone illustrato dalle restauratrici del CCR

Difatti, la zona in cui sorge quest’area archeologica si trova in uno dei settori di maggiore rilievo della Torino romana, Augusta Taurinorum, all’interno dell’insula compresa fra le attuali via delle Orfane, via Santa Chiara, via Sant’Agostino e via San Domenico, nei pressi delle mura romane, visibili ancora oggi nella vicina via della Consolata. Dato il ritrovamento di un’ampia residenza poco oltre via Sant’Agostino, s’ipotizza che quest’area di Augusta Taurinorum fosse destinata alle classi agiate della città.

Il restauro e i nuovi rinvenimenti

I lavori di restauro, condotti dal Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, si concluderanno a primavera 2021.

“Il cantiere di conservazione di via delle Orfane ha rappresentato una importante occasione di collaborazione interdisciplinare tra professionisti di diversi enti e realtà del territorio e di crescita delle competenze di studenti del Corso di Laurea in conservazione e restauro dei Beni culturali dell’Università” – dichiara Michela Cardinali, Direttore dei Laboratori di Restauro del CCR – Lo sviluppo di continue occasioni in cui promuovere contestualmente lo scambio professionale e la crescita delle competenze è uno dei punti di forza e dei principali obiettivi su cui si basa la linea di sviluppo del CCR”.

I complessi interventi conservativi sono condotti con il sostegno della Fondazione CRT e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Segretariato regionale per il Piemonte, nell’ambito della programmazione triennale 2018-2020. Il contributo rientra nell’ambito del bando “Restauri Cantieri Diffusi”, che favorisce la rinascita beni storici, artistici e architettonici e concorre concretamente alla ripartenza di attività economiche ad alto impatto occupazionale, fondamentali per preservare il tessuto economico-sociale del territorio. Nel corso dell’intervento di pulitura delle pavimentazioni sono stati rinvenuti nuovi reperti, presumibilmente di epoca longobarda, appartenenti ad una probabile sepoltura: ossa umane, in corso di studio, e un pettine in materiale organico. 

Resti osteologici rinvenuti durante lo scavo
Pettine in materiale organico

 

 

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PIEMONTE | La villa romana di Almese

A poche decine di chilometri da Torino, proprio all’imbocco della Val di Susa, si trova la villa romana di Almese.

La villa

Nell’antica Roma, il termine villa indicava una qualunque residenza extraurbana. Quella trovata nel 1879 nel comune di Almese, alle pendici del
monte Musinè, non è, tuttavia, una casa qualsiasi. I suoi 3000 mq di superficie, con gli edifici disposti intorno a un corpo principale, ne fanno la residenza signorile più importante del Piemonte romano.

La sua posizione, di certo, non è casuale: essa si trova nel luogo in cui il territorio extraurbano pianeggiante di pertinenza della città di Augusta Taurinorum si incontra con le pendici della Valle di Susa e della strada che portava al di là delle Alpi, verso la Gallia Cisalpina.

Siamo, infatti, in prossimità di Ad Fines (località Malano, Avigliana), la dogana sul confine della provincia delle Alpi Cozie. Questo potrebbe significare che i ricchi proprietari della casa potessero essere stati in qualche modo coinvolti nell’amministrazione statale della zona.

Benvenuti in una villa romana

Come era costituita questa grande nobiliare? Per fortuna, l’estensione degli scavi e la conservazione delle strutture hanno permesso di ricostruirne completamente la planimetria.

L’ingresso, che si apriva lungo il perimetro nord del muro di cinta, era costituito da un ampio portico colonnato aperto su tre lati. Il quarto lato era chiuso da una porta a due battenti. Da questa si accedeva al cuore della casa, il cortile porticato, che conduceva all’abitazione vera e propria, che probabilmente si sviluppava su due piani. Il primo piano, l’unico conservato, era occupato da ambienti di servizio, con pavimenti di terra battuta e senza rifiniture di pregio. Sul lato opposto al cortile porticato, verso valle, la costruzione si apriva su un ampio giardino. Gli ambienti da questo lato erano intonacati di bianco e alcune travi bruciate fanno pensare alla presenza di un solaio soprastante.

Questa parte è stata pesantemente rimaneggiata quando, nel IV-V sec. d.C,
la famiglia abbandonò l’abitazione. Gli ambienti vennero modificati per
diventare unità abitative singole.

Gli oggetti trovati durante lo scavo hanno permesso di collocare il periodo
di massima fioritura della villa tra il I e il IV sec. d.C.

Per informazioni: 

http://archeo.piemonte.beniculturali.it/index.php/it/musei/aree-archeologiche/70-aree-arch-prov-di-torino/346-villa-romana-di-almese