Nella sua prima edizione, un festival di arte contemporanea diffusa è arrivato a Monsano (AN) dal 26 giugno fino al primo agosto 2021. Il MoCa feast (Monsano Conteporary Art Feast), con il titolo di “Existence is Co-Existence“, occuperà gli spazi comuni del paese con quattro esibizioni di diversi artisti.
Il nome della rassegna, MoCa Feast, è pensato come unione tra festival e feast, banchetto, un invito a cibarsi di arte contemporanea, a dare all’animo il proprio nutrimento artistico. Piazza dei Caduti, i giardini di Piazza Mazzini e il parco di via XXV Aprile ospiteranno tre installazioni ambientali dell’artista Paola Tassetti per l’esibizione DisseminAzioni.
Nelle ex cucine del castello Deborah Napolitano, Giorgia Mascitti, Laura Paoletti e Iacopo Pinelli presentano la loro Come colui che nove cose assaggia, ispirato da un verso dell’Inferno dantesco.
Matteo Costanzo, invece, occuperà lo spazio del santuario Santa Maria Fuori Monsano con l’installazione Imago ergo sum. Infine, le sculture di Marco Cingolani e Ado Brandimarte occuperanno l’unica navata della chiesa Santa Maria degli Aròli con un’esibizione dal titolo Past and Present.
In occasione del MoCa, alcune serate di luglio saranno dedicate a diverse rassegne, talk, incontri artistici e approfondimenti culturali.
L’evento ha il patrocinio del TOMAV, il centro d’arte marchigiano diretto da Andrea Giusti, sotto la cura di Antonello Tolve.
Il sindaco, Roberto Campelli, molto orgoglioso dell’iniziativa, spera che il MoCa Feast possa essere un’occasione di visibilità per gli artisti emergenti.
Che sia il ruggito di un oceano in tempesta o il placido corso del Tevere, le luci notturne e tremule del golfo di Palermo o il promontorio di Portofino schiaffeggiato dalle onde, dal 26 giugno al 31 ottobre 2021sull’isola di Lipari arriva la mostra Dipinti sull’acqua. Da Sartorio a De Conciliis, allestita fra le sale del Museo Archeologico Bernabò Brea e le celle dell’ex Carcere, trasformato dal 2015 in Polo d’Arte contemporanea.
È qui, tra le anfore recuperate negli abissi marini delle Eolie, i vasi policromi del “Pittore di Lipari” e la più ricca collezione di maschere della tragedia e della commedia greca che si fanno spazio – come improvvise finestre sul blu – diciannove tele di artisti vissuti negli ultimi due secoli. Artisti che all’acqua, simbolo della vita per eccellenza – ed elemento della natura più ineffabile, sotto il profilo pittorico, per la sua stessa fisicità e trasparenza – hanno dedicato paesaggi, scene di vita quotidiana o istanti di ingenua felicità.
A cura di Brigida Mascitti, la mostra è quindi promossa dal Parco Archeologico delle Eolie e realizzata in collaborazione con la Regione Siciliana, che la ospita degli spazi del Museo Archeologico Bernabò Brea. La mostra nasce infatti da un’idea del direttore, l’architetto Rosario Vilardo, e di Lorenzo Zichichi e aggiunge un nuovo capitolo all’indagine sulla “pittura d’acqua”.
Le parole dell’assessore Samonà
«Inodore, insapore, incolore, priva di forma eppure origine primigenia della vita sulla Terra. Dipingere l’acqua, per un pittore, può essere la sfida di una stagione creativa o l’ossessione di una vita intera, come è stato infatti per alcuni fra gli artisti in mostra a Lipari. E quale spazio, meglio di un’isola, per sua stessa natura circondata dall’acqua, si presta ad accogliere una mostra come questa che vivifica e rigenera il percorso espositivo di uno tra i più sorprendenti musei della nostra Regione? Siamo certi, dunque, che i viaggiatori attesi alle Eolie nei prossimi mesi ameranno moltissimo questa raffinatissima, liquida suggestione che i “Dipinti sull’acqua” donano a questo museo e alla sua ricchissima collezione di reperti».
Gli approcci all’acqua spiegati dalla curatrice Brigida Mascitti
Spiega la curatrice, Brigida Mascitti, storica e critica dell’arte specializzata nel Novecento storico: «La gamma degli approcci stilistici, concettuali e tematici all’immagine dell’acqua è assolutamente varia, e prescinde dunque dalla cronologia delle opere. Ed è così che il Tevere, con le sue enormi anse, è protagonista della tela Passeggiata di Poussin verso Monte Mario del 1859 di Karl Lindermann Frommel come della Valle del Tevere 1 del 2000 di Ettore De Conciliis. L’acqua spesso è anche l’elemento caratterizzante la città: così ne Il porto di New York del 1912 di Attilio Pusterla, nella tela Brasile. Nei dintorni di Olinda del 1924 di Giulio Aristide Sartorio e nel Canale di Venezia del 1939 di Bruno Croatto».
Continua: «I contemporanei De Conciliis e Piero Guccione si soffermano sulle placide sfumature di blu del mare con Perenni transiti III del 2015 e lo studio da Il nero e l’azzurro del 2003. Immancabile, inoltre, l’omaggio alla Sicilia, isola bagnata contemporaneamente da tre distinti mari ed immortalata da Vito Bongiorno con l’opera omaggio alla propria terra natale My land del 2021 o con una veduta spettacolare al crepuscolo del Porto di Palermo, opera del 2010 di Ettore De Conciliis».
In copertina: Francesco Santosuosso, Tempesta sull’oceano primordiale, olio e acrilico su tela, 2019.
La pandemia, nel 2020, aveva messo in pausa le grandi celebrazioni in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (1483-1520). E, proprio per questo, Sky e Nexo Digital ricominciano da dove avevano interrotto: la Grande Arte al Cinema riparte con Raffaello. Il giovane prodigio. L’evento si propone di celebrare l’artista urbinate ripercorrendone arte e vicende umane; lo farà affidando il compito alla protagonista della sua vita: la pittura. Quella di Raffaello è una pittura potente, capace di attraversare i secoli e di offrire sempre nuove emozioni.
Il docufilm, diretto da Massimo Ferrari e prodotto da Sky, sarà presente nelle sale italiane (quil’elenco dei cinema) solo nelle date del 21, 22 e 23 giugno. Raffaello. Il giovane prodigio racconta, con la voce narrante di Valeria Golino, la vita e le opere di Raffaello a partire dai suoi ritratti femminili; segue una prospettiva inedita data dal ruolo della donna nella vita dell’artista: la madre, l’amante, la committente, la dea. Sky e Nexo Digital sono, inoltre, fieri di annunciare che, tra le numerose riprese in altissima definizione delle opere, spiccano anche quelle realizzate ad alcune opere custodite all’interno delle Scuderie del Quirinale in occasione della mostradello scorso anno, Raffaello 1520-1483.
Il docu-film
«Raffaello. Il giovane prodigio pone l’accento sulla metamorfosi artistica del pittore e sulla sua capacità di far evolvere la propria arte senza mai ripetersi», così presenta il film la Nexo Digital. «A otto anni Raffaello perse la madre. Secondo la leggenda, il padre, Giovanni Santi, ritrasse la moglie Magìa nelle vesti di una Madonna che fa addormentare il proprio bambino; ha mantenuto così vivo nel figlio il suo ricordo. La Madonna e il bambino diventano così temi portanti di tutta la carriera di Raffaello e, insieme ai ritratti femminili, sono quelli che meglio raccontano la sua straordinaria abilità di interpretare la bellezza. La sua ricerca parte da figure realmente esistite per approdare a una bellezza ideale che culmina nella realizzazione della Galatea, la ninfa che racchiude in sé le parti più belle di ogni donna».
Sky e Nexo Digital si sono avvalse della consulenza di numerosi esperti, tra cui Vincenzo Farinella, professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Pisa e consulente storico-scientifico del progetto. E, ancora, interverranno Lorenza Mochi Onori, storica dell’arte ed esperta di Raffaello, Giuliano Pisani, filologo classico e storico dell’arte italiana, Ippolita di Majo, sceneggiatrice e storica dell’arte e Gloria Fossi, storica dell’arte medievale e moderna. Il racconto, inoltre, prenderà vita grazie alle animazioni dell’illustratore Giordano Poloni, che accompagneranno lo spettatore in un mondo evocativo e sognante, tra arte, leggenda, realtà e mito.
Immagine in copertina: Madonna Sistina, dettaglio. Di seguito il trailer del docu-film.
La metro C di Roma è la sede scelta per ospitare una straordinaria iniziativa, coinvolgente e stimolante: una galleria d’arte diffusa a disposizione dei viaggiatori. Il progetto, 1M Sotto la Metro, è realizzato da Atac S.p.A. in collaborazione con Fusolab 2.0. Una mostra d’arte diffusa interattiva metropolitana che coinvolge 15 artisti del panorama internazionale e altrettante fermate della metro C.
Si tratta di una serie di opere d’arte digitali che arricchiranno e allieteranno l’esperienza del viaggio in metropolitana. «L’obiettivo» – sottolinea Atac – «è quello di regalare un momento di creatività ai passeggeri che potranno ammirare le opere esposte e interagire con esse».
Sono previste tre edizioni del progetto, curato da Arianna Forte: maggio 2021, dicembre 2021 e dicembre 2022, con la collaborazione di 15 artisti e il coinvolgimento di altrettante fermate della metro di Roma. La prima edizione, presentata il 21 maggio, si svolgerà dal 26 al 28 maggio, dalle ore 15.00 alle ore 21.00. Un’edizione che prevede l’istallazione di 6 opere in 5 stazioni della metro C: Teano, Gardenie, Malatesta, Pigneto e Torre Maura.
A Torre Maura è destinata la guest installation “Do ut Das” di Tamara Ceddi. E no, “Das” non è un errore; è un gioco di parole che sta per “Distributore Automatico Storie”. «Questa installazione – spiega Atac – si aziona ogni volta che il cliente inserisce un biglietto o un abbonamento. Una volta validato il titolo, l’opera restituisce una storia/poesia stampata su uno scontrino. Si tratta di un’istallazione innovativa, che si avvale della collaborazione de I Poeti der Trullo e il loro movimento poetico “Metroromanticismo“, in cui la città è vista come un immenso supporto su cui scrivere poesie».
Un’iniziativa da non perdere, dunque, per i fortunati che si trovano a Roma in questi giorni. Un’arte digitale che però è fortemente inclusiva e interattiva. Un’arte in grado di connettere persone, territorio e rete; in grado, anche, di dare forma e nuova vita alla città, con la collaborazione e la partecipazione attiva del cittadino-spettatore.
Dal primo giorno di zona gialla, in Sicilia ha riaperto a tutti gli effetti laGalleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, situata in via XXIV Maggio a Messina. È possibile visitare la Galleria dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. Il costo dell’entrata è di tre euro, un euro per gli studenti e gratuito per gli invalidi e i loro accompagnatori.
Dedicata al critico d’arte messinese, la Galleria è stata inaugurata nel 1998. All’interno è possibile ammirare opere di diverse correnti artistiche: l’Arte Povera, la Pop Art, i “Concetti Spaziali” di Fontana, l’Astrattismo. Oltre a tanti altri quadri appartenenti a grandi nomi del Novecento: tra gli italiani Boetti, Bonalumi e Casorati; tra gli artisti internazionali vi sono quadri e sculture di Liberman e Hodgkin.
Un’intera sezione della galleria è dedicata agli artisti contemporanei messinesi che hanno fatto conoscere l’arte sicula a livello nazionale e internazionale, come Mazzullo, Migneco, Freiles e Samperi.
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione della studentessa Giorgia Castiglione che ci introduce nella travolgente storia dell’arte contemporanea.
Siamo appena entrati nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e come prima opera vediamo esposta una balla di fieno, “Ah, ma lo potevo fare anch’io!”, dovete sapere però che l’arte dei nostri giorni non può essere fatta da chiunque.
Il punto dell’argomentazione è far capire l’utilità dell’arte contemporanea e perché considerarla tale.
Ritorniamo un po’ indietro: siamo nel 1400-1500, in pieno Rinascimento, e stiamo ammirando Leonardo Da Vinci che dipinge la Gioconda o Raffaello che affresca una delle Stanze Vaticane con la Scuola di Atene o, ancora, Michelangelo che poco più che ventenne realizza la Pietà. Capolavori che hanno segnato la Storia dell’Arte realizzati da veri e propri maestri con una tecnica che ai loro tempi non si era mai vista. Ai loro tempi, sì perché prima di loro, prima del Rinascimento, prima della prospettiva di Brunelleschi, della quarta dimensione di Leonardo, dei colori vividi di Raffaello, della plasticità di Michelangelo non c’erano altro che figure bidimensionali, senza prospettiva, senza colori, senza plasticità. Loro hanno stravolto tutte le certezze, le hanno fatte cadere: hanno fatto la rivoluzione.
I loro insegnamenti sono stati presi d’esempio e nei secoli successivi sono nate scuole d’arte che insegnavano questo modo di dipingere e scolpire, alla maniera del Rinascimento, classica.
Spostiamoci ora al 15 aprile del 1874 a Parigi, saltiamo Barocco e Neoclassicismo per vedere, nello studio del fotografo Felix Nadar, la prima mostra impressionista; questo dopo che Napoleone III inaugurò il Salon des Refusésnel 1863 dove vi erano esposte tutte le opere escluse dal Salon ufficiale, quindi anche quelle impressioniste. Gli impressionisti erano dei reietti, disprezzati destavano scandalo con il loro nuovo modo di dipingere. Eppure, se si chiede ad una persona qualsiasi quale sia il suo movimento artistico preferito, risponderà con fierezza: “L’Impressionismo!”.
L’Impressionismo è una corrente artistica amata da tutti oggi, ma che quando nacque provocò scandalo e fu rifiutata da tutti. Talmente amato oggi, che è come se la mente della gente comune si fermasse a questo movimento o a Van Gogh, un post-impressionista. Ecco, Van Gogh, l’artista preferito di chiunque che è quasi diventato una moda amarlo e postare sui social i suoi dipinti con frase annessa cercata un minuto prima su www.frasicelebridiartisti.com. Ma non andiamo fuori tema, perché il punto è che anche un artista amatissimo come Van Gogh era un reietto che non riusciva a vendere i suoi quadri, tant’è vero che erano comprati solo da suo fratello Teo.
Van Gogh esprimeva i suoi sentimenti nei dipinti, allora perché le tele tagliate e bucate di Lucio Fontana non vengono apprezzate? Lucio Fontana intendeva esprimere un concetto ben preciso e cito proprio le sue parole: “Il buco, il famigerato buco, non è il buco della tela, è la prima dimensione di vuoto. La libertà data agli artisti, agli uomini di creare l’arte con qualsiasi cosa. L’arte è pura filosofia”. Con i suoi tagli e buchi voleva portare lo sguardo dello spettatore oltre e dentro il quadro, restituendogli una certa vitalità.
Fino ad adesso, però, abbiamo parlato solo di tecniche pittoriche e si potrebbe andare avanti per ore parlando di tutte le innovazioni portate fino ad oggi, dal Cubismo all’Espressionismo astratto (quest’ultimo neanche apprezzato, per giunta). Ma se vi dicessi Marcel Duchamp? Con la sua arte intendeva provocare e il Dadaismo in generale è stato un movimento di rivoluzione, di ribellione; ci sentiamo presi in giro da un tizio che ad una mostra presenta con lo pseudonimo “R. Mutt” un orinatoio e probabilmente il pensiero che l’artista ha voluto esprimere, almeno secondo il filosofo Stephen Hicks, è quello secondo il quale “l’arte è qualcosa su cui puoi pisciare”. Una provocazione a tutte le scuole d’arte e agli artisti stessi. Jerry Saltz scrisse su The Village Voice nel 2006:
«Duchamp asserì duramente che voleva “de-deificare” la figura dell’artista. I ready-made fornirono una strada alternativa a quelli che erano inflessibili aut aut di proposizioni estetiche. Esse rappresentano un cambiamento copernicano nell’arte. Fontana è un così definibile “Acheropoietoi”,cioè un’immagine non modellata dall’artista. Fontana ci porta in contatto con un originale che rimane sì un originale, ma esiste in uno stato filosofico e metafisico alterato. È una manifestazione del sublime kantiano: un’opera d’arte che trascende una forma ma che è anche intellegibile, un oggetto che abbatte un’idea permettendole di nascere più forte».
Come vedete, ogni cosa ha un significato e non è da tutti pensare una cosa del genere e mostrarla facendola diventare un’opera d’arte. L’arte contemporanea si caratterizza per le idee che si hanno e non per la tecnica, sarebbe noioso vedere sempre gli stessi dipinti. Essere un vero artista oggi significa pensare a cose banali, su cui nessuno normalmente si focalizza e mostrarle agli altri facendo vedere il proprio punto di vista; essere un vero artista significa prendere i problemi della società del nostro tempo ed esplicarli in arte.
Sia una balla di fieno, sia un orinatoio, sia un quadro completamente bianco, sia un barattolo di feci con scritto “Merda d’artista” sono da considerarsi arte anche solo per il fatto che ci facciano riflettere sull’oggi, sul presente. Definire un’opera arte solamente per la sua complessità tecnica non ha senso oggigiorno, non basta.
Sì, anche noi avremmo potuto esporre una balla di fieno in un museo, così come avremmo potuto esporre un orinatoio, ma per qualche ragione non l’abbiamo fatto e gli artisti contemporanei ce lo ricordano mostrando la loro arte. A noi non resta altro che ammirare.
Andrà in scena dal 25 settembre al 17 ottobre 2020 la rassegna di spettacoli presso lo Spasimo di Palermo saranno valutate le proposte artistiche di soggetti giuridici operanti nel settore dello spettacolo in modo professionale, con sede legale a Palermo che riguardino prosa, poesia, teatro di narrazione con testi di qualunque epoca, editi o inediti, la cui interpretazione abbia una durata compresa tra i 40 e i 100 minuti. Eventuali testi di autori tutelati dovranno essere già registrati in Siae e il proponente dovrà possederne il diritto di rappresentazione.
I soggetti proponenti potranno presentare solo una proposta artistica e dovranno essere, in possesso dei requisiti di legge per contrattare con le Pubbliche Amministrazioni.
Tutte le proposte dovranno essere inviate alla mail – parolaapalermo@teatrobiondo.it – entro le ore 24:00 del giorno 20 settembre 2020.
Queste dovranno contenere, tra le altre; la relazione dettagliata dell’iniziativa rispetto ai contenuti, tempi e modalità di realizzazione e l’indicazione degli artisti coinvolti, il curriculum degli artisti dai quali è possibile evincere l’appartenenza al territorio, il preventivo dei costi, che non dovrà superare i 4 mila euro (iva compresa), da cui saranno detratti i costi relativi alla SIAE;
Successivamente una commissione composta da incaricati dalla Direzione del Teatro Biondo e da un componente dell’Amministrazione Comunale, stilerà una graduatoria delle proposte pervenute, valutandone il valore artistico secondo dei criteri predeterminati e la congruità della relativa richiesta economica.
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