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NEWS | La dignità del popolo ucraino nella fontana di Makov alla Biennale di Venezia

La fontana, opera dell’artista Makov, approda alla Biennale di Venezia, con una rosa di significati sottesi tutti da scoprire in riferimento ai venti di guerra che soffiano sull’Europa e al desiderio di pace tra i popoli.

La Fontana dell’esaurimento

L’opera di Makov, attualmente visibile nel Padiglione Ucraina, nasce dalla rielaborazione di un progetto concepito negli anni Novanta e ispirato alle infrastrutture fatiscenti tipiche delle città post-sovietiche. La fontana è alta circa cinque metri ed è formata da una serie di 78 imbuti di bronzo. I tubicini sono disposti a piramide e l’acqua li riempie per poi fuoriuscire.

Nella stessa Kharkiv, l’autore ricorda come l’approvvigionamento idrico fosse precario, nessuna fontana pubblica funzionava. L’opera fu dunque inizialmente pensata per denunciare l’esaurimento delle fonti, con rimando al tema dell’acqua alta a Venezia. Nonostante ciò, oggi la fontana assume un nuovo significato: invitare a riflettere sul tema della democrazia di fronte alla guerra, con riferimento all’esaurimento di risorse emotive.

L’opera è stata ricomposta in Italia, dopo essere stata sottratta alle bombe russe e trasportata in pezzi da Kiev, andando a sottolineare che l’obiettivo principale resta la rappresentazione della dignità di un popolo e della sua storia. 

Ricordiamo che l’opera sarà visibile alla Biennale di Venezia fino al 27 novembre 2022.

Fontana dell’esaurimento (©Martin Cid Magazine)
L’artista, Pavlo Makov

Pavlo Makov ha 63 anni, è nativo di San Pietroburgo, ma ha da sempre vissuto in Ucraina. Si trasferisce a Kharkiv all’età di tre anni per poi studiare arte in Crimea. Egli riflette sul suo ruolo di artista, sul suo modo di mostrare la realtà, aumentando la consapevolezza, nutrendo la cultura e unendo i popoli. È consapevole però che il potere ideologico dell’arte ha i suoi limiti fisici.

Di recente ha lasciato la sua Kharkiv ridotta in macerie, in direzione di Venezia, per la Biennale. “Non è stata una fuga, la mia”, ha chiarito l’artista: fu selezionato mesi fa per rappresentare il suo Paese adottivo all’Esposizione internazionale d’arte in laguna.

“Hanno distrutto il mio Paese, ma non la sua anima, per questo ci tenevo a esserci”, prosegue. Le vendite dei suoi pezzi d’arte sono ad oggi utilizzate per il supporto delle forze di difesa ucraine e l’acquisto d’armi per il fronte.

Pavlo Makov a Kharkiv nel ’90 (©Martin Cid Magazine)
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ATTUALITÀ | I “ritratti dell’anima” di Caravaggio in mostra al Palazzo Zanca, Messina

Dal 6 dicembre il Transatlantico di Palazzo Zanca ospiterà l’esposizione “Caravaggio, ritratti dell’anima”.

Per ricordare Caravaggio nell’anno in cui si celebra il 450esimo anniversario della sua nascita, sarà infatti visitabile una mostra “silenziosa”.

L’iniziativa, promossa dall’Assessore alla Cultura Enzo Caruso e curata dall’esperto comunale di arte contemporanea Alex Caminiti. La mostra prevede anche una personale dell’artista campano Alessandro Follo, caratterizzata da una carrellata di volti, figure, e posture di una intensa straordinarietà.

Una delle opere di Follo

Follo intende raccontare l’evoluzione del genere ritratto, traendo spunto dal realismo noto nei capolavori assoluti di Caravaggio. <<Un vero piacere scoprire il lavoro di un artista di nuova figurazione che oltre a dimostrare abilità creativa, riesce con le sue opere a porsi umilmente al pubblico con verità e sincerità>>, ha evidenziato l’esperto Caminiti.

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ATTUALITÀ | Le Marche ospitano il “MoCa feast”, a Monsano (AN) il “banchetto” d’arte diffusa

Nella sua prima edizione, un festival di arte contemporanea diffusa è arrivato a Monsano (AN) dal 26 giugno fino al primo agosto 2021. Il MoCa feast (Monsano Conteporary Art Feast), con il titolo di “Existence is Co-Existence“, occuperà gli spazi comuni del paese con quattro esibizioni di diversi artisti.

Il nome della rassegna, MoCa Feast, è pensato come unione tra festival feast, banchetto, un invito a cibarsi di arte contemporanea, a dare all’animo il proprio nutrimento artistico. Piazza dei Caduti, i giardini di Piazza Mazzini e il parco di via XXV Aprile ospiteranno tre installazioni ambientali dell’artista Paola Tassetti per l’esibizione DisseminAzioni.

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Una delle esibizioni di Paola Tassetti (immagine via Artribune)

Nelle ex cucine del castello Deborah Napolitano, Giorgia Mascitti, Laura Paoletti e Iacopo Pinelli presentano la loro Come colui che nove cose assaggia, ispirato da un verso dell’Inferno dantesco.

Una delle installazioni di Iacopo Pinelli (immagine della mostra via Artribune)

Matteo Costanzo, invece, occuperà lo spazio del santuario Santa Maria Fuori Monsano con l’installazione Imago ergo sum. Infine, le sculture di Marco Cingolani e Ado Brandimarte occuperanno l’unica navata della chiesa Santa Maria degli Aròli con un’esibizione dal titolo Past and Present.

In occasione del MoCa, alcune serate di luglio saranno dedicate a diverse rassegne, talk, incontri artistici e approfondimenti culturali.

L’evento ha il patrocinio del TOMAV, il centro d’arte marchigiano diretto da Andrea Giusti, sotto la cura di Antonello Tolve.

Il sindaco, Roberto Campelli, molto orgoglioso dell’iniziativa, spera che il MoCa Feast possa essere un’occasione di visibilità per gli artisti emergenti.

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ATTUALITÀ | Un tempo sospeso in attesa del decadimento: l’arte del “Poetic Hotel” di Padova

«Il Poetic Hotel  è uno spazio per l’arte contemporanea chiuso al pubblico e inaccessibile». Così si legge nel manifesto del progetto artistico, ideato da Simone Berno. Si tratta di un’istallazione situata a Padova, in un hotel abbandonato. Le stanze, lasciate nel loro stato di decadenza, sono state trasformate in uno spazio d’arte contemporanea con numerose opere artistiche. L’hotel, ormai abbandonato dal 1997, rimane in una sorta di spazio sospeso nel tempo, dove tutto è immobile e silente. Ad “animare” le sue stanze si trovano sculture, fotografie, dipinti, ma anche street art, poesia, letteratura e installazioni audio-visive.

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Poetic Hotel, Padova (©poetichotel.org)

«Gli artisti, “ospiti” dell’hotel», si legge al punto 1 del manifesto, «hanno interagito e sono intervenuti nelle stanze e nei locali adibiti all’allestimento partendo dalle suggestioni del luogo, rielaborando la loro visione dell’hotel, dell’abbandono e della sospensione del tempo tra l’allora e l’attuale, rianimando di vita vissuta e vivente il tessuto di storia e di tempo che caratterizza questo luogo»

Ma la particolarità di un luogo già così originale risiede nella sua forma di fruizione. L’hotel-museo è visitabile esclusivamente online, assecondando la scelta del fondatore di preservare il microclima delle stanze, altrimenti alterato dai visitatori.

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Una stanza dell’hotel (©poetichotel.org)

Ogni ambiente, infatti, abbandonato per oltre vent’anni, ha sviluppato caratteristiche proprie, comprendenti ragnatele, muffe, infiltrazioni d’acqua ecc. Ognuno di questi aspetti manifesta il naturale scorrere del tempo e l’inesorabile degrado cui tendono tutte le cose materiali. In questo contesto le opere si configurano come fugace attimo di vita, teso a “rianimare” un luogo cristallizzato nel tempo; divengono però, a loro volta, parte dell’immobilità e del decadimento. Le opere presenti, installate dagli artisti, sono state intenzionalmente abbandonate per sempre.

Il Poetic Hotel, dunque, si configura come luogo inaccessibile, visibile solo attraverso i vari media pubblicati online, che costituiscono sia la memoria sia l’archivio di un sito d’Arte contemporanea unico nel suo genere.

Un luogo immobile che attende la fine

L’albergo, in via Sorio 73 a Padova, nasce negli anni ’50 in un edificio utilizzato come locanda, poi divenuto hotel nel corso degli anni ’80. L’abbandono dell’edificio risale al 1997, prima di una sua riapertura, 22 anni dopo, nel 2019, quando l’artista padovano Simone Berno ha dato vita al Poetic Hotel. «Una volta rielaborati gli spazi interni e le stanze» – si legge sul manifesto – «ultimate le installazioni e le performance, avviene il Check-Out ovvero il distacco definitivo dalle opere da parte degli artisti, conferite a loro volta a quella che potremmo definire ora la “persona artistica” Poetic Hotel».

La “stanza del ricordo” (© poetichotel.org)

Un collettivo di circa 30 artisti ha avuto modo di interagire con le camere abbandonate, rendendole speciali set in cui collocare le proprie opere. Berno, in un’intervista per Artribune, ha dichiarato di aver chiamato per primi i ragazzi del Mep, il Movimento per l’Emancipazione della Poesia, chiedendo loro di tappezzare di poesie intere camere (non solo muri, ma anche gli arredi).

Le poesie del Mep in una stanza dell’hotel (© poetichotel.org)
Il destino delle opere

«Il Poetic è in quarantena dal 1997» – spiega ancora Berno – «Era già non visitabile prima, nel suo manifesto riporta chiaramente che è un luogo visitabile solo online, precursore dei tempi, tristemente». L’accordo tra l’artista e il proprietario, inoltre, prevede di lasciare nuovamente l’hotel, con tutta la sua installazione artistica, ad uno stato di abbandono. L’hotel non è restaurabile e sarà lasciato al decadimento fino al momento in cui sarà necessaria la sua demolizione.

«Le installazioni allestite al loro interno» – si legge ancora nel manifesto – «relegate all’inesorabile usura del tempo, non potranno più essere ammirate dal vivo fin quando lo stabile non verrà abbattuto e assieme ad esso sarà distrutta l’intera collezione di opere. Solo allora sarà possibile recuperarle, tra le macerie dell’hotel».

Mep al Poetic Hotel, Padova (© poetichotel.org)

No one will access the hotel until the “fade”, when the “Poetic Hotel” will be demolished and the Project will be accomplished – Manifesto del Poetic Hotel

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ATTUALITÀ | Il MAXXI apre al pubblico la casa di Giacomo Balla

Bartolomeo Pietromarchi, direttore di MAXXI Arte e curatore, insieme a Domitilla Dardi, del progetto “Casa Balla”, annuncia l’inizio di un evento unico. Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno è il titolo di un progetto nato da anni di lavoro per omaggiare, a 150 anni dalla nascita, il pittore futurista Giacomo Balla.

Il progetto prevede, a partire dal 17 giugno 2021, un’importante mostra tematica ospitata nella galleria 5 del MAXXI. Qui saranno esposte anche opere inedite, ideate e create per l’occasione, che riflettono sulle numerose suggestioni di Casa Balla. L’evento più atteso, tuttavia, è proprio l’apertura di Casa Balla a Roma, definita come opera d’arte totale da cui emerge la «profonda attualità di pensiero del poliedrico Maestro».

Per la prima volta Casa Balla si appresta ad aprire le proprie porte al pubblico. Giacomo Balla (1871-1958), uno dei principali esponenti del Futurismo, visse e lavorò nella casa romana di via Oslavia dalla fine degli anni ’20 fino alla sua morte. Fino agli anni ’90, inoltre, Luce ed Elica, figlie dell’artista, continuarono a vivere nella casa romana.

In circa trent’anni Giacomo Balla aveva trasformato l’intera abitazione di famiglia in una vera e propria opera d’arte. Una casa unica che si configura quasi più come un laboratorio di sperimentazione che una normale abitazione. Ed è proprio questo che la casa avrà da offrire ai suoi visitatori: un’esperienza unica nel mondo di Balla, un mondo che non è stato mai separato dalle sue visioni artistiche. Pareti dipinte, una miriade di mobili, arredamenti, utensili decorati, numerosi quadri e sculture, abiti da lui disegnati e di tanti altri oggetti, il tutto ha creato un unico e caleidoscopico progetto.

«La casa» – dice il direttore Pietromarchi – «è una casa d’artista. Completamente decorata da Giacomo e dalle sue figlie, la casa rappresenta tutto quello che lui intendeva per “arte”: un’opera d’“arte totale”. L’altra parte del progetto è una mostra al MAXXI dove esponiamo tutta una serie di oggetti di arte applicata realizzati da Balla nel corso della sua vita e che rappresentano la sua idea di “arte totale” futurista».

Informazioni utili

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo: www.maxxi.art – info: 06.320.19.54; info@fondazionemaxxi.it
Biglietti:

  • Casa Balla + Museo MAXXI: Intero € 22,00 | Ridotto € 20,00;
  • Solo Museo MAXXI: Intero € 12,00 | Ridotto € 9,00.

Per la visita a Casa Balla, prevista solo nei weekend a partire dal 25 giugno, è necessaria la prenotazione su www.maxxi.art.

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ATTUALITÀ | “1M Sotto la Metro”, la metropolitana di Roma si colora di arte digitale

La metro C di Roma è la sede scelta per ospitare una straordinaria iniziativa, coinvolgente e stimolante: una galleria d’arte diffusa a disposizione dei viaggiatori. Il progetto, 1M Sotto la Metro, è realizzato da Atac S.p.A. in collaborazione con Fusolab 2.0. Una mostra d’arte diffusa interattiva metropolitana che coinvolge 15 artisti del panorama internazionale e altrettante fermate della metro C.

Si tratta di una serie di opere d’arte digitali che arricchiranno e allieteranno l’esperienza del viaggio in metropolitana. «L’obiettivo» – sottolinea Atac – «è quello di regalare un momento di creatività ai passeggeri che potranno ammirare le opere esposte e interagire con esse». 

Sono previste tre edizioni del progetto, curato da Arianna Forte: maggio 2021, dicembre 2021 e dicembre 2022, con la collaborazione di 15 artisti e il coinvolgimento di altrettante fermate della metro di Roma. La prima edizione, presentata il 21 maggio, si svolgerà dal 26 al 28 maggio, dalle ore 15.00 alle ore 21.00. Un’edizione che prevede l’istallazione di 6 opere in 5 stazioni della metro C: Teano, Gardenie, Malatesta, Pigneto e Torre Maura.

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Programma delle istallazioni (Immagine via 1M Sotto la Metro)

A Torre Maura è destinata la guest installationDo ut Das” di Tamara Ceddi. E no, “Das” non è un errore; è un gioco di parole che sta per “Distributore Automatico Storie”. «Questa installazione – spiega Atacsi aziona ogni volta che il cliente inserisce un biglietto o un abbonamento. Una volta validato il titolo, l’opera restituisce una storia/poesia stampata su uno scontrino. Si tratta di un’istallazione innovativa, che si avvale della collaborazione de I Poeti der Trullo e il loro movimento poetico “Metroromanticismo“, in cui la città è vista come un immenso supporto su cui scrivere poesie».

Un’iniziativa da non perdere, dunque, per i fortunati che si trovano a Roma in questi giorni. Un’arte digitale che però è fortemente inclusiva e interattiva. Un’arte in grado di connettere persone, territorio e rete; in grado, anche, di dare forma e nuova vita alla città, con la collaborazione e la partecipazione attiva del cittadino-spettatore.

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NEWS | Riapre la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera” di Messina

Dal primo giorno di zona gialla, in Sicilia ha riaperto a tutti gli effetti la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, situata in via XXIV Maggio a Messina. È possibile visitare la Galleria dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. Il costo dell’entrata è di tre euro, un euro per gli studenti e gratuito per gli invalidi e i loro accompagnatori.  

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Ingresso a una sala della Galleria – foto: Galleria Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera” (ME)

Dedicata al critico d’arte messinese, la Galleria è stata inaugurata nel 1998. All’interno è possibile ammirare opere di diverse correnti artistiche: l’Arte Povera, la Pop Art, i “Concetti Spaziali” di Fontana, l’Astrattismo. Oltre a tanti altri quadri appartenenti a grandi nomi del Novecento: tra gli italiani Boetti, Bonalumi e Casorati; tra gli artisti internazionali vi sono quadri e sculture di Liberman e Hodgkin.

Un’intera sezione della galleria è dedicata agli artisti contemporanei messinesi che hanno fatto conoscere l’arte sicula a livello nazionale e internazionale, come Mazzullo, Migneco, Freiles e Samperi.

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Una sala della Galleria – foto: Galleria Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera” (ME)
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NEWS | Riapre al pubblico il Teatro Antico di Taormina (ME) con un’esposizione unica (PHOTOGALLERY)

Come annunciato dall’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Alberto Samonà, il Parco Archeologico Naxos Taormina (ME) riapre oggi, 17 maggio 2021. Oggi ricorre anche il centenario della nascita dell’artista siciliano Pietro Consagra e, per l’occasione, è stata allestita un’esposizione all’interno del Teatro. Una selezione di opere dell’artista, realizzate tra il 1964 e il 2003, intrecciano un inedito dialogo con le memorie del Teatro Antico di Taormina e con il paesaggio circostante, in un percorso en plein air aniconico e atemporale.

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Pietro Consagra, Ferro e Fuoco (1997) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
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Pietro Consagra, Oracolo di Tebe (1988) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021

«Oggi la poetica di Consagra – sottolinea Gabriella Tigano, direttrice Parco Archeologico Naxos Taormina (ME) – approda qui, nel Teatro Antico di Taormina, spazio scenico che da millenni accoglie e consacra – in un unicum fra natura, architettura e paesaggio – il verbo dell’arte, declinato in infinite pluralità di linguaggio. Lo accogliamo con gioia certi che il dialogo ravvicinato fra archeologia e arte contemporanea sarà per i visitatori una nuova e vibrante esperienza di viaggio e di conoscenza in Sicilia».

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Pietro Consagra, Ferro trasparente rosso (1965) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
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Pietro Consagra, Controluce n. 2 (1976) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
Il percorso espositivo

La scultura da cui muove il percorso espositivo è Piano sospeso bianco del 1964, una rottura semantica netta realizzata dall’artista siciliano nella sua carriera, dirompente rispetto alle opere precedenti; l’opera è sospesa su una delle due pàrodoi del Teatro, frontale alla cavea e agli spettatori. Attraverso la poetica della frontalità, Consagra ha infatti instaurato le condizioni di un dialogo immediato, con un osservatore libero e a sua volta reattivo, creando le premesse dell’arte “partecipata”. Quest’opera appartiene allo stesso momento di svolta dei Giardini e dei Ferri trasparenti del 1964-66, opere tutte monocrome, bianche, rosa, violette, blu, carminio, lilla, nere, che si incurvano, si frammentano e si gonfiano come sul punto di levitare, ponendosi agli occhi dello spettatore come oggetti sensitivi mobili dalla doppia frontalità, in un allentamento liberatorio della tensione morale.

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Pietro Consagra, Piano sospeso bianco (1964), opera sospesa su una delle due pàrodoi del Teatro – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021

Come sarà possibile vedere in mostra anche con il Giardino bianco del 1966, il colore assume una tale intensità e uniformità da cancellare il materiale da cui è invisibilmente supportato, esprimendo la nuova apertura di Consagra a una felicità individuale. Nuove dinamiche dello sguardo e del corpo saranno attivate anche dal Matacubo esposto, scultura dalle forme tondeggianti e sensuali che attirerà il visitatore a sedersi sopra. La voce, in dialetto siciliano, definisce oggetti molto compatti e spesso ingombranti, ma viene utilizzata dall’artista come termine “paradossale” per indicare opere ludiche, realizzate in marmo e in ferro dipinto, proposte in alternativa alle panchine, costituite comunemente da rigide sbarre di ferro e legno, considerate dall’artista “repressive”.

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Pietro Consagra, Giardino bianco (1966) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
Pietro Consagra, Metacubo (1985) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
Il messaggio dell’esposizione

Il confronto diretto, faccia a faccia, con le opere di Consagra, strategicamente disposte negli spazi del Teatro sarà un’esperienza emozionante: l’artista stesso non escludeva che si potesse alleviare la sofferenza umana con il piacere della bellezza, con la forza di un artificio intelligente, nella consapevolezza che ci può essere una essenzialità, un rigore, un pensiero anche nell’aspetto leggiadro di una scultura. E l’opera di Consagra continua a essere un messaggio di speranza perché proprio oggi l’arte sia nuovamente «la salvezza della spiritualità collettiva e della fiducia in crisi».
La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Electa.

Pietro Consagra, Ferro rosso (2003) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021
Pietro Consagra, Nero del Belgio e diaspro rosso (1990) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021

In copertina: le opere viste dalla cavea del Teatro Antico di Taormina (ME) – fotografia di Fabrizio Villa ©Pietro Consagra, by SIAE 2021.

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ATTUALITÀ | “All about Banksy”, a Roma la mostra sul misterioso artista

«Ovunque si sente parlare di Banksy. Ma cosa sapete di lui se non che è famoso e che la sua identità è ignota? Abbiamo documentato la sua carriera dall’inizio degli anni Duemila, tra la strada e le mostre e ora apriamo il nostro archivio». Con queste parole, i curatori Butterfly & David Chaumet – Butterfly Art News introducono una mostra unica nel suo genere.

250 opere per presentare l’arte di Bansky, artista di strada contemporaneo circondato da quell’aura di mistero che contribuisce a dar fama alle sue opere. Da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia con graffiti e varie performance e incursioni, Banksy è uno degli artisti contemporanei di maggior successo. Ad omaggiarlo una mostra al Chiostro del Bramante, nel centro di Roma, in programma dal 5 maggio 2021 al 9 gennaio 2022.

Bansky

Si tratta quasi di un vero e proprio un approfondimento enciclopedico del suo lavoro. Le opere saranno presentate grazie a un’importante sezione documentaria composta da fotografie, reportage e video.

Sarà possibile, anzi, fortemente consigliato, acquistare i biglietti online su questo sito. In ogni caso, l’acquisto online è obbligatorio per i giorni di sabato e domenica. Durante la settimana, invece, sarà possibile acquistarli presso la biglietteria fisica (orario 10.00 – 20.00). Per ulteriori informazioni (costi, orari, biglietti omaggio e modalità di fruizione in sicurezza) è possibile visitare il sito del Chiostro del Bramante.

Street art e critica sociale

ALL ABOUT BANKSY” si configura come un «catalogo ragionato da visitare». Il percorso presenta opere realizzate dal 1999 fino al 2020, con sezioni tematiche sui lavori oramai iconici e sui temi fondamentali dell’artista. Tra questi ritroviamo i primi Black Books, i tanti rats (topi) e poi la politica, la religione, il potere, la guerra, i diritti dell’infanzia, i fenomeni migratori, i rifugiati, la società della sorveglianza, l’ambiente, l’ecologia, il mercato dell’arte.

Tutte opere realizzate con tecniche e supporti differenti e, soprattutto, in differenti contesti per accentuare il carattere di critica sociale che l’opera stessa assume. Il percorso espositivo termina con tre video per rivivere i momenti più significativi del percorso di Banksy, tra cui un documentario esclusivo e inedito che racconta vent’anni di carriera dell’artista.

«Dipingere per me rappresenta la libertà». 

- Bansky
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ATTUALITÀ | “Sentimento e osservazione”, la mostra del Museo d’Arte della Svizzera Italiana

Il MASI (Museo dell’Arte della Svizzera Italiana) informa sulla mostra che sarà ospitata nelle sale del “LAC – Lugano Arte Cultura” proprio a Lugano (TI), città di lingua italiana nella Svizzera del sud.

Le collezioni del MASI rispecchiano l’evoluzione della recente storia dell’arte ticinese. Dal XIX secolo, questa non è solamente improntata dalla comunità artistica regionale, bensì anche dagli artisti, collezionisti, commercianti e studiosi che hanno scelto il Ticino come patria d’adozione. In particolare, nelle collezioni viene rappresentata la caratteristica ambivalenza del Canton Ticino, con la sua identità culturale italiana da un lato e l’appartenenza politica allo stato federale svizzero dall’altro.

Giovanni Giacometti, Sera sull’Alpe, 1906. Olio su tela. Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Deposito della Confederazione Svizzera, Ufficio federale della cultura, Berna

Le collezioni del MASI sono dunque legate da un doppio filo culturale: metà italiano e metà svizzero, che è stato soggetto a non poche influenze nella storia.

La presentazione delle collezioni del MASI, arricchita da prestiti autorevoli, intende offrire una visione di come l’arte in Ticino – a partire dalla fondazione dello Stato federale svizzero nel 1848 fino alla fine della seconda guerra mondiale – si sia dinamicamente evoluta nel suo contesto culturale specifico, e quali siano state le influenze provenienti dal Sud e dal Nord che si sono affermate nella regione. Il percorso espositivo ne segue quindi alcune tappe fondamentali: dal Realismo, all’Impressionismo fino al Post-Impressionismo; attraverso il Simbolismo, l’Espressionismo, la Nuova Oggettività e il Realismo Magico si giunge alle prime fioriture del Surrealismo.

Orari e ingressi

Qui gli orari. Gli ingressi rispettano le norme anti-contagio e, pertanto, sono contingentati. Interessante l’opportunità di sabato 8 maggio 2021.

  • Mar/Mer/Ven: 11.00 – 18.00;
  • Gio: 11.00 – 20.00;
  • Sab/Dom/Festivi: 10.00 – 18.00;
  • Lun: chiu­so.

Ingresso gratuito: sabato 8 maggio, ore 10:00 – 18:00.

Clicca qui per conoscere i costi dei biglietti.

svizzera
Marianne von Werefkin, Il Ticino, 1927. Olio e tempera su cartone, 44.3 x 58 cm, Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Canton Ticino – ©Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano

In copertina: “Lugano Arte Cultura”, edificio del MASI e sede della mostra (Lugano, TI).