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NEWS | Il Dioniso di Tivoli all’asta, la storia della statua da Roma a Londra

Dal 24 novembre al 17 dicembre torna a Londra la Classic Week di Christie’s. La più grande casa d’aste al mondo metterà in mostra una serie di capolavori provenienti da tutto il mondo. I collezionisti di antichità che parteciperanno all’asta del 16 Dicembre avranno l’occasione di fare la loro offerta per acquistare un ornamento che, in passato, aveva decorato la dimora di un imperatore romano.

Stiamo parlando del Dioniso di Tivoli: la statua che l’imperatore Adriano in persona aveva accarezzato con lo sguardo, chissà quante volte, durante una delle sue passeggiate nella sua immensa villa a Tivoli.

La statua sarà venduta all’asta con un’offerta stimata tra 700.000 e 1.000.000 di sterline.

La storia del Dioniso di Tivoli

Per ripercorrere la storia di questa statua, bisogna tornare indietro nel tempo, proprio a Tivoli. Tra il 1769 e il 1771, lo scozzese Gavin Hamilton, pittore e appassionato di archeologia, condusse delle ricerche nella Villa Adriana. In particolar modo si concentrò nella parte nord della villa, vicino al Teatro Greco. Questa zona era chiamata Pantanello, a causa della natura paludosa dell’area. Dagli scavi erano stati rinvenuti numerosi busti, capitelli e marmi. Per poter continuare le ricerche, Hamilton dovette addirittura ricorrere a delle opere di drenaggio, grazie alle quali vennero alla luce numerose altre statue. In un periodo in cui l’archeologia si confondeva quasi totalmente con l’antiquaria, i numerosi ritrovamenti del Pantanello finirono sul mercato antiquario e furono dispersi tra varie collezioni inglesi e romane. Lo stesso pontefice Clemente XIV acquistò una parte di queste opere per i Musei Vaticani.

Da Tivoli a Londra

La statua di Dioniso, che faceva parte del tesoro del Pantanello, fu ceduta da Hamilton a Lord Shelbourne.  Se oggi si presenta a noi come erma, in origine doveva trattarsi di una statua intera che Hamilton modificò, forse perché incompleta al momento del ritrovamento. Se questo oggi risulta impensabile, è doveroso tenere a mente che Hamilton era un appassionato e non un archeologo.

Alla morte di Shelbourne nel 1805, l’erma restò proprietà della famiglia fino al 1930, quando venne venduta al diplomatico Karl Bergsten, entrando così a far parte della Bergsten collection di Stoccolma. Termina così la storia del Dioniso, dalla villa di un imperatore romano a una delle raccolte di antichità private più famose del XX secolo a Stoccolma. Il 16 Dicembre, a Londra, si aggiungerà un altro tassello alla sua storia e la statua intraprenderà un nuovo viaggio, non ci resta che scoprire chi sarà il suo nuovo proprietario!

Il patrimonio di Tivoli e il progetto Atlas

Il Dioniso, oggi all’asta, è testimone della straordinarietà della decorazione architettonica e scultorea della villa imperiale di Tivoli: i suoi capolavori, infatti, figurano oggi nei più importanti musei del mondo. Ma esiste anche una parte di questo immenso patrimonio che è rimasta a Tivoli ed è conservata nei Mouseia della Villa Adriana. Si tratta per lo più delle sculture rinvenute negli scavi degli anni ’50; tra queste, ritroviamo il ciclo scultoreo del Canopo.

Di questo ciclo fanno parte il gruppo di Scilla, la fontana-coccodrillo e una figura semisdraiata in cui è stata identificata la personificazione del Nilo. I lavori per la riqualificazione dei Mouseia sono da poco terminati e saranno presto aperti al pubblico. Nel frattempo, le Villae si stanno impegnando nella mappatura di tutto il patrimonio proveniente dalla residenza imperiale, presente nelle collezioni d’arte antica di tutto il mondo.

“Le Villae – dichiara il direttore, Andrea Bruciati – si stanno impegnando per garantire che, alla fine della sospensione dell’apertura dovuta all’emergenza sanitaria, i Mouseia di Villa Adriana, chiusi dal 2014, tornino fruibili per il pubblico, rinnovati negli apparati didattici, nel racconto della luce e nei colori. Non può che suscitare emozione anche il Dioniso oggi all’asta, poiché evoca la suggestione e il fascino che Villa Adriana ha esercitato nei secoli e ne racconta emblematicamente la storia e la fortuna in età moderna, rappresentandone i valori identitari. Del resto, l’unicità del complesso e l’universalità del suo messaggio, sancite dall’iscrizione alla World Heritage List Unesco, sono legate proprio alla capacità di esercitare nel tempo un’influenza che va al di là dei confini geografici e culturali. Per questo le Villae stanno lanciando il progetto Atlas, una mappatura del patrimonio di Villa Adriana presente nelle principali collezioni del mondo”.

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NEWS | Donazione unica ai Musei Civici di Bologna

I Musei Civici d’Arte Antica – Istituzione Bologna Musei – sono i destinatari di una donazione di 16 antichi manufatti in ceramica di provenienza colombiana da parte dell’Agenzia Dogane e Monopoli di Bologna.

Già oggetto di un sequestro penale per violazione dei divieti all’importazione di beni culturali e di un lungo e complesso iter giudiziario, i reperti individuati e censiti sono stati consegnati dall’Amministrazione dei servizi doganali del capoluogo emiliano.

Donare per proteggere

L’atto di donazione vuole sensibilizzare le istituzioni ed il pubblico sull’importanza di una sistematica attività di protezione e difesa dei beni di interesse artistico, storico e culturale, per sperare di contrastare, anche in minima parte, il loro sfruttamento economico. Restituiti alla fruizione pubblica, i manufatti troveranno a breve una collocazione all’interno del percorso espositivo del Museo e rimarranno a disposizione per scopi di studio e ricerca.

Studiare per divulgare

Accurati accertamenti iconografici e stilistici hanno consentito di ricostruire il contesto di provenienza da una specifica area geografica, di stabilirne l’autenticità e la datazione, attraverso la ricostruzione del processo storico che li ha prodotti.

Una prima occasione di divulgazione dei risultati riguardo i materiali americani sarà il ciclo di conferenze on line dal titolo Cose dell’altro mondo: oggetti americani nelle collezioni del Museo Civico Medievale, organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna.