Rafforzare la promozione di Aci Castello (CT) e delle sue bellezze architettoniche, naturalistiche e ambientali presenti nella Riviera dei Ciclopi: sono gli obiettivi dell’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi dal Comune di Aci Castello e dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania.
Cosa prevede il progetto
La convenzione prevede l’elaborazione di proposte di progetti di formazione per la valorizzazione delle risorse culturali e ambientali del territorio attraverso le attività degli studenti. «Negli ultimi anni questa amministrazione si è mossa in una direzione chiara: quella della promozione del territorio», così ha spiegato il sindaco di Aci Castello (CT), Carmelo Scandurra. «Una ricca serie di eventi e manifestazioni di interesse culturale, per lo più realizzati nello splendido scenario del Castello Normanno, e l’istituzione dell’ecomuseo “Riviera dei Ciclopi” costituiscono segnali chiari dell’intenzione di mettere in atto azioni precise, di sviluppo turistico e valorizzazione del territorio».
Le aspettative della collaborazione
Saranno portate avanti attività di analisi di modelli di sviluppo turistico in altri contesti europei ed elaborati nuovi modelli di attuazione di politiche strategiche per la destinazione Aci Castello attraverso la realizzazione di prodotti multimediali e non finalizzati alla comunicazione e valorizzazione del territorio.
È prevista per il 30 giugno 2021 l’apertura del nuovo museo danese dedicato ad Hans Christian Andersen (1805-1875), scrittore e poeta danese noto in tutto il mondo per le sue fiabe. Proprio a lui e al suo mondo fiabesco sarà dedicato a Odense, sua città natale, un nuovo straordinario progetto, in grado di coniugare architettura sostenibile, arte e tradizione letteraria.
Nel 2016 Kengo Kuma and Associates, studio dell’architetto giapponese Kengo Kuma, vinceva il concorso indetto dal Comune di Odense per la presentazione del progetto del nuovo museo. Finalmente, dopo cinque anni di attesa, il museo si appresta ad essere presentato al pubblico. Situato tra il contemporaneo centro di Odense e la zona urbana medievale, con le piccole casette di legno tradizionali, il museo si propone di coniugare la dualità data dal passato e dal presente in continuo divenire.
«Ci sono profondi messaggi nelle opere di Andersen che riflettono la vita dell’autore e il suo viaggio», afferma Kengo Kuma. «Il lavoro di Andersen proietta la dualità degli opposti che ci circondano: reale e immaginario, naturale e artificiale, umano e animale, luce e oscurità. Lo scopo del nostro progetto è quello di incanalare questa essenza del suo lavoro in forma architettonica e paesaggistica».
Un progetto architettonico e paesaggistico unico
Il museo di Odense, da progetto, si compone di una serie di padiglioni circolari ravvicinati, come a formare una catena sconnessa, realizzati in strutture lignee che comunicano con il vasto parco circostante. L’idea è quella di non fornire un percorso espositivo obbligato, ma di lasciare il visitatore libero di esplorare, di entrare e uscire a piacimento dai vari ambienti, perdendosi tra il verde del parco e tra le istallazioni fiabesche ispirate alle opere di Andersen. Alcuni spazi espositivi, a questo scopo, saranno sotterranei, fungendo da “portali”, come afferma Kuma, per trasportare il visitatore dal mondo reale al mondo delle fiabe.
La grandezza del progetto passa anche attraverso grandi numeri: costato 390 milioni di corone danesi (quasi 53 milioni di euro), il Museo si estende su una vasta area, con i padiglioni che si sviluppano in circa 6000 mq, compresi in un parco di altri 7000 mq.
Artisti internazionali omaggiano Andersen
Il mondo fiabesco di Andersen, inoltre, prenderà vita grazie alle produzioni di 12 artisti di fama internazionale. Il brasiliano Henrique Oliveira proporrà un gigantesco albero tridimensionale, in legno riciclato, ispirato alla fiaba L’acciarino magico; la danese Veronica Hodges presenterà un’istallazione realizzata con carta intagliata ispirata alla rondine della fiaba Mignolina.
A rendere unica l’esperienza di una visita immersiva in un contesto altrettanto unico saranno anche le arti sonore, grazie ai lavori dello sceneggiatore danese Kim Fupz Aakeson e dello scrittore americano Daniel Handler. Inoltre, sarà possibile immergersi tra le note delle composizioni originali de L’usignolo, La regina delle nevi, Il brutto anatroccolo e La sirenetta, reinterpretati dalla compositrice danese Louise Alenius.
Il mondo di Andersen, inoltre, prenderà vita grazie a un viaggio visivo del regista Timothy David Orme e alla collaborazione con Andy Gent, burattinaio inglese che realizza pupazzi e figure animate per i film (noto per le collaborazioni con Wes Anderson).
Non resta, dunque, che volare in Danimarca per prendere parte a un’esperienza sensoriale unica!
L’Università di Catania informa su un seminario che si terrà interamente online e avrà come protagonista la città di Siracusa sotto la dominazione della Corona d’Aragona.
Oggi, lunedì 24 maggio, alle ore 17.30, online sulla piattaforma Microsoft Teams, si terrà il seminario dal titolo L’antica Corona d’Aragona. Il mondo iberico e Siracusa nell’età del Rinascimento, organizzato dalla prof.ssa Lucia Trigilia, docente della Struttura Didattica Speciale di Architettura di Siracusa dell’ateneo catanese.
Interverranno il direttore dell’Archivio Storico Siracusano Giuseppe M. Agnello che parlerà di “Istituzioni, società ed economia a Siracusa nel periodo aureo della Camera reginale (1420-1536)”, Antoni Conejo Da Pena dell’Universitat de Barcelona con la relazione “L’architettura civile a confronto. Un viaggio dalla Catalogna alla Sicilia, secoli XIV-XV”, Licia Buttà dell’Universitat Rovira i Virgili con il contributo “Tra Gotico internazionale e Rinascimento mediterraneo: la pittura del Quattrocento a Siracusa”.
A seguire le docenti dell’Università di CataniaSimona Gatto con una riflessione su “Lo stato degli studi sulle arti figurative a Siracusa tra Quattrocento e Cinquecento” e Lucia Trigilia sul tema “Architettura e città nell’età delle regine a Siracusa e l’antica Corona d’Aragona”.
Per partecipare all’evento ti basterà nell’orario stabilito.
Il Tempio meglio conservato della Magna Grecia da marzo 2021 è soggetto a un monitoraggio sismico continuo. Ciò è possibile grazie a una collaborazione tra il Parco Archeologico di Paestum e Velia e il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Salerno. Si tratta di 14 punti di misura, realizzati con sensori di ultima tecnologia e sviluppati nell’ambito della ricerca sulle onde gravitazionali; i sensori sono posizionati sulle parti alte dell’edificio di V sec. a.C. e nel sottosuolo, per misurare in tempo reale ogni minimo movimento della struttura millenaria. La precisione degli accelerometri è tale da poter registrare non solo attività sismiche, ma anche l’impatto del traffico e persino del vento sul Tempio.
Monitoraggio, ma anche tutela preventiva
Tali dati, dal momento che vengono raccolti in maniera sistematica, aiuteranno a elaborare un modello del comportamento dinamico dell’edifico; saranno inoltre fondamentali per rintracciare cambiamenti strutturali, non visibili a occhio nudo, ma che potrebbero rappresentare un rischio.
“Si tratta di un’integrazione virtuosa tra ricerca applicata e tutela – commenta l’Ing. Luigi Petti dell’Ateneo salernitano – che impiega tecnologie e sensori altamente innovativi, sviluppati dal Professore Fabrizio Barone per applicazioni nei settori della sismologia e della geofisica, integrando le conoscenze di molti settori scientifici, tra cui l’archeologia, l’architettura, la geologia e l’ingegneria strutturale. Tali attività rientrano in un progetto di ricerca più ampio, a cui partecipano, tra l’altro, le Università di Roma La Sapienza e di Kassel in Germania. È inoltre iniziata una collaborazione con l’ISPRA per attività di monitoraggio sui Beni Culturali”.
“In questa maniera – commenta Maria Boffa, funzionaria per la comunicazione del Parco – ci si può connettere da tutto il mondo per seguire il comportamento dinamico del tempio di Nettuno in tempo reale. Ovviamente i dati messi on line sono in uno stato ‘crudo’ e parziale, per accedere ai dataset completi bisogna effettuare un’apposita richiesta. Per avere un’idea di cosa esattamente stiamo parlando, si può fare una prova e osservare in video una oscillazione del monumento in diretta proprio nell’orario di transito del Frecciarossa, oppure quando la situazione meteorologica a Paestum non è delle migliori. In tal modo, speriamo di sensibilizzare il pubblico verso un campo di ricerca a lungo riservato agli addetti ai lavori e far capire come la tecnologia può aiutare nella tutela del patrimonio”.
Per il posizionamento dei sensori nel sottosuolo sono stati effettuati nuovi scavi lungo le fondazioni del monumento. Le indagini, coordinate dai funzionari archeologi Daniele Rossetti e Francesco Scelza, hanno riservato più di una sorpresa agli studiosi.
Può sembrare strano, ma si tratta dei primi scavi stratigrafici controllati e documentati in maniera corretta sul tempio di Nettuno, uno dei monumenti dorici più famosi del mondo antico.
“Filippo Juvarra, regista di corti e capitali. Dalla Sicilia, al Piemonte, all’Europa” è il titolo della mostra inaugurata allaBiblioteca Universitaria di Torino. A renderlo noto è l’Assessore alla Cultura di Messina, Enzo Caruso, che esprime compiacimento per l’iniziativa. La mostra è dunque promossa dalla Biblioteca torinese ed offre la più grande raccolta di disegni del grande architetto e incisore messinese. L’Assessore ha ricordato che già nel maggio scorso, nell’ambito del progetto “Il Maggio dei libri 2019”, fu presentata la ristampa di “Amore ed Ossequio di Messina in solennizzare l’acclamazione di Filippo V di Borbone”di Nicolò M. Sclavo. Capolavoro edito a Messina nel 1701 con otto incisioni di Filippo Juvarra, curato da Giovanni Molonia, lo scomparso studioso di storia patria.
La Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino
Cosa custodisce la Biblioteca di Torino
L’esposizione di Torino conserva la cospicua raccolta di disegni del celebre architetto e dei suoi collaboratori; le opere furono quindi acquisite dalla Biblioteca torinese negli anni 1762-1763. La collezione si arricchì poi, nel 1857, dell’unico composto dell’artista messinese dotato di un originale titolo: “Penzieri diversi p. studio d’architettura fatti da me D. Filippo Juvarra a 9 luglio 1707 in Roma”.
Gli album esposti offrono il profilo di un artista “a tutto tondo”, dentro e oltre il barocco: non soltanto quello di geniale architetto, ma anche di vedutista escenografo. Tre sono i filoni nei quali si sviluppa il percorso espositivo, arricchito da un apparato multimediale che permette lo sfoglio di tutto il corpus su monitor a parete. Il primo è dedicato agli studi di Juvarra e dei suoi collaboratori più legati alle architetture religiose e civili. Il secondo nucleo ripercorre l’attività di Juvarra scenografo; in particolare quella degli anni romani, tra il 1709 e il 1714. La terza sezione è incentrata sul legame storico-politico-culturale tra Sicilia, Piemonte ed Europa.
In copertina: Filippo Juvarra, Veduta ideale del Po con il Monte dei Cappuccini e Superga, Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Ris. 59.1, disegno 16 – via: Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino
Gli studiosi interessati possono quindi inviare un abstract dell’intervento, in lingua italiana, inglese o francese, entro il 31 gennaio al seguente indirizzo: convegnofar@gmail.com. I risultati della selezione saranno resi noti entro il 15 febbraio 2021 e agli studiosi sarà chiesto di consegnare i contributi completi entro il 15 giugno 2021. Infine verranno tutti raccolti e pubblicati in un volume a tema.
Abitare a Roma, per un dibattito multidisciplinare
Il Convegno sarà suddiviso in due sessioni complementari: una dedicata all’Architettura a Roma e l’altra all’Architettura del primo Novecento. Per la prima saranno benvenuti temi come: la storia degli scavi della Capitale fra fine Ottocento e inizio Novecento; un focus sulle metodologie della ricerca archeologica e sui suoi fautori, in questo caso, non guasterebbe! Oppure, sempre per la prima sessione, sarebbe interessante uno studio sulla decorazione architettonica nell’edilizia residenziale o sulle tipologie di domus e “caseggiato“. Nella seconda sessione sarebbero graditi interventi sulla formazione accademica degli architetti del primo Novecento, come quelli attivi nella Roma post-unitaria che hanno compreso il suo delicato rapporto con l’antico.
L’auspicio del Convegno è mettere in connessione tematiche che sono spesso viste come afferenti a settori diversi, per far confrontare archeologi, storici e architetti. Un dibattito multidisciplinare potrebbe infatti aiutare a comprendere meglio le scoperte archeologiche stesse e come diverse personalità le hanno recepite nel tempo.
A Palermo, l’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha destinato fondi per un milione di euro per i lavori di restauro della Zisa, storico castello del capoluogo siciliano.
Il palazzo della Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)
La Zisa (dall’arabo al-Azīz, “la splendida”), fondata da Guglielmo I nel 1165 e completata dal suo successore Guglielmo II intorno al 1175, si trovava fuori dalle mura dell’antica città di Palermo.
Si presentava come il monumento più importante e rappresentativo del Genoardo (dall’arabo jannat al-ar, “giardino” o “paradiso della terra”), il parco reale che si ispirava ai giardini di ascendenza islamica e costituiva una prerogativa del territorio appena fuori dalla Palermo normanna.
Nuovi lavori a trent’anni dall’ultimo restauro
Dopo un restauro effettuato nel 1972 a opera dell’architetto Giuseppe Caronia, si ritorna adesso a porre l’attenzione su interventi necessari alla vita della struttura.
Sono previsti, così, interventi mirati sulla struttura stessa e su tutto il giardino circostante con opere di sistemazione esterna delle aree verdi e creazione di impianti idrici e di illuminazione.
Le opere di manutenzione riguardano, in particolare, interventi di rimozione delle parti rovinate e di ripristino delle strutture che pregiudicano la fruibilità del sito, il restauro dellepavimentazioni in ceramica smaltata, dei rivestimenti marmorei, degli affreschi e dei mosaici alle pareti che risentono dell’usura del tempo.
Sala della Fontana della Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)
È prevista, inoltre, l’impermeabilizzazione della peschiera e la creazione di un impianto di ricircolo delle acque permettendo di migliorare la qualità dell’acqua, in modo da evitare l’insorgere di muffe e microrganismi che potrebbero alterare i marmi su cui scorre.
Sulla terrazza di copertura, oltre a effettuare lavori di impermeabilizzazione, sarà inserito un sistema di protezione di lastre in vetro per tutelare maggiormente i visitatori che da lì si affacciano per una veduta panoramica della città.
Opere di manutenzione e miglioramento sono previste nell’area della biglietteria e del bookshop, attualmente affidato a CoopCulture.
Inoltre, la Sezione Archeologica della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo, sotto la direzione di Lina Bellanca, si concentrerà anche sulla zona dello scavo archeologico per un ulteriore approfondimento e la realizzazione di nuove misure di protezione dello stesso.
Valorizzazione e riqualificazione
“Il palazzo della Zisa – secondo quanto detto dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – al di là della sua indiscutibile importanza storico-monumentale, rappresenta ancora oggi un esempio innovativo e moderno di architettura bioclimatica. Creata come residenza estiva, infatti, la Zisa è stata realizzata seguendo gli accorgimenti al tempo conosciuti per garantire un sistema di refrigerazione naturale; sistemi e metodi che ancora oggi sono fortemente innovativi.”
Le fontane dei giardini, la Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)
“L’intervento sulla Zisa – continua l’assessore Samonà – nel quale come Governo regionale stiamo investendo, arriva dopo quasi trent’anni dall’ultimo restauro, realizzato nel 1972 su progetto dell’Arch. Giuseppe Caronia, e mira alla conservazione e alla valorizzazione del monumento.”
Precisa inoltre l’assessore che “relativamente a quest’ultimo aspetto l’azione che sto portando avanti attraverso il mio mandato si muove su più fronti: la riqualificazione del patrimonio abbandonato e degradato, la creazione di nuovi spazi espositivi, il miglioramento e l’adeguamento delle strutture museali e dei siti archeologici esistenti ai più moderni standard, la promozione del territorio attraverso iniziative che incentivino la conoscenza e la visita dei luoghi della nostra cultura.”
La Torre degli Asinelli e la Garisenda si possono considerare, senza ombra di dubbio, il cuore della città di Bologna. Entrambi gli edifici, risalenti all’XI-XII secolo, sono stati realizzati in selenite, un gesso crudo, estratto dalle cave del Monte Donato. Le due torri svettano nel centro storico, dove vi era l’ingresso dell’antica via Emilia, che collegava direttamente la città di Ravenna con la città di Bologna.
La Torre degli Asinelli, di 97,20 metri, è la torre medievale più alta d’Italia! Probabilmente venne edificata a scopo difensivo, per volere imperiale, e in seguito passò alla famiglia Asinelli. Questa torre è l’unica della città di Bologna aperta regolarmente al pubblico: per raggiungerne la sommità si devono percorrere 498 gradini e alla loro conclusione è possibile ammirare l’intera città, dal centro storico fino ai colli.
La Garisenda, invece, è alta 47,50 metri e pende in direzione est-sud-est di 3,22 metri. Questa inclinazione avvenne a causa di un cedimento del terreno e delle fondamenta, tanto che Dante la inserì nel XXXI Canto dell’Inferno. La torre venne paragonata al gigante Anteo, figlio di Poseidone, che si piegò per favorire il passaggio di Dante e Virgilio verso il lago ghiacciato di Cocito. Nel XIV secolo, per evitare un futuro crollo, il Comune decise di “mozzarla”, in origine però doveva essere alta 60 metri.
Le due torri, Torre degli Asinelli e Torre della Garisenda, XI-XII sec. d.C., viste da Via Rizzoli. Le torri espletavano funzioni sia militari che di celebrazione del potere della famiglia che le aveva edificate. Interno della Torre degli Asinelli, unica torre regolarmente visitabile dal pubblico a Bologna. La scalinata interna è costituita da 498 scalini Vista sul Palazzo della Mercanzia dalla sommità della Torre degli Asinelli.Dalla sommità della Torre degli Asinelli si può godere di un’ottima visuale del territorio circostante, non a caso lo scopo principale dietro la sua costruzione era quello di punto di osservazione e di difesa.
ARCHITECTURE | The two towers symbol of Bologna
The Asinelli Tower and the Garisenda can be considered, undoubtedly, the heart of the city of Bologna. Both buildings, dating back to the 11th-12th century, were made of selenite, a raw gypsum extracted from the quarries of Monte Donato. The two towers stand out in the historic centre, where there was the entrance to the ancient Via Emilia – Aemilian way – which directly connected the city of Ravenna with the city of Bologna.
The Asinelli Tower, 97.20 metres high, is the tallest medieval tower in Italy! It was probably built for defensive purposes, by royal command, and later passed to the Asinelli family. This tower is the only one in the city of Bologna that is regularly open to the public: to reach the top you have to walk 498 steps and at their conclusion you can admire the entire city, from the historic centre to the hills.
The Garisenda, on the other hand, is 47.50 meters high and leans in an east-south-east direction by 3.22 metres. This inclination occurred due to a subsidence of the ground and of the foundations, so much so that Dante featured it in Canto XXXI of the Inferno. The tower was compared to the giant Antaeus, son of Poseidon, who bent to facilitate the passage of Dante and Virgil towards the frozen lake of Cocito. In the fourteenth century, to avoid a future collapse, the Municipality decided to cut it, but originally it had to be 60 metres high.
The two towers, The Asinelli Tower and The Garisenda, 11th-12th century. AD, seen from Via Rizzoli. The towers carried out both military functions and celebrations of the power of the family that had built them.
Inside of the Asinelli Tower, the only tower that can be visited regularly by the public in Bologna. The internal staircase consists of 498 steps
View on the Palazzo della Mercanzia from the top of the Asinelli Tower.
From the top of the Asinelli Tower you can enjoy an excellent view of the surrounding area, it is no coincidence that the main purpose behind its construction was that of an observation and defense point.
Article translated and curated by Veronica Muscitto
“Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento; è il nostro simbolo o, se si vuole, il nostro mito. Noi sogniamo l’Italia romana cioè saggia e forte, disciplinata e imperiale. Molto di quello che fu lo spirito immortale di Roma risorge nel fascismo: romano è il Littorio, romana è la nostra organizzazione di combattimento, romano è il nostro orgoglio e coraggio: civis romanus sum”
Le parole pronunciate da Benito Mussolini il 21 aprile 1922 esprimevano il rapporto di continuità tra romanitas e fascismo, tra la Roma antica e quella moderna. Una parte consistente dell’impalcatura della propaganda fascista fu costruita sul mito di Roma. Nel complesso di simboli e rituali che il Fascismo impose all’Italia dopo la presa del potere, non si faceva riferimento soltanto al fascio littorio o al passo romano ma al potere delle immagini e, in particolare, all’architettura.
Il rapporto tra archeologia e città
La retorica fascista dei discorsi di Mussolini modifica il rapporto tra archeologia e città, fino al totale stravolgimento della topografia urbana, operato attraverso demolizioni e sventramenti. Il Duce desiderava creare un nuovo spazio politico e liberare l’antica urbs dalle “brutture”, dalle “incrostazioni parassitarie accumulate in secoli d’abbandono” e creare una nuova Roma, potente, ordinata come lo era stata al tempo di Augusto. Le vestigia della Roma antica venivano riportate alla luce e inserite in un nuovo spazio pubblico, “inventato” appositamente dal regime. Fu creata una vera e propria scenografia, che poteva essere vista da lontano o percorrendo i grandi assi viari. Nel 1930 Mussolini approva il Piano regolatore di Marcello Piacentini. Il nuovo centro urbano fu ottenuto grazie al trasferimento della stazione ferroviaria a Termini; furono isolati l’Augusteo, il teatro di Marcello e il Campidoglio. Questo piano regolatore venne presentato come il piano di Mussolini: il documento della civiltà fascista. Dopo la Roma di Augusto, dopo la Roma di Sisto V, si edificava la Roma di Mussolini. Il tessuto urbano della Capitale viene completamente manipolato e distrutto, soltanto per attualizzare il mito fascista dell’Urbe.
Piano regolatore di Roma. 1930.
La riscoperta e la rimodulazione dell’antica Roma in chiave fascista si espresse con la realizzazione di Via dell’Impero, oggi Via dei Fori Imperiali. Il primo colpo di piccone per la realizzazione della strada fu dato nell’agosto del 1931. La prima vera moderna via della Capitale legava indissolubilmente il cuore della romanità imperiale con la nuova Roma incarnata dal duce, con Palazzo Venezia e il Vittoriano. Per la sua costruzione furono demoliti il palazzo tra il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II e il palazzo delle Assicurazioni, le case in via Cremona e quelle di fronte al Foro di Traiano, l’intero quartiere di via Alessandrina, il Compitum Acilium, ed infine, il sacello dei Lares fu smontato e trasferito nei magazzini comunali.
Via dell’Impero. Roma.
Il piccone demolitore fascista
Tutti gli sventramenti, le demolizioni, le asportazioni dimostravano quanto il regime volgesse ben poco rispetto a quel patrimonio archeologico che pretendeva di valorizzare, interessato piuttosto a servirsene al fine dell’ideologia e della propaganda di regime: il fitto tessuto urbano scomparve definitivamente. Nonostante ciò, Mussolini era considerato dalla popolazione come colui che aveva reso bella l’Italia, come un costruttore. Ed è per questo motivo che il Duce si faceva rappresentare con la pala o il piccone. Sicuramente una delle immagini più famose è la copertina della Domenica del Corriere del 3 marzo del 1935, dedicata a un avvenimento accaduto giorni prima, presentato così dalla didascalia:
“Il Duce vibra il primo colpo di piccone per liberare l’area destinata alla Mole Littoria che, fra quattro anni, di fronte alle glorie monumentali dell’urbe simboleggerà la potenza dell’Italia fascista”
Achille Beltrame raffigurava Mussolini, con divisa e fez, sul tetto di una casa, con all’orizzonte via dell’Impero, mentre impugnava un piccone pronto a scagliare il primo colpo contro quell’edificio da eliminare. L’immagine del piccone, demolitore e risanatore allo stesso tempo, evidenziava il rinnovamento della città e della società operato dal fascismo. L’immagine del Duce con il piccone diviene iconica e riassume, in un gesto, anni di politiche urbanistiche, culturali e propagandistiche.
Copertina a colori de La Domenica del Corriere del 3 marzo 1935 di Achille Beltrame
La copertina di Achille Beltrame deriva da una fotografia in bianco e nero, scattata il 19 febbraio 1935. Nel passaggio da fotografia a copertina a colori, il movimento rimane lo stesso, ma il Duce risulta meno impacciato, più snello e con la luce che gli illumina il viso. Sparisce Achille Starace, poiché Mussolini doveva essere il solo protagonista della scena. Restano i due operai, forse a voler ribadire come il Duce fosse un lavoratore come gli altri. Il paesaggio circostante è idealizzato: sono abbattuti tutti gli edifici che a quel tempo ancora esistevano verso i Mercati traianei, perché, alle spalle del Duce, gli unici edifici che dovevano svettare erano i due luoghi simbolo della romanità e della Patria: la colonna Traiana e il Vittoriano.
Fotografia in bianco e nero. Mussolini inaugura con il piccone i lavori per la realizzazione della Mole Littoria. 12 Febbraio 1935.
La locuzione “piccone demolitore” esisteva già nel 1880, riferendosi alla Roma umbertina e ai piccoli sventramenti attuati, ma l’apice si registra agli albori del regime fascista, quando Giacomo Boni stava lavorando al recupero delle antiche vestigia di Roma e, in particolare, all’individuazione e alla scoperta del Lupercale. Importante testimonianza sono gli appunti dell’archeologo, in cui è presentata una scena abbastanza evocativa e propiziatoria:
“A proposito delle esplorazioni del Lupercale, la culla della civiltà romana, non sarebbe male che un giorno S. E. il Presidente Mussolini, in maniche di camicia nera, desse il primo colpo di piccone o scavasse la prima palata di terra”
Sembra quasi che dalle parole di Boni sia nato quell’atto tipicamente mussoliniano.
La nuova Roma di Mussolini
La nuova Roma di Mussolini era una metropoli di dimensioni europee costituita non soltanto da strade, monumenti ed edifici pubblici, ma da un’anima, un cervello e un centro spirituale. Con Mussolini, Roma non era più soltanto capitale politica ma diventava capitale morale e intellettuale, riprendendo molteplici elementi del passato. L’ideale di Mussolini si può sintetizzare in queste poche parole:
Ho ordinato che siano raccolte in grandi album moltissime fotografie degli esterni e degli interni da demolire, fotografie da dedicare a qualche eroe superstite nostalgico del cosiddetto “colore locale” […] Ed ora cedo la parola al piccone!”
SANTUARIO DI S. LEONARDO (FM) – La Gola dell’Infernaccio (FM), sovrastante l’abitato di Montefortino, è uno dei canyon più suggestivi tra quelli che si susseguono lungo l’Appennino Marchigiano e soprattutto, tra quelli dei Monti Sibillini. Un luogo carico di storia che per secoli è stato un luogo di passaggio tra il litorale adriatico e la via per Roma, situato nella vicina Valnerina: un percorso storico che in un tratto toccava anche l’eremo di San Leonardo, santuario benedettino fondato nell’VIII secolo.
Questo bellissimo esempio di architettura sacra, che poi ha finito per influenzare anche la toponomastica dei luoghi vicini come il monte Priora, ha però conosciuto un progressivo abbandono a partire dalla fine del Medioevo, essendo un luogo troppo isolato e soggetto a frequenti saccheggi. Nel 1971 il padre francescano Armando Lavini (padre Pietro) gettò le basi per una ricostruzione dell’eremo. Il francescano, partendo dai resti della struttura, ricostruì in stile neogotico il complesso. Elementi neogotici sono visibili ad esempio nelle finestre ogivali, nell’ingresso laterale sotto un portico composto da tre archi a sesto acuto.
Purtroppo, il recente terremoto che ha sconvolto il centro Italia, ha arrecato diversi danni all’eremo, costringendolo a rimanere chiuso fino all’aprile del 2018. Visitate questi bellissimi luoghi per scoprirne la storia nascosta e per aiutare questi borghi colpiti dal terremoto a risorgere!
ARCHAEOLOGY | The Gola dell’Infernaccio (FM), a dark name for a place of faith
SANCTUARY OF SAINT LEONARD (FM) – The Gola dell’Infernaccio (literally, ‘gorge of hell’), which overlooks the town of Montefortino, is one of the most suggestive gorges among those that stretch along the Apennines in the Marche region and, above all, among those in the Sibillini Mountains. A place full of history that has been for centuries the passage between the Adriatic coast and the road leading to Rome, located in the nearby Valnerina: a historical path that also led to the hermitage of Saint Leonard, a Benedictine sanctuary founded in the eight century AD.
However, this beautiful example of sacred architecture, which eventually ended up influencing the toponymy of nearby places such as Monte Priora, suffered progressive neglect starting from the end of the Middle Ages, being a place too isolated and subject to frequent looting. In 1971 the Franciscan friar Armando Lavini (father Pietro) laid the foundations for a reconstruction of the hermitage. He rebuilt the complex in neo-Gothic style starting with the remains of the structure. Neo-Gothic elements can be found, for example, in the ogival windows, and in the side entrance under a portico consisting of three pointed arches.
Unfortunately, the recent earthquake that hit central Italy caused various damage to the hermitage, forcing it to remain closed until April 2018. Visit these beautiful places to discover their hidden history and to help these earthquake-struck villages to get back on their feet!
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