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NEWS | Una tomba semi integra con corredo riemerge in Via Androne (CT)

A Catania, all’incrocio tra Via Androne e Via Battiato, vicino Piazza Santa Maria di Gesù, continuano i lavori di interramento di cavi elettrici, la zona rappresentava una delle necropoli più importanti dell’antichità. Michela Ursino, archeologa della Soprintendenza, ha confermato che si tratta di una tomba realizzata con una serie di pietre e una copertura a cappuccina. Inoltre, al suo interno, sono conservati ossa e vasellame.

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Dettaglio della tomba ritrovata in Via Androne (CT)
La tomba e i ritrovamenti

La tomba sembrerebbe, secondo le prime analisi, di epoca romana imperiale. La Soprintendenza fa però sapere che devono essere effettuate degli studi più approfonditi per accertarlo, in quanto in questa zona è possibile trovare sepolture di ogni tipologia e di ogni periodo storico. Difatti, solo ulteriori ricerche confermeranno le ipotesi sui ritrovamenti. Già dai primi materiali emersi sembrerebbe esserci uno scheletro di individuo giovane e ossa non integre di un individuo adulto. Il corredo, inoltre, presenta due vasetti acromi e tracce di bronzo.

Le indagini nel contesto urbano

In particolare si cerca di recuperare la copertura della tomba realizzata in tegole. Il circolo di pietra a base della tomba è stato lasciato in sede per studiare meglio il sito, visto che ritrovamenti simili sono emersi nelle vie adiacenti grazie a lavori urbani. La strategia sarà quella di cercare di isolare e conservare ogni traccia di questa tomba riemersa quasi integra.

L’indagine dovrà essere svolta in tempi veloci dato che i lavori di interramento dei cavi saranno a breve conclusi. Inoltre, questa Via del centro cittadino catanese è densamente popolata e trafficata a livello di viabilità stradale. La Soprintendenza e gli archeologi che stanno lavorando presso il cantiere (Federico Caruso e Alberto d’Agata), seguiranno passo passo l’evolversi degli scavi preventivi.

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Scavo preventivo della Tomba ritrovata a Via Androne (CT)

 

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NEWS | Anzio (RM), un muro romano emerge nelle vicinanze della Villa di Nerone

Il 18 marzo, in seguito ai lavori eseguiti dalla società Acqualatina, presso il Comune di Anzio, è emerso un frammento di muro perimetrale romano. È successo in via Furio Anziate e le operazioni sono state avviate dalla società per l’abbellimento della zona della Riviera Mallozzi. La vicinanza alla Villa di Nerone ha fatto ipotizzare che si possa trattare di spazi, di cui il tratto di muro faceva parte, appartenenti probabilmente ai sottoservizi del grande ambiente imperiale.

Il personale del Comune e i tecnici della Soprintendenza archeologica hanno subito prestato intervento per la conservazione del muro. Le operazioni hanno visto la messa in sicurezza, la conservazione dei frammenti nel sottosuolo e la chiusura dello scavo in via precauzionale. Ancora una volta scoperte come queste significano molto per la comprensione di una delle città portuali più importanti dell’antica Roma.

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Il frammento di muro (fonte: La Repubblica)
 
Immagine di copertina, fonte: Il Messaggero.
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NEWS | Una lucerna erotica del I secolo d.C. riaffiora in Sicilia

Una preziosa lucerna con scena erotica, risalente al I secolo d.C., è stata scoperta a Vallelunga Pratameno, in Sicilia, in provincia di Caltanissetta; il reperto è riemerso durante gli scavi archeologici condotti in contrada Manca. La lucerna raffigura una scena erotica e risale probabilmente al I secolo d.C., come testimonia il confronto con una lucerna molto simile ritrovata a Pompei. La scoperta è avvenuta durante i lavori di sorveglianza archeologica predisposti dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Caltanissetta, in occasione del raddoppio della linea ferroviaria Catania-Palermo.

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Vallelunga Pratameno (CL), lo scavo della Domus romana
 

Lo scavo della Domus e il parere degli esperti

Gli scavi archeologici, avviati nel luglio 2020 e attualmente ancora in corso, hanno portato alla luce i resti di un vasto complesso di età romano-imperiale. Si tratta probabilmente di una Domus appartenuta ad un facoltoso proprietario vissuto tra il I e il II secolo d.C. La lucerna con scena erotica, dunque, si aggiunge ai già numerosi reperti di età imperiali ritrovati nella medesima area, databili tra I e II secolo d.C. 

La Soprintendente ai Beni Culturali di Caltanissetta, Daniela Vullo, ha dichiarato: «La lucerna è una nuova e preziosa testimonianza che arriva dal sito, la cui scoperta rappresenta un evento eccezionale. Nella zona, infatti, non ci sono altri insediamenti di questo tipo. Al momento si sta lavorando per calcolare le esatte dimensioni della Domus; è stata accertata un’estensione di 600 metri quadrati, ma quella complessiva è di gran lunga superiore» 

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NEWS | Grande scoperta durante i lavori per la linea ferrata a Villalba (CL)

Il ventre della Grande Madre continua a regalare stupore e meraviglia. L’entroterra siculo dona l’ultima sorprendente scoperta archeologica. Pochi giorni fa, a Villalba (CL), durante gli scavi per la realizzazione della seconda linea ferroviaria, gli archeologi hanno riportato alla luce una fornace ellenistica a forma di esedra. Utile quindi alla cottura di utensili da cucina, coperchi, pentole in argilla e anforette, che si trovavano negli ambienti delle case delle colonie greche.

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La fornace di Villalba (CL)

Lo scavo ha evidenziato un perimetro bruciato. Il ritrovamento è indicativo di una logica più generale se messo in relazione all’insediamento rurale di Vallelunga-Pratameno, frutto, infatti, della stessa opera di interventi. Ad essere interessata è quindi tutta l’area che da Villalba si estende verso Marianopoli e Vallelunga (CL), un territorio che si presume fortemente antropizzato all’epoca e che fa ben sperare per i futuri lavori di ricerca.

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NEWS | Nuovo goal per l’archeologia preventiva, scoperta necropoli romana (BN)

Scoperta una necropoli romana durante lo scavo preventivo finalizzato ad autorizzare un collegamento idrico-fognario per la ditta EAV.

Ci troviamo nella zona di Santa Clementina a Benevento, presso Via Gennaro De Rienzo, dove gli scavi iniziati pochi anni fa, avevano già portato alla luce diversi reperti. Il responsabile della Soprintendenza ai Beni Culturali dell’ex capitale sannita dott. Simone Foresta ha evidenziato l’importanza della necropoli romana, utilizzata per lungo tempo dagli antichi. Infatti, le sepolture sono di vario tipo e lo studio su di esse proseguirà per comprendere estensione e datazione precisa dell’area.

L’importanza storica della zona era già un’ipotesi consistente e il ritrovamento non deve stupire, d’altronde la Benevento sotterranea preserva un passato antichissimo. 

“Via De Rienzo, per intenderci dall’altra parte del ponte Leproso, era l’ingresso della città. Il ponte costitutiva il varco d’accesso alla città romana, costruito di proposito dopo le guerre sannitiche. Era un prolungamento dell’Appia. Non mi sorprende affatto questa nuova scoperta. I romani, infatti, non permettevano di seppellire i morti dentro le città. Un editto andato avanti fino al periodo napoleonico. Di solito le tombe ed epigrafi erano sistemati lungo le strade consolari più importanti tipo l’Appia”. Spiega l’archeologo Stefano Forgione.

Questo ritrovamento sottolinea l’importanza dell’archeologia preventiva in Italia, senza la quale numerosi siti e reperti andrebbero persi per sempre. Così come nel beneventano, il nostro paese cela ancora frammenti di storia da riscoprire nel sottosuolo. 

Questo il pensiero ben esposto dal fondatore del gruppo “Benevento Nascosta“, Maurizio Bianchi:

“Santa Clementina è una autentica miniera a cielo aperto sulla quale occorrerebbe fare degli approfondimenti, perché questi ritrovamenti ci fanno capire che i reperti sfiorano il manto stradale e sono quindi alla portata di tutti. Ancora una volta dobbiamo rilevare che a Benevento si va a spasso sulla storia”. 

Scavi Preventivi sul ponte Leproso, Santa Clementina (Benevento).
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NEWS | Proposta Lega per sospendere l’Archeologia preventiva, gli archeologi promettono battaglia

Le tante associazioni di Archeologia aderenti al Tavolo sono in allarme per la proposta di emendamento n. 13.183 della I Commissione Permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni). Il documento raccoglie gli emendamenti proposti dal cosiddetto “Decreto Milleproroghe” (D.l. 31 dicembre 2020, n. 183 ); si tratta dunque di una modifica al comma 1 dell’art. 25 del D.Lgs. 50 del 18 aprile 2016 riguardo la verifica preventiva dell’interesse archeologico. Nonché firmato dagli On. Silvana Andreina Comaroli, Massimo Garavaglia, Giuseppe Ercole Bellachioma, Claudio Borghi, Vanessa Cattoi, Emanuele Cestari, Rebecca Frassini, Vannia Gava, Paolo Paternoster e tutti del Gruppo della Lega.

L’emendamento in oggetto chiede dunque che “per l’attuazione dei contratti disciplinati dal decreto Legislativo 18 aprile 2016 n. 50, i cui lavori non siano stati avviati alla data di entrata in vigore della presente disposizione e fino alla data del 31 dicembre 2025, la verifica preventiva dell’interesse archeologico, di cui all’articolo 25 comma 1 del, decreto Legislativo 18 aprile 2016 n. 50, è necessaria solo per le aree soggette a specifica tutela negli interventi urbanistici. Per i casi non ricompresi nel precedente periodo è sufficiente l’autocertificazione a firma di un progettista abilitato”.

L’articolo 25 del DL 50/2016 deriva dall’Articolo 28 del DL 42/2004 che al comma 4 recita: “In caso di realizzazione di lavori pubblici ricadenti in aree di interesse archeologico, anche quando per esse non siano intervenute la verifica di cui all’articolo 12, comma 2, o la dichiarazione di cui all’articolo 13, il soprintendente può richiedere l’esecuzione di saggi archeologici preventivi sulle aree medesime a spese del committente”.

Patrimonio culturale, un interesse prioritario?

La Confederazione Italiana Archeologi (CIA) fa notare che l’emendamento e l’articolo del DL su riportati ignorano l’articolo 9 della Costituzione Italiana, che indica come interesse prioritario della Nazione la tutela del patrimonio archeologico, e la Convenzione Internazionale per la Protezione del Patrimonio Archeologico firmata a La Valletta nel 1992 e ratificata dall’Italia nel 2015.

Questa proposta inquadra l’Archeologia preventiva come un ostacolo ai lavori pubblici. Ciò significa che non ne è mai stata compresa la ratio: l’intervento dell’Archeologia pubblica deve esser messo in campo prima dell’inizio dei lavori, non in corso d’opera; è cruciale la sua applicazione per comprendere la fattibilità del progetto, appunto per non gravare su costi a carico dei privati durante la realizzazione. Necessario risulta più che altro rendere gli interventi dell’Archeologia preventiva concordi con le esigenze dello sviluppo; visione corretta è, per l’appunto, quella anglosassone per cui l’Archeologia preventiva è: development-led Archaeology, ovvero “Archeologia guidata dallo sviluppo”. La proposta in questione porta alla sospensione dell’Archeologia preventiva: ciò procurerebbe dei danni non solo al Patrimonio, ma anche all’economia del Settore. La realizzazione dei lavori pubblici conoscerebbe un’esponenziale crescita dei costi, nonché di tempi di consegna.

La nostra Redazione si unisce all’allarme delle Associazioni già in campo chiedendo il respingimento di tale emendamento, attraverso il quale non è possibile attuare le garanzie previste dalla Costituzione e dalla Legge a tutela del patrimonio archeologico nazionale.

proposta

 

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NEWS | Archeologia preventiva, online il seminario dell’Unibo

Il 20 gennaio 2021 si terrà un seminario della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna dal titolo: “Le attività dell’Istituto Centrale per l’Archeologia nel supporto agli scavi e alle ricerche nel territorio nazionale (Archeologia preventiva; Concessioni di scavi e ricerche)“. Nell’ambito del seminario saranno, quindi, affrontati temi legati alla normativa di tutela in materia di concessioni di scavo e archeologia preventiva e saranno illustrate le attività del Geoportale Nazionale per l’Archeologia.

Il seminario, organizzato dunque dai dottorandi dell’ateneo bolognese, si svolgerà online dalle ore 10:00 alle 13:00 sulla piattaforma Teams a questo link.

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NEWS | Tracce di un villaggio dell’età del rame alle porte di Bari

Ancora una volta l’archeologia preventiva gioca un ruolo fondamentale nello scrivere la storia di un territorio! A Capurso (BA), durante i lavori per l’interramento dei binari delle Ferrovie del Sud Est, sono stati riportati alla luce i resti di un villaggio preistorico, risalente all’età del rame, e un manufatto più antico, del tardo Paleolitico superiore (con una datazione intorno ai 15000-10000 anni fa).

Una scoperta inaspettata

“Questa scoperta l’ho intitolata L’archeologia che non ti aspetti “, dice Anna Maria Tunzi, che ha diretto gli scavi alle porte di Capurso, in località San Pietro.

Sembrava che Capurso non avesse niente da dire dal punto di vista archeologico – continua Anna Maria Tunzi, anche direttrice di palazzo Simi a Bari è sempre rimasto silente rispetto ad altri comuni. Abbiamo individuato quello che non ci saremmo mai aspettati: in particolare, la zona “artigianale” di un villaggio preistorico risalente agli inizi dell’età del rame.

Nella zona sono presenti fornaci e fosse di combustione. Le fornaci erano forni scavati nella terra, di forma circolare o ovale, con una copertura di argilla o frasche. Accanto si trova una fossa di scarico dei residui delle cotture (ad esempio carboni, cenere, pezzi di argilla, frammenti di vasi e resti di animali). I forni, infatti, non erano destinati solamente alla cottura dei cibi: servivano per la cottura dell’argilla, soprattutto dei vasi, da quelli più grandi, nei quali venivano conservate le scorte alimentari, a quelli più piccoli, da mensa e cucina, impiegati per cuocere e mangiare il cibo.

Archeologi al lavoro nell’area (© La Repubblica)
Il villaggio

Nei paraggi di quest’area c’è il vero e proprio villaggio, speriamo nei terreni accanto, dove non è stato possibile indagare, dice la direttrice dello scavo. A luglio, infatti, sono venute meno le risorse finanziarie degli scavi, promossi dalle stesse ferrovie e diretti dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari. Questo ritrovamento è importante – continua Anna Maria Tunzi  – perché, in tutta Italia, di quel periodo, sono note soprattutto le tombe, mentre ci sono pochi abitati.

Una datazione più antica?

Nello stesso sito, inoltre, c’è stata un’altra scoperta sorprendente: un manufatto risalente al Paleolitico superiore. È una pietra che presenta incisioni e graffiti. Viene chiamata arte mobiliare: gli uomini paleolitici avevano l’abitudine di disegnare profili di animali e segni astratti su ossa e piccole pietre. Non è comune trovare qui cose del genere, denota una frequentazione più antica dell’area. – Spiega la direttrice.

Ora, la speranza è che gli scavi possano proseguire, magari per riportare alla luce la restante parte del villaggio preistorico.

L’archeologo spera sempre che gli scavi possano continuare, non è solo un patrimonio di archeologi e appassionati, ma conoscere chi siamo stati è un diritto di tutti –  dice Anna Maria Tunzi.

Il sindaco di Capurso, Michele Laricchia, ha annunciato il proprio sostegno a garantire il prosieguo delle attività di indagine archeologica nell’area, poiché, dice, il futuro della comunità parte dalle sue radici storiche.