È morta dopo una lunga malattia l’archeologa Annamaria Sammito, aveva 56 anni. Dal 2008 al 2012 ha ricoperto la carica di assessore alla Cultura nella giunta Antonello Buscema ed è stata dirigente archeologo presso la Soprintendenza di Ragusa.
Annamaria Sammito era professoressa di Archeologia tardoantica e medievale presso l’Università di Catania, nonché direttrice onoraria del Museo Civico di Modica (RG) dal 2002.
Tra le sue pubblicazioni sono presenti alcuni studi sull’archeologia preistorica, tardoantica e medievale. Nel cuore di Modica, la Sammito ha studiato a fondo la chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, cui ha dedicato gran parte della sua carriera.
L’Istituto Italiano dei Castelli– Sezione Basilicata presenta il I ciclo di incontri sull’architettura fortificata. Dalla difesa militare alle dimore feudali. Conoscere, restaurare e valorizzare le architetture fortificate, questo il titolo della serie di cinque incontri previsti dall’8 maggio al 5 giugno 2021. Il ciclo di incontri è organizzato dall’Istituto Italiano dei Castelli in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata e il CNR-ISPC. Il tutto è reso possibile grazie al patrocinio degli Ordini degli Architetti P.P.C. delle province di Matera e Potenza e della SAMI – Società degli Archeologi Medievisti Italiani. Tra i promotori dell’evento anche la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera (SSBA).
Il programma
Si tratta, dunque, di un evento di alto profilo per l’approfondimento del tema dell’architettura dei castelli sul suolo italiano, con particolare attenzione al contesto lucano. Cinque incontri su Google Meet della durata prevista di circa 2 ore, che ospiteranno docenti ed esperti del settore provenienti da diversi atenei e istituti culturali italiani. Alla fine di ogni incontro, inoltre, ci sarà uno spazio per il dibattito con domande e risposte.
– 8 maggio 2021, ore 10-12.30 Castelli e siti fortificati quali poli di organizzazione territoriale e del paesaggio.
– 15 maggio 2021, ore 10-12 Il processo conoscitivo dell’architettura fortificata: dal rilievo alla diagnostica.
– 22 maggio, ore 10-12 Dall’analisi del rischio all’intervento di restauro.
– 29 maggio 2021, ore 10-12 Riuso e Valorizzazione.
– 5 giugno 2021, ore 10-12.30 Approcci multidisciplinari per la conoscenza e la valorizzazione dell’architettura fortificata.
L’evento è aperto ai soci, agli studenti e agli esterni, previa prenotazione e compilazione del modulo di iscrizione. Il modulo compilato dovrà essere inoltrato all’indirizzo iic.basilicata@gmail.com. È previsto, inoltre, il rilascio di 11 CFP agli architetti regolarmente iscritti ai rispettivi Ordini professionali di Potenza e Matera.
Di seguito il programma completo e il modulo di iscrizione scaricabili in pdf.
La Cattedrale di Ferrara ha subito nel non molto lontano 2012 gli effetti devastanti del sisma. Questo tragico evento ha seriamente danneggiato non solo le strutture e le decorazioni interne, ma anche i prospetti della Chiesa. L’edificio è chiuso al pubblico da marzo 2019. Sono ancora molti i lavori da fare per il restauro completo e la messa in sesto dell’edificio in chiave antisismica. Il cantiere, che si era fermato quasi un anno a causa del Coronavirus, è ripartito l’8 giugno 2020. E proprio dal restauro della Cattedrale ritornano alla luce interessanti resti di epoca medievale. Il rinvenimento è avvenuto durante la svestizione dei pilastri settecenteschi: sono infatti venuti alla luce, dopo oltre tre secoli, importanti frammenti di colonne di età medievale e dei fregi decorativi del XII e XIII secolo.
Si discute quindi sulla possibile fruizione dei visitatori di queste scoperte e sulla possibilità di mantenere a vista le parti meglio conservate di queste tracce storiche e artistiche. Questa operazione, che amplierebbe il percorso di visita e l’offerta culturale della Cattedrale di Ferrara, non è così scontata. Sarebbe necessario infatti modificare l’intervento strutturale e di restauro in corso d’opera. Al momento i lavori sono entrati nella fase della posa delle catene per consolidare la struttura portante della Cattedrale, e delle forature armate dei pilastri interni.
Dal sito della Cattedrale è possibile sostenere i restauri, facendo piccole e grandi donazioni.
La storia della Cattedrale
Il 30 settembre 1132, papa Innocenzo II dà la concessione per la costruzione del nuovo Duomo, che sarebbe sorto sul terreno dato in donazione dalla comunità ferrarese alla Santa Sede e posto sotto la protezione apostolica. Il cantiere dell’edificio è stato aperto tra il 1133 e il 1136, mentre l’altare maggiore fu consacrato l’8 maggio 1177. L’attuale cattedrale è il risultato di aggiunte, modifiche e restauri che ne hanno variato l’aspetto esterno e completamente mutato l’assetto interno. Le modifiche più significative sono state quelle di epoca quattrocentesca e seicentesca, nonché la totale ristrutturazione condotte da Francesco Mazzarelli negli anni 1712 – 1728. Ammirando l’esterno dell’edificio è dunque possibile ammirare la serie di stratificazioni. La parte inferiore della facciata è romanica, mentre la parte superiore è stata ricostruita: quest’ultima, a tre timpani, era forse in origine monocuspidata e complica notevolmente la lettura dello stato architettonico originario.
Oggi, 28 dicembre 2020, dalle ore 17:00 alle ore 19:00 si terrà un incontro per la presentazione del volume “Iscrizioni medievali di Ascoli” del professor Antonio Salvi; si tratta della II Edizione del Volume realizzata dal Consorzio Universitario Piceno – Piceno university Press. La presentazione avverrà dunque oggi, nell’ultima giornata del ciclo di incontri dal titolo “Scritture della memoria cittadina”.
La presentazione avverrà sulla piattaforma Zoom: ID riunione 816 8058 0444 e Passcode 059068; accessibile anche cliccando qui. Di seguito il programma.
Agrigento, famosa per i magnifici esempi di architettura templare della Magna Grecia, torna a raccontarci il suo passato. Questa volta, però, la città svela un particolare della sua vita artigianale medievale: la scoperta di una fornace ci racconta la produzione di ceramica destinata a finire sulla tavola degli Agrigentini, la cosiddetta ceramica da mensa.
Il ritrovamento della fornace
Durante i lavori di consolidamento del muraglione tra via Dante e via dell’Annunziata, in pieno centro, gli operai hanno scoperto una cavità dietro a una parete in tufo. In seguito allo stop dei lavori, è stato chiarito che quella cavità era quello che restava di una grande fornace medievale, destinata alla produzione di ceramica da mensa.
L’area è stata recintata e i resti della fornace sono stati coperti con delle tavole di legno: un accorgimento provvisorio in attesa di ulterioristudi.
Ferrovie dello Stato, in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali, ha disposto alcuni accorgimenti riguardo la conservazione del ritrovamento: si è ipotizzata una copertura in vetro per renderne visibili i resti, in prospettiva di uno scavo futuro.
La produzione di ceramica medievale ad Agrigento
Il ritrovamento di una fornace da ceramica medievale non è un caso isolato ad Agrigento. Altri esempi sono già documentati proprio nella Valle dei Templi. Nell’area archeologica, infatti, è stato trovato un impianto produttivo con due fornaci, che ha permesso di datarne l’attività tra i secoli XI-XII d. C, in un periodo compreso tra la dominazione Islamica e quella Normanna.
Altre fornaci sono state rinvenute fuori dal circuito murario di epoca medievale agrigentino, poiché l’attività artigianale era di solito svolta lontano dalla zona abitata delle città.
I lavori continueranno
Il cantiere tra via Dante e via dell’Annunziata dovrà comunque andare avanti: la situazione di stabilità del versante è poco rassicurante e la priorità resta la preservazione della linea ferrata, delle abitazioni e delle due strade. La ditta che si occupa dei lavori dovrà, però, garantire la massima tutela del bene, in attesa di fondi destinati a un futuro approfondimento del sito.
Il 6 novembre 2020, alle ore 17:30, verrà presentato il volume I paesaggi dell’allume. Archeologia della produzione ed economia di rete. L’opera è stata curata da Giovanna Bianchi e Luisa Dallai, rispettivamente professoressa e ricercatrice in Archeologia cristiana e medievale dell’Università di Siena, e da Francesca Romana Stasolla, professoressa della medesima cattedra alla Sapienza di Roma.
La conferenza si terrà online su Google Meet a questo link. Nell’attesa del giorno dell’incontro, la professoressa Stasolla è stata molto gentile e disponibile: ci ha fornito delle linee guida per inquadrare l’opera nel tempo e nello spazio e per capire i contesti archeologici che analizza.
L’allume, produzione secolare di grandi e piccoli territori
L’allume in Occidente si cerca a partire dal 1453, dopo la caduta di Costantinopoli, quando non sono più attive le importazioni di questo materiale dall’Oriente; da quel momento si comincia, quindi, a cavare alunite fino alla produzione massiccia dell’allume chimico.
A livello geografico lo scopo dell’opera è indagare tutti gli aspetti archeologici riguardanti la produzione del minerale tra l’alto Lazio e la Toscana. Saranno ben trattate sia le grandi aree minerarie italiane, i distretti toscani e i Monti della Tolfa, sia le zone più modeste che hanno contribuito alla ricerca. Il quadro generale presentato è molto ampio: importanti distretti produttivi si trovano anche in Spagna, in Turchia e in altri territori del Mediterraneo Occidentale.
Leopoli-Cencelle al centro della rete di produzione
Leopoli-Cencelle è un sito archeologico all’interno del comune di Tarquinia (VT): la città venne fondata nell’854 d.C. da papa Leone IV – di cui porta il nome – per dare una sede più sicura ai cittadini di Centumcellae (Civitavecchia) e alla sua diocesi, colpita dalle razzie dei Saraceni. L’attività di scavo ha avuto inizio da un’idea di Letizia Ermini Pani nel lontano 1994. Oggi Cencelle rientra tra i Grandi Scavi della Sapienza di Roma, la cui direzione è affidata proprio alla professoressa Stasolla da diversi anni.
La città è nella zona in cui si produce allume ed è collegata con l’inizio dello sfruttamento del materiale. Nel volume che verrà presentato ci sono una serie di contributi che descrivono la situazione di Cencelle, il cui destino economico-produttivo è sicuramente legato allo sviluppo delle allumiere: la città deve la sua riconversione economica proprio allo sfruttamento di tale minerale.
Il volume Ipaesaggi dell’allume. Archeologia della produzione ed economia di rete sarà presentato da Enrico Basso, storico dell’Università degli Studi della Tuscia, e da Elisabetta De Minicis, archeologa dell’Università di Torino. Si lascerà, però, spazio a una discussione aperta ad altri interventi.
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