NEWS | Gravina, dagli scavi emergono ricche sepolture del VI-IV secolo a.C.
L’area archeologica di Botromagno (Gravina, Puglia) è già nota agli archeologi per essere uno dei più importanti siti della Puglia preromana. Nell’ultima campagna di scavo, avviata nei giorni scorsi, i ricercatori hanno riportato alla luce alcune sepolture a semicamera databili tra il VI e il IV secolo a.C.
L’insediamento
Il colle Petra Magna, sul quale sorge il sito archeologico, mostra tracce d’insediamento a partire dall’Età del ferro. I greci ne fecero una città, che prese il nome di Sidion. La quantità e la qualità dei reperti rinvenuti nelle varie campagne di scavo dimostrano come questo sito, proprio in epoca greca, facesse parte di una fitta rete di scambi tra Occidente e Oriente che comprendeva altre grandi città della Magna Grecia, come Taranto e Metaponto.
Sidion cambiò nome in Silvium in seguito alla conquista da parte dei romani. La città venne incendiata e gli abitanti furono fatti prigionieri. Data la vicinanza con la via Appia, il centro si trasformò in una stazione militare che l’esercito romano usava per rifornirsi. Il sito venne distrutto da un violento terremoto nel II secolo a.C.
Gli ultimi ritrovamenti
Nei giorni scorsi gli archeologi hanno ritrovato delle sepolture risalenti alla frequentazione greca. Si tratta di tombe a semicamera. L’imponenza di queste strutture funerarie basterebbe a suggerire lo status sociale degli inumati. Si tratta probabilmente di famiglie facoltose, appartenenti all’alta società di Sidion. A confermarlo potrebbero essere anche i numerosi frammenti di oggetti preziosi e ceramiche di importazione rivenuti nel sito, a conferma del fiorente periodo che la città visse tra i secoli IV e VI a.C., forse proprio grazie ai rapporti commerciali con il resto della Magna Grecia e con la Grecia.
Le indagini sul sito
Purtroppo, i tombaroli sono stati i primi a capire l’enorme potenziale del Parco Archeologico di Botromagno. Fin dal XIX secolo, ma con maggior brutalità tra gli anni ’50 e ’70 del XX secolo, hanno saccheggiato quest’area e disperso testimonianze storiche di rilievo.
Dagli anni ’70 del secolo scorso il sito è stato scavato, con metodo, da prestigiosi istituti britannici e canadesi, restituendo così una grossa mole di informazioni storiche e di reperti archeologici di un periodo compreso tra il Neolitico e la dominazione romana.
Attualmente il sito è oggetto di indagine da parte della Soprintendenza Abap per la città metropolitana. La direzione dello scavo è affidata alla dottoressa Marisa Corrente. La responsabile dello scavo ha fatto presente la sua preoccupazione per lo scarso interesse mostrato per il sito di Botromagno e fa presente la necessità di una sinergia istituzionale per salvaguardare un tesoro senza eguali. La preoccupazione riguarda soprattutto le azioni illegali degli scavatori di frodo.
Anche negli ultimi ritrovamenti, infatti, sono visibili le tracce distruttive lasciate dai predoni nel tentativo di saccheggiare le sepolture senza tener conto del contesto storico o stratigrafico, con il solo scopo di trafugare elementi preziosi che fungevano da corredo nelle sepolture.
Entusiasmo per la nuova campagna di scavi da parte del primo cittadino Alesio Valente. «Ogni azione utile a far uscire dall’ombra il destino del parco archeologico di Botromagno non può che essere accolta e salutata con favore – riferisce il sindaco -. Ancor di più lo è la nuova campagna di scavi avviata dalla Soprintendenza. Il governo deve dedicare massima attenzione a questo patrimonio. Battaglia che portiamo avanti da sempre ma che ha portato risultati purtroppo parziali».