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NEWS | Fornace medievale ritrovata ad Agrigento

Agrigento, famosa per i magnifici esempi di architettura templare della Magna Grecia, torna a raccontarci il suo passato. Questa volta, però, la città svela un particolare della sua vita artigianale medievale: la scoperta di una fornace ci racconta la produzione di ceramica destinata a finire sulla tavola degli Agrigentini, la cosiddetta ceramica da mensa.

Il ritrovamento della fornace

Durante i lavori di consolidamento del muraglione tra via Dante e via dell’Annunziata, in pieno centro,  gli operai hanno scoperto una cavità dietro a una parete in tufo. In seguito allo stop dei lavori, è stato chiarito che quella cavità era quello che restava di una grande fornace medievale, destinata alla produzione di ceramica da mensa.

L’area è stata recintata e i resti della fornace sono stati coperti con delle tavole di legno: un accorgimento provvisorio in attesa di ulteriori studi. 

Ferrovie dello Stato, in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali, ha disposto alcuni accorgimenti riguardo la conservazione del ritrovamento: si è ipotizzata una copertura in vetro per renderne visibili i resti, in prospettiva di uno scavo futuro.

La produzione di ceramica medievale ad Agrigento

Il ritrovamento di una fornace da ceramica medievale non è un caso isolato ad Agrigento. Altri esempi sono già documentati proprio nella Valle dei Templi. Nell’area archeologica, infatti, è stato trovato un impianto produttivo con due fornaci, che ha permesso di datarne l’attività tra i secoli XI-XII  d. C, in un periodo compreso tra la dominazione Islamica e quella Normanna.

Altre fornaci sono state rinvenute fuori dal circuito murario di epoca medievale agrigentino, poiché l’attività artigianale era di solito svolta lontano dalla zona abitata delle città.

I lavori continueranno

Il cantiere tra via Dante e via dell’Annunziata dovrà comunque andare avanti: la situazione di stabilità del versante è poco rassicurante e la priorità resta la preservazione della linea ferrata, delle abitazioni e delle due strade. La ditta che si occupa dei lavori dovrà, però, garantire la massima tutela del bene, in attesa di fondi destinati a un futuro approfondimento del sito.

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NEWS | I paesaggi dell’allume, il webinar di presentazione

Il 6 novembre 2020, alle ore 17:30, verrà presentato il volume I paesaggi dell’allume. Archeologia della produzione ed economia di rete. L’opera è stata curata da Giovanna Bianchi e Luisa Dallai, rispettivamente professoressa e ricercatrice in Archeologia cristiana e medievale dell’Università di Siena, e da Francesca Romana Stasolla, professoressa della medesima cattedra alla Sapienza di Roma.

La conferenza si terrà online su Google Meet a questo link. Nell’attesa del giorno dell’incontro, la professoressa Stasolla è stata molto gentile e disponibile: ci ha fornito delle linee guida per inquadrare l’opera nel tempo e nello spazio e per capire i contesti archeologici che analizza.

L’allume, produzione secolare di grandi e piccoli territori

L’allume in Occidente si cerca a partire dal 1453, dopo la caduta di Costantinopoli, quando non sono più attive le importazioni di questo materiale dall’Oriente; da quel momento si comincia, quindi, a cavare alunite fino alla produzione massiccia dell’allume chimico.

A livello geografico lo scopo dell’opera è indagare tutti gli aspetti archeologici riguardanti la produzione del minerale tra l’alto Lazio e la Toscana. Saranno ben trattate sia le grandi aree minerarie italiane, i distretti toscani e i Monti della Tolfa, sia le zone più modeste che hanno contribuito alla ricerca. Il quadro generale presentato è molto ampio: importanti distretti produttivi si trovano anche in Spagna, in Turchia e in altri territori del Mediterraneo Occidentale.

Leopoli-Cencelle al centro della rete di produzione

Leopoli-Cencelle è un sito archeologico all’interno del comune di Tarquinia (VT): la città venne fondata nell’854 d.C. da papa Leone IV – di cui porta il nome – per dare una sede più sicura ai cittadini di Centumcellae (Civitavecchia) e alla sua diocesi, colpita dalle razzie dei Saraceni. L’attività di scavo ha avuto inizio da un’idea di Letizia Ermini Pani nel lontano 1994. Oggi Cencelle rientra tra i Grandi Scavi della Sapienza di Roma, la cui direzione è affidata proprio alla professoressa Stasolla da diversi anni.

La città è nella zona in cui si produce allume ed è collegata con l’inizio dello sfruttamento del materiale. Nel volume che verrà presentato ci sono una serie di contributi che descrivono la situazione di Cencelle, il cui destino economico-produttivo è sicuramente legato allo sviluppo delle allumiere: la città deve la sua riconversione economica proprio allo sfruttamento di tale minerale.

Il volume I paesaggi dell’allume. Archeologia della produzione ed economia di rete sarà presentato da Enrico Basso, storico dell’Università degli Studi della Tuscia, e da Elisabetta De Minicis, archeologa dell’Università di Torino. Si lascerà, però, spazio a una discussione aperta ad altri interventi.