NEWS | Ricercatori italiani partecipano a un progetto sull’analisi del patrimonio genetico dei Vichinghi
L’Università di Foggia, in particolare il Dipartimento di Studi Umanistici e la Cattedra di Archeologia Medievale, rappresentata dal prof. Pasquale Favia, è stata fra i promotori dello studio europeo incentrato sull’analisi dei dati genetici di 442 individui di etnia scandinava, i cui resti risalgono al periodo compreso tra l’Età del Bronzo (2400 a.C.) e l’epoca moderna (1600 d.C.). I campioni sono stati raccolti da oltre 80 siti archeologici, per lo più dal Nord Europa (Groenlandia, Islanda, Russia, Norvegia), ma sorprendentemente anche in Italia.
Una buona parte dei resti umani analizzati, infatti, derivano da scavi di età medievale localizzati nella Puglia settentrionale: tali reperti sono conservati nei laboratori di Archeologia del Dipartimento di Studi Umanistici dell’UniFg e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti-Paesaggio per le Province BAT e FG, sotto la direzione del funzionario archeologo Italo Muntoni. Sono stati sottoposti a estrazione del DNA reperti provenienti dal sito di San Lorenzo in Carmignano, alle porte di Foggia, rinvenuti nel corso degli scavi condotti dall’Università di Foggia e diretti dal prof. Favia, nonché dalla necropoli della chiesa rurale di Cancarro, non lontano dalla città di Troia (FG), sito archeologico scavato dalla SABAP FG-BAT, con la direzione della dott.ssa Corrente e la collaborazione di ArcheLogica srl, ex spin-off di UniFg.
La diaspora dei Vichinghi
Scopo della ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, è di indagare l’ampiezza dell’espansione marittima delle popolazioni scandinave durante l’era vichinga (750-1050 d.C.), dimostrando che la “diaspora” dei Vichinghi coinvolse diverse aree e che popolazioni distinte influenzarono il patrimonio genetico di varie regioni europee. Inoltre, le analisi fatte sui campioni pugliesi testimonierebbero che un gruppo di questa popolazione, di ceppo etnico vichingo, nel corso dell’XI secolo si trasferì nel Mezzogiorno d’Italia.
“Le analisi effettuate sui reperti campionati non hanno offerto tracce marcate di un’eredità genetica di origine vichinga – ha spiegato il prof. Pasquale Favia – Questo dato tende a confermare, allo stato attuale delle ricerche, il quadro prefigurato sulla base delle fonti storico-documentarie, che portano a ipotizzare una presenza normanna nel Mezzogiorno d’Italia, rilevante sul piano istituzionale e culturale ma contenuta dal punto di vista demografico. Ciò non sminuisce assolutamente l’importanza di essere stati coinvolti in una ricerca internazionale estremamente complessa e di alto profilo che apre una nuova stagione di ricerche in Capitanata. Ci si pone, infatti, in prospettiva, l’obiettivo di fare di queste prime analisi del DNA dedicate alla popolazione medievale daunia, un punto di partenza per più sistematiche e intensive indagini sul patrimonio genetico regionale”.