Amedeo Maiuri

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NEWS | Antichi profumi, un dolce restauro a Paestum

Il Parco archeologico di Paestum&Velia comunica su Facebook il restauro conservativo di una grande pressa in marmo, strumento fondamentale di un’antica bottega che produceva profumi. La pressa dev’essere sottoposta a restauro ogni tre mesi poiché vi crescono piante e organismi che possono danneggiarne la superficie.

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La pressa prima e dopo il restauro

Rose e altri profumi nell’aria di Paestum

Ad aprire questa dolce parentesi ben si presta un documento proveniente dall’archivio storico del Parco; si tratta di una lettera firmata dal Soprintendente Amedeo Maiuri che, nel 1938, comunicava l’arrivo di “400 piantine di rose di maggio debitamente imballate”, da piantare tutt’intorno al Tempio di Cerere.

Il legame tra Paestum e le rose è da sempre stato indissolubile, iniziato più di duemila anni fa quando nella colonia romana si coltivava un tipo di rosa nota per il suo irresistibile profumo. Virgilio, nelle Georgiche, cantava della rosa “bifera” di Paestum, famosa per la sua doppia fioritura in primavera e in autunno. Anche altri poeti e artisti, per lungo tempo, hanno esaltato le singolari proprietà di questo fiore: da Ovidio a Marziale, fino ai viaggiatori del Grand Tour.  L’essenza di rosa si lavorava in speciali torchi e l’estratto ottenuto era poi unito a dell’olio di oliva, per formare un balsamo detto rhodinon italikon. La pressa in marmo appena restaurata era strettamente connessa alle botteghe che producevano profumi; erano tante e molto rinomate le famiglie pestane di profumieri.

Uno studio di paleobotanica, condotto con il Parco del Cilento e del Vallo di Diano e degli Alburni, ha fatto rifiorire la rosa pestana nell’area archeologica; infatti, nel nuovo anno inebrierà per ben due volte i visitatori con il suo profumo.

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NEWS | Viaggio indietro nel tempo, l’invito di Maiuri agli scavi di Paestum

Giugno 1931. Il Prefetto di Salerno invita gli amministratori della provincia alla conferenza sui “Nuovi scavi di Paestum“, tenuta dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri.

È quello che si legge nel documento custodito dalla famiglia Soprani da circa 90 anni, la figlia Enrica lo ha voluto condividere con Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Paestum e Velia.

“Durante il periodo di lockdown, io e mio fratello Leopoldo abbiamo deciso di fare ordine in un deposito dove da anni accumuliamo cose. In una cassa metallica ben chiusa abbiamo trovato alcuni documenti degli anni ’30 e ’40 conservati da nostro papà Antonio, classe 1909, nato a Ravenna, ma trasferitosi definitivamente a Salerno per amore di nostra madre. Con estremo piacere ho pensato di consegnare al direttore di Paestum l’originale dell’invito del Prefetto per l’incontro con il prof. Maiuri nella certezza che avrebbe saputo valorizzare un ricordo di famiglia per noi così importante” – ricorda la giornalista Enrica Soprani.

Maiuri e Paestum, l’inizio di tutto

L’invito ha aperto una finestra temporale sulla prima stagione degli scavi archeologici a Paestum, la grande scoperta dei primi anni Trenta riguardò la grecità con il rinvenimento del Santuario di Hera e delle sue spettacolari metope. Alcuni anni dopo iniziò la progettazione del nuovo museo di Paestum, interrotta dallo scoppio del secondo conflitto mondiale.

Oggi continuano gli scavi al Parco Archeologico, mentre il sito resta per ora chiuso al pubblico per il contenimento dei contagi da COVID-19. A Paestum, i lavori si stanno concentrando sull’altare e sulle fondazioni del tempio c.d. di Nettuno, la cui storia si sta rilevando molto complessa