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NEWS | Elefante africano, al Museo di Zoologia dell’UNICT c’è l’antenato del “Liotru”

Tra la tigre, la zebra e il leone spicca proprio lui: l’Elefante africano. E non poteva essere altrimenti. È il simbolo di una città, “u Liotru” è per i catanesi un “marchio” a cui hanno affidato la protezione contro le eruzioni dell’Etna. E, ovviamente, da protagonista indiscusso, non può che fare bella mostra di sé al centro del salone grande del rinnovato Museo di Zoologia e Casa delle Farfalle dell’Università di Catania che ha riaperto i battenti.

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L’Elefante africano al Museo di Zoologia dell’Università di Catania

Ad accogliere i visitatori al Museo è, ovviamente, il padrone di casa, eletto “simbolo” di MuZoo: l’Elefante africano, arrivato nel giardino della villa Bellini a Catania nel lontano 1889, un “regalo” dell’imperatore d’Etiopia Menelik II al re d’Italia Umberto I a seguito della firma del trattato di Uccialli. Una volta imbalsamato è stato donato al Museo di Zoologia e, nel corso della cerimonia di riapertura, ha affascinato i primi visitatori.

I primi visitatori del Museo di Zoologia dell’Università di Catania
Orgogliosi i responsabili del Museo

«Un progetto che parte da lontano con il pieno contributo dell’Ateneo per offrire alla società civile un’altra struttura museale di prestigio e con una concezione moderna», ha spiegato il rettore Francesco Priolo. «Ancora una volta ci apriamo ai cittadini con una proiezione sul futuro di questo territorio».

«Oggi abbiamo restituito a tutti un museo open, grazie anche al prezioso contributo di studenti e dottorandi. In tempi brevi sarà ulteriormente implementato con una sezione dedicata alle specie aliene». Così ha spiegato il responsabile scientifico della struttura, Giorgio Sabella, alla presenza del responsabile delle attività didattiche e divulgative della struttura museale, Fabio Viglianisi.

I responsabili del Museo alla cerimonia d’inaugurazione
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NEWS | Riapre il Museo Archeologico di Chiavari (GE)

Oggi, 13 maggio 2021, l’archeologia riparte a Chiavari (GE). Dopo un lungo restauro durato 14 mesi, riapre quindi il Museo Archeologico di Chiavari.

La città
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Chiavari (GE) – foto: Assessorato al Turismo del Comune di Chiavari

Chiavari è un comune della riviera ligure, parte della provincia di Genova. Si pensa sia stata fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C.: ipotesi avvalorata dal ritrovamento di resti di una necropoli datata in quel periodo. La città ebbe un ruolo fondamentale per il territorio del Tigullio dai tempi della Repubblica di Roma fino ai giorni nostri; la grande espansione urbanistica avvenne quindi tra il XII e il XIII secolo sotto il controllo della Repubblica di Genova.

Il Museo e i reperti esposti

Il Museo venne inaugurato nel 1985, ospitato nei locali di Palazzo Rocca (XVII secolo), un tempo adibiti a scuderie. L’allestimento espone i reperti ritrovati nelle indagini del 1959 effettuate in Corso Millo.

Tre settori del sepolcreto di Chiavari (GE) – foto: del Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Il sepolcreto ritrovato si articola in tre settori, nei quali si trovano dei recinti circolari o rettangolari con 126 tombe “a cassette”. All’interno delle sepolture vi sono corredi alquanto numerosi con reperti da ornamento o armi in bronzo, oro e argento. Numerosi erano anche i reperti ceramici di vario genere, forme vascolari da libagione usate durante i riti funebri.

Reperti di corredo dalla necropoli di Chiavari (GE) – foto: Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria

Al di sotto della necropoli sono stati trovati resti di grandi contenitori ceramici, databili tra il XIII e il X secolo a.C.: il sito era quindi un approdo nautico, conosciuto anche prima della creazione del borgo.

La mostra è completata dalla biblioteca specialistica di argomento archeologico che offre supporto a ricercatori e studenti con oltre 3000 volumi.

Riapertura

Oggi, 13 maggio 2021, il Museo riapre al pubblico dopo un restauro durato 14 mesi, grazie al quale sono state create due sale in più. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro del personale del Ministero della CulturaDirezione Regionale Musei della Liguria e della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Con questo ampliamento è stato dunque messo in mostra molto materiale che, per il poco spazio a disposizione, era rimasto chiuso nei magazzini.

Il Museo sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle ore 9:00 alle 14:00, e la prima domenica del mese sempre dalle 9:00 alle 14:00. La prenotazione è consigliabile durante gli infrasettimanali, mentre è obbligatoria nel fine settimana; è possibile prenotare tramite il sito o telefonando a questo numero.

Alcune esposizioni del Museo di Chiavari (GE) – foto: La Mia Liguria
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NEWS | La “Scatola Archeologica” a Roma fa vivere uno scavo archeologico da protagonisti

Senza falsa modestia, nessuno è esente dal fascino avventuroso di uno scavo archeologico, ma soltanto gli addetti ai lavori hanno il privilegio di poterlo vivere in prima persona. La Domus Aventino, a Roma, realizza questo sogno fondendo storia e tecnologia per restituire tutta la magia di uno scavo e dal 7 maggio inaugura la “Scatola archeologica”! Il progetto è a dir poco unico, il primo sito museale all’interno di un complesso residenziale dove il visitatore verrà catapultato in un vero e proprio scavo archeologico, tra antico e contemporaneo, in cui i vari ritrovamenti sono posizionati così come sono stati rinvenuti e supportati da un allestimento multimediale curato da Piero Angela e Paco Lanciano con proiezioni che valorizzano il tutto.

scatola archeologica
L’allestimento della Domus sull’Aventino (foto: La Scatola Archeologica)

Per 60 minuti circa, tutti potranno così sentirsi i protagonisti di quei colossal cinematografici che tanto ci hanno fatto appassionare al mondo dell’archeologia e vivere un’entusiasmante avventura. Le visite avverranno in italiano il primo e il terzo venerdì del mese per un massimo di sei persone a turno nel rispetto delle normative anti Covid-19, prenotando un intero turno (s’intende, sempre per sei persone) sarà possibile organizzare la visita ad hoc in altre lingue.

Dunque, che aspettate? Prenotate subito la vostra visita su questo sito e let’s live the dream!

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NEWS | Samonà annuncia: “Nuova illuminazione per i dipinti del Caravaggio del Museo di Messina (MuMe)”

È stata realizzata una nuova illuminazione per due tele del Caravaggio in esposizione al Museo Regionale di Messina (MuMe); Adorazione dei pastori e Resurrezione di Lazzaro hanno ricevuto nuova luce e, quindi, nuova vita. Si tratta di uno dei tanti interventi di valorizzazione che il Museo ha realizzato approfittando della chiusura dovuta all’emergenza sanitaria.

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Michelangelo Merisi da Caravaggio, Adorazione dei pastori, 1609. Olio su tela. Museo Regionale di Messina (foto da: Alberto Samonà)
A cosa serve la luce?

L’operazione «ha risposto alle moderne esigenze di illuminazione, coniugando i vincoli dettati dalla conservazione delle opere con l’esigenza di migliorare e renderne più interessante la fruizione». L’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, sintetizza così lo scopo dell’intervento; compreso appieno dalla società di illuminotecnica che si è occupata di realizzarlo: ERCO. ERCO ha infatti esperienza maturata per molti anni in illuminazioni museali internazionali; la luce che accarezza le opere deve quindi avere cinque funzioni: accogliere, sperimentare, conservare, scoprire e commercializzare. Clicca qui per saperne di più riguardo agli studi di illuminazione ERCO applicati ai beni culturali.

L’illuminazione museale non è semplice e deve dunque soddisfare una molteplicità di esigenze. Nelle opere di Michelangelo Merisi la luce ha quindi il compito di esaltare la drammaticità dei volti, riempire le scene e trasportare il visitatore. Un comfort visivo infatti pienamente realizzato al MuMe: i visitatori resteranno sbalorditi!

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Resurrezione di Lazzaro, 1609. Olio su tela. Museo Regionale di Messina (foto da: Alberto Samonà)

In copertina: le due opere del Caravaggio protagoniste dell’intervento all’interno del Museo Regionale di Messina (foto: Foto Parrinello).

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NEWS | Nuovo allestimento per la sezione romana di Palazzo Farnese (PC)

Grazie al restauro e alla rifunzionalizzazione dei sotterranei di Palazzo Farnese di Piacenza sarà resa fruibile la sezione romana del Museo. Successivamente all’esposizione nel 2019 della collezione di ceramiche, anche la storia romana di Piacenza ritrova il suo spazio. La nuova sezione nasce grazie ai fondi della Regione Emilia-Romagna nelle linee di finanziamento POR-FESR 2014-2020 Asse 5, oltre ai fondi comunali. Il grande progetto ha visto per la sua realizzazione la coesione di un imponente Comitato scientifico e della Soprintendenza di Parma e Piacenza

Infine, Palazzo Farnese farà parte del grande progetto Piacenza 2020/21, un calendario di eventi culturali promosso dal Comune, dalla Diocesi e dalla Camera di Commercio della città.

Palazzo Farnese
Musei Civici Palazzo Farnese di Piacenza

Il percorso della nuova sezione di Palazzo Farnese

Il percorso archeologico prevede di far ripercorrere ai visitatori la storia della Placentia romana dalla fondazione (218 a.C.) all’arrivo dei Longobardi nel VI sec. d.C. Difatti, l’allestimento in 15 sale parte dall’inquadramento territoriale e cronologico e termina con un video-riassunto delle tappe storiche più importanti. I principali temi affrontati spazieranno dalla forma urbis ai culti e riti religiosi, rifacendosi ad alcuni reperti fondamentali, come il “Fegato di Piacenza” e l’inedito letto funerario, ricostruito in legno e con rivestimento in osso bovino. 

“Fegato di Piacenza”, sezione romana Musei civici Palazzo Farnese di Piacenza

Inoltre, nella mostra potranno essere osservati altri 1200 reperti e una sezione interamente dedicata alla domus romana con mosaici pavimentali e oggetti di uso quotidiano, tra i quali una scacchiera di II-III sec. d.C. in terracotta.

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NEWS | A Palermo riaprirà il Museo Pitrè

A Palermo il Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè riaprirà al pubblico il 10 marzo 2021. Si potrà accedere dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 18:30 (l’ultimo ingresso consentito è alle ore 18). Le visite avverranno su prenotazione.

Il Museo, collocato in Via Duca degli Abruzzi 1, fu fondato proprio nel 1909 dal medico, scrittore e studioso Giuseppe Pitrè, uno dei più importanti etnologi siciliani. Egli dedicò la sua vita a tramandare le tradizioni folkloristiche dell’Isola e i suoi studi ispirarono molti dei racconti di Luigi Capuana e di Giovanni Verga.

Il Museo ha riaperto, in via del tutto eccezionale e in modalità virtuale, a dicembre; dunque, l’occasione è servita a festeggiare in streaming l’anniversario della nascita dello studioso. La riapertura della struttura sarà quindi un evento da non perdere per vivere in un giorno la cultura materiale dei nostri avi. La nuova sistemazione museale è stata affidata all’architetto catanese Giuseppe Pagnano; si potrà visitare una sala dedicata interamente a Pitrè e una a Giuseppe Cocchiara, etnologo ed ex Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, nonché prosecutore dell’opera di Pitrè. Le sale vanteranno anche nuove donazioni di reperti da parte di privati.

Museo Pitrè
Ingresso del Museo Pitrè a Palermo (fonte: QdS.it)

(Immagine di copertina dal sito Personal Reporter)