Alessandro magno

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ACCADDE OGGI | Nasce Alessandro Magno, il Re dei Re

Il 20 luglio del 356 a.C. la città di Pella (la seconda capitale del regno di Macedonia) vide la nascita del Re dei Re, uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia, Alessandro Magno.

Educazione giovanile
Aristotele insegna ad Alessandro, incisione di Charles Laplante in: Louis Figuier, Vie des savants illustres – Savants de l’antiquité (tome 1), Paris, 1866

Figlio del re Filippo II e della regina Olimpiade, fu sempre attirato dalla storia “mitica” su cui ponevano le basi le due famiglie genitoriali (discendenza da Eracle e da Achille). Filippo decise di dare al figlio un’educazione greca scegliendo come maestro il filosofo Aristotele, il quale insegnò al giovane principe le scienze naturali, la medicina, l’arte e la lingua greca.

L’ascesa di Alessandro

Fin da subito Alessandro mostrò le sue abilità di condottiero: difese la macedonia dalla rivolta della tribù tracia dei Maedi nel 340 a.C. e guidò con il padre una spedizione in Grecia nel 338 a.C., dove si scontrarono e vinsero con gli eserciti congiunti di Tebe e Atene; in seguito, discese fino a Corinto dove, nel 337 a.C., costituì una nuova alleanza panellenica con a capo Filippo stesso.

Medaglione raffigurante Filippo II, prodotto dall’imperatore Alessandro Severo

Dopo il rientro a Pella scoppiarono delle tensioni tra Filippo e Alessandro, scaturite dal nuovo matrimonio del re macedone che rischiava di minare la posizione del principe; i dissidi culminarono con un esilio forzato di Alessandro e sua madre per sei mesi, dopo Alessandro ricevette il perdono del padre. Nel 336 a.C. il re venne assassinato, durante una manifestazione pubblica, da una delle sue guardie, Pausania; Alessandro venne subito proclamato re dall’esercito dai dignitari macedoni a soli vent’anni.

Alessandro Magno, III sec. a.C. – Museo Archeologico di Istanbul
Il consolidamento del potere

Alessandro, salito al trono, consolidò il suo potere in patria con l’aiuto del vecchio consigliere del padre Antipatro, eliminando chi poteva contestare la sua posizione. In seguito, pose il suo sguardo sulla penisola ellenica, dove, alla notizia della morte di Filippo, erano scoppiate rivolte a Tebe, Atene e in tutta la Tessaglia. La sua ascesa riportò la Grecia sotto la sfera macedone: fu messo a capo della Lega Ellenica e dell’esercito per la spedizione contro l’impero persiano.

La situazione politica in Grecia nel 336 a.C.
L’impero di Alessandro

Nella primavera del 334 a.C. Alessandro, dopo aver lasciato al fidato Antipatro la reggenza di Macedonia, passò l’Ellesponto alla guida di un grande esercito. Si susseguirono vittorie ed episodi celebri: nei pressi del Granico (vicino al sito di Troia), l’episodio del nodo Gordiano. Uno degli avvenimenti principali di questa spedizione è stata sicuramente la conquista dell’Egitto nel 332 a.C., qui il re macedone venne accolto come liberatore e consacrato a faraone; nel Delta, sulla costa mediterranea, fu costruita la città che porta il suo nome: Alessandria d’Egitto.

Cartiglio di Alessandro Magno nel tempio di Luxor

Ma la battaglia che consegnerà ad Alessandro il titolo di re d’Asia fu quella di Gaugamela del 331 a.C. I macedoni sfidarono in campo aperto le forze persiane e, forti della vittoria, iniziarono l’inseguimento del re persiano Dario, il quale fuggì dalla battaglia; nel corso di questa marcia, che durò alcuni mesi, Alessandro entrò a Babilonia e a Persepoli. Dario venne trovato morto nel corso del 330 a.C. e venne seppellito dal re macedone con tutti gli onori nelle tombe reali.

Le principali battaglie dell’impero macedone
Gli ultimi anni di vita

In seguito a eventi avvenuti tra il 328 ed il 327 a.C., tra cui la scoperta di una congiura a suoi danni, Alessandro decise di effettuare una spedizione in India con lo scetticismo del suo esercito. Qui incontrò diverse difficoltà legate sia ai potentati indiani sia al crescente malcontento tra i suoi ranghi (formati sempre più da soldati asiatici), che spinsero il condottiero macedone a non proseguire oltre, ma a seguire il corso dell’Indo fino alla foce. Questo percorso non fu comunque privo di pericoli; durante l’assedio di Aorno (odierna Pir Sar, Pakistan) una freccia colpì Alessandro, il quale scampò di poco alla morte.

Karl von Piloty, La morte di Alessandro Magno, 1886

Nel 323 a.C., una volta rientrato nel cuore del suo impero, mentre preparava la spedizione in Arabia, morì a Babilonia. Diverse sono le ipotesi legate alla sua morte:

  • ricaduta della malaria che lo aveva colpito anni prima;
  • avvelenamento;
  • tifo;
  • abuso di alcol con conseguenti danni al fegato;
  • sindrome di Guillain-Barré, seguita da una febbre intestinale batterica.
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NEWS | MANN, il restauro in diretta del Mosaico di Alessandro

A fine gennaio, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), avrà inizio il restauro del celebre mosaico pompeiano della Battaglia di Isso.

Il restauro

Il restauro si è reso necessario a causa dei fenomeni di deterioramento dovuti all’ossidazione dei supporti in ferro del mosaico e al degrado delle malte.

La straordinarietà di questo restauro è che sarà aperto a tutti. Infatti, il pubblico potrà seguire i lavori attraverso i profili social ufficiali del museo (YouTube, Facebook e Instagram). Il progetto si svolgerà sotto la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), in collaborazione con l’Università del Molise (UNIMOL) e il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS). Così il Direttore del MANN, Paolo Giulierini, presenta il progetto:

Sarà un restauro grandioso, che si compirà sotto gli occhi del mondo. Un viaggio entusiasmante lungo sette mesi ci attende: dopo il minuzioso lavoro preparatorio, studiosi ed esperti si prenderanno cura con le tecniche più avanzate  del nostro iconico capolavoro pompeiano, raffigurante la celebre battaglia di Isso. La tecnologia e le piattaforme digitali ci consentiranno di seguire le delicatissime operazioni, passo dopo passo, in una sorta di ‘cantiere trasparente’, come mai accaduto prima.

Il mosaico

Il mosaico, conosciuto per le sue grandi dimensioni (5,82×3,13 metri e 7 tonnellate di peso), risale all’epoca romana (100 a.C., circa). L’opera fu rinvenuta a Pompei nel 1831, dove faceva parte della decorazione pavimentale dell’esedra nella Casa del Fauno. Tuttavia, essa fu trasferita da Pompei all’allora Real Museo Borbonico (ora Museo Archeologico) nel 1844. La scena rappresenta la battaglia di Isso (333 a.C.) tra Alessandro Magno (a sinistra nel mosaico) e Dario III di Persia (a destra), e in particolare, il momento della fuga del re persiano.

 

mosaico della Battaglia di Isso
Mosaico della Battaglia di Isso. Museo Archeologico Nazionale di Napoli (©Pedicini Fotografi).

 

 

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ARCHEOLOGIA | Identificato il vero corpo di Filippo II di Macedonia

Fin da quando, nel 1977, gli archeologi rinvennero il complesso funerario di Verghina, si è sempre creduto che lì vi fosse il corpo del re Filippo II. Secondo le prime notizie, il padre di Alessandro Magno sarebbe stato sepolto all’interno della Tomba II, in quella che era l’antica capitale macedone di Aigai. Nel 2015, però, nuove indagini forensi hanno smentito tale iniziale attribuzione. 

La scoperta delle tombe

Tra il 1977 e il 1978 a Verghina, nel nord della Grecia , gli archeologi hanno rinvenuto tre tombe regali. La Tomba II conteneva i resti di tre scheletri che, fin da subito, vennero attribuiti al re Filippo II, alla moglie Cleopatra e al loro figlio neonato. Il re di Macedonia, morto nel 336 a.C., aveva avuto Alessandro dalla sua quinta moglie, Olimpiade. Cleopatra Euridice, invece, era la nipote del suo generale Attalo. Da lei Filippo ebbe due figli, Caranus ed Europa, nata un paio di giorni dopo la morte del padre. L’identificazione si basava, per lo più, sulla presenza, sullo scheletro, di una ferita alla base dell’occhio destro. Questa sarebbe compatibile con la notizia antica secondo la quale il re macedone fu ferito da una freccia all’occhio. 

Le analisi moderne su Filippo II

Con i nuovi metodi di antropologia forense, gli studiosi hanno ribaltato questi primi risultati. L’antropologo Juan Luis Arsuaga, della Universidad Complutense de Madrid, analizzando i resti ossei tramite tac e radiografie, ha smentito le interpretazioni preliminari: lo scheletro maschile della Tomba II, trovato parzialmente carbonizzato, non è di Filippo II. In effetti, le ossa non presentano alcuna lesione che indichi una zoppìa e la frattura ossea all’occhio non ha origini antiche: si è formata al momento dell’esposizione al fuoco e deve essersi ampliata a seguito delle ricostruzioni. Ulteriori studi condotti sui resti di questa tomba hanno permesso di identificarli con il re Arrideo, fratellastro di Alessandro, che salì al trono alla sua morte, e con la moglie Euridice. Inoltre, i manufatti rinvenuti all’interno della tomba sembrano essere databili all’epoca di Alessandro, più che a quella del padre.

L’antropologo spagnolo ha scoperto, inoltre, che lo scheletro maschile della Tomba I apparteneva a un uomo, di circa 45 anni, sorprendentemente alto (circa 180 centimetri). Le ossa della gamba mostrano segni di fusione ossea, che testimoniano come l’individuo avesse subito una ferita penetrante che dovette causargli notevole sofferenza. Sulle ossa, invece, vi sono segni di zoppìa. Queste prove hanno portato a concludere che l’uomo sepolto all’interno della Tomba I sia il re Filippo II, che fu seppellito assieme alla moglie Cleopatra, assassinata da Olimpiade, e al figlio neonato. Infine, traumi legati a infiammazioni e lesioni ossee del collo suggeriscono che il re macedone debba aver sofferto di un costante torcicollo che, probabilmente, gli provocava un’andatura irregolare. Tutte queste notizie coincidono con le testimonianze della tradizione sui problemi fisici di Filippo II e avvalorano la sua identificazione con l’inquilino maschio della Tomba I di Verghina.