Adamesteanu

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Philosophiana Project: la storia della ricerca

Il sito di Sofiana (Philosophiana), oggi nel territorio di Mazzarino (CL), sorge a pochi chilometri di distanza dalla Villa del Casale (Piazza Armerina – EN) e lungo il pianoro dell’omonima contrada. Gli “scavi Adamesteanu” hanno portato alla luce consistenti resti di un insediamento antico con una cronologia piuttosto ampia, dall’epoca arcaica a quella federiciana, come emerge dagli editi dell’archeologo e dei suoi collaboratori. Il suo periodo di maggiore floridezza si avrà a partire dall’età Tardo-antica, epoca in cui probabilmente ha vita la stazione Philosophiana, citata nell’Itinerarium Antonini e inserita nel percorso obbligato Catania –Agrigento.

Il toponimo si riferisce a una lunga spianata a circa m 500 slm, circondata da rilievi collinari e lambita a Nord dal Torrente Nociara. Proveniente da Piazza Armerina e dalla Villa del Casale, il torrente si riversa nel lago Dissueri, alla cui uscita assume il nome di Fiume Gela e che sfocia, infine, nel Mar Mediterraneo. Alle pendici orientali si erge il Monte Alzacuda (656 m); il limite settentrionale è dato dalla cresta di un altopiano che si affaccia subito sopra la valle del Torrente Nociara. A Sud e ad Est dell’insediamento, l’area è circondata da terreni pianeggianti assai fertili, vista la presenza di sorgenti perenni.

Fino ai primi anni 50 del secolo scorso, la porzione centro-meridionale della Sicilia non era stata ancora attentamente indagata. A partire dal 1951 furono avviate una serie di campagne di ricognizione che portarono alla luce tracce di diversi insediamenti. Si scelse il maggiore tra i siti identificati, che con le sue terme, necropoli e spazi abitativi forniva uno spaccato interessantissimo per la ricostruzione archeologica dell’entroterra nisseno/ennese e, probabilmente, di tutta la Sicilia centro-meridionale: Sophiana.

Posta a soli 6 km in linea d’aria dalla Villa del Casale, con cui verosimilmente si interfacciava, i primi scavi vennero condotti da Adamesteanu nel 1954, il quale voleva “accertarsi sulle corrispondenze che potevano stabilirsi tra le fasi della Villa del Casale e dei monumenti dell’insediamento di Sofiana”.

L’archeologo intercetta un grande impianto termale, la cui lettura/comprensione delle strutture viene complicata dalle molteplici fasi costruttive che ne hanno alterato forma e funzioni originarie, come si evince anche dalle parole di Adamesteanu stesso: “A mano a mano che si scendeva sotto le strutture medioevali, apparivano nettamente i muri di un edificio la cui ampiezza e robustezza erano tipicamente romane”.

Era apparso fin dalle prime ricognizioni sul territorio che il sito identificato era circondato da “grandi lastroni di copertura”che denunciavano un’area cimiteriale. Al limite Sud/Ovest, inoltre, “un cumulo di rovine ricoperte da rovi ed erbacce era indicato dai contadini col caratteristico nome di ‘Chiesazza’. Tutt’intorno al cumulo di rovine spuntavano gli stessi lastroni incontrati ai margini dell’abitato, denuncianti anche qui un sepolcreto intorno ad una ‘basilica extra moenia’ “.

Durante l’intervento del 1961 lo studioso approfondisce le ricerche sulle necropoliche circondano l’insediamento, ovvero l’area cimiteriale attorno alla basilica stessa e le tre necropoli che si dispongono ad Est, Ovest e Nord dell’insediamento.

L’attività di ricerca a Philosophiana riprende solo negli anni ’80 e interessa le terme; due successive campagne di scavo, svoltesi nel 1988 e nel 1990, hanno interessato il lungo tratto di muro di delimitazione che corre sul ciglio settentrionale del pianoro e il settore dell’abitato che si giustappone alle terme messe in luce da Adamesteanu. Questo ha permesso di individuare una domus a peristilio, la cui prima fase è ascrivibile ad un periodo compreso tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.

Ulteriori interventi condotti dal 1993 al 1995 hanno poi interessato la necropoli Nord e la necropoli della Basilica.“Dal 2009 il sito di Sofiana è stato nuovamente oggetto di intense indagini nell’ambito del progetto di ricerca multidisciplinare del Philosophiana Project.  Obiettivo principale del progetto, che coinvolge le Università di CornellCambridge e Messina, co-diretto dal Prof. G.F. La Torre (a cui vanno i nostri più sentiti complimenti per il ruolo di prorettore dell’ateneo messinese ottenuto in questi giorni) e dal Prof. Emanuele Vaccaro, con il coordinamento sul campo del Dr. Sfacteria, è quello di ricostruire le dinamiche insediative nel territorio in esame, comprendere i rapporti di natura socio/economica che legavano il sito di Sofiana alla vicina Villa del Casale.

Gli studi continuano e interessano la viabilità (Sfacteria), i reperti numismatici ritrovati e la basilica cimiteriale (Tirrito).”

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Dinu Adamesteanu, pioniere dell’archeologia Siciliana

Dinu Adameșteanu (Toporu, 25 marzo 1913 – Policoro, 2 gennaio 2004) è stato un archeologo rumeno naturalizzato italiano, pioniere e promotore dell’applicazione delle tecniche di aerofotografia e prospezione aerea nella ricerca e ricognizione archeologica.

Condusse i suoi primi scavi giovanissimo a partire dal 1935 sul Mar Nero, nel sito della colonia milesia di Histria, in cui poté utilizzare le nuove tecniche di ricerca tramite fotografie aeree.

A cavallo tra gli anni ’30 e ’40, Adamesteanu si trasferisce in Italia per completare gli studi. A Roma fa la conoscenza di diversi studiosi, tra cui Luigi Bernabó Brea, grazie alla quale si trasferisce in Sicilia in cui trova riparo alla fine del secondo conflitto mondiale. 

In Sicilia Adamesteanu collabora con la Soprintendenza di Siracusa (Bernabó Brea era appunto il Soprintendente) e con quella di Agrigento, presieduta dal Dr. Pietro Griffo. Grazie a quest’ultimo, viene chiamato a dirigere l’esplorazione di Butera e di Gela, che compirà in stretta collaborazione con un’altra pietra miliare dell’archoelogia Italiana, Pietro Orlandini, portando avanti, in particolare, negli anni dal 1951 al 1961, la ricerca nell’area dell’antica fortificazione siceliota. In questo periodo Adamesteanu scoprirà diversi insediamenti (indigeni, romani, bizantini), la cui ricerca continua fino ai giorni nostri. 

È questo, appunto, il caso di Philosophiana https://archeome.it/77-2/

Dal 1964 sarà nominato Soprintendente di Basilicata e Puglia,dedicandosi agli scavi di Metaponto, Policoro, Matera, Melfi ed Heraclea. 

Il 21 gennaio 2004, il professor Dinu Adameșteanu è scomparso nella sua casa di Policoro. Il 20 maggio del 2005 è stato inaugurato, e dedicato alla sua memoria, il Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adameșteanu”.