acquedotto

News

NEWS | Museo multimediale per l’acquedotto romano ritrovato sotto il MIRE (RE)

L’acquedotto romano ritrovato sotto il nuovo Ospedale Materno Infantile di Reggio Emilia (MIRE), sarà il fulcro di un museo multimediale. L’obiettivo è congiungere passato e presente per valorizzare l’area archeologica dell’antica Regium Lepidi

All’interno dell’ospedale sarà presente dunque uno spazio museale 2.0 con filmati e ricostruzioni visive dell’acquedotto. Infatti si cercherà di raccontare l’importanza dell’acqua nella zona e dell’esperienza architettonica e ingegneristica romana, oltre ai mutamenti della città nel tempo. Inoltre, nel giardino esterno alla struttura nascerà un parco archeologico, dove la restante sezione dell’acquedotto potrà essere visitabile. Il progetto nasce dall’accordo stipulato tra  il Comune di Reggio Emilia, la Soprintendenza locale dei Beni Archeologici e l’AUSL IRRCS. Le operazioni per rendere fruibili i manufatti rinvenuti dureranno circa 2-3 anni.

“Il progetto di valorizzazione prevede quindi la realizzazione di uno spazio conoscitivo all’interno del MIRE, dotato di foto e di strumenti multimediali, dove sarà collocata anche una sezione dell’acquedotto posta all’interno di una gabbia protettiva. La restante parte dell’acquedotto portato in superficie resterà nel giardino del MIRE e potrà essere visibile da tutti i cittadini, come il reperto collocato all’interno del MIRE.” Spiega il restauratore della Soprintendenza Mauro Ricci.

acquedotto
Progetto di Valorizzazione per l’acquedotto romano all’interno e all’esterno del Mire.

 

Il Ritrovamento dell’acquedotto romano

La scoperta della presenza dell’opera romana non ha sorpreso gli archeologi. Difatti, numerosi reperti romani furono portati alla luce a partire dalla costruzione del CORE (Centro Oncologico ed Ematologico RE) nel 2011 e 2012, fino agli attuali studi che hanno scoperto  la presenza di tre  condotte idriche. Probabilmente le condotte erano funzionali al trasporto delle acque dalla sorgente di Acque Chiare alla città di Regium Lepidi.

“La novità è stata la scoperta del principale acquedotto della città romana. Nell’area sorgono tre opere idriche diverse. La prima è un doppio canale di tubuli di terracotta, la seconda è un canale unico in laterizi con voltino e la terza è l’acquedotto principale, che è invece un’opera di tipo monumentale, individuato per ora per una lunghezza di oltre 140 metri. Si tratta di una struttura a volta alta 1.8 metri, composta da varie gettate contro terra di conglomerato di scaglie di pietra, frammenti di laterizi, malta, con canale interno per lo scorrimento delle acque ed è in buone condizioni di conservazione. Le tre condotte idriche saranno ora oggetto di studio per datarne la costruzione.” Afferma l’archeologa della Soprintendenza Annalisa Capruso.

Spazio interno dell’acquedotto romano (RE).
Vista da Nord dell’acquedotto romano (RE).
News

NEWS | Nuova vita per la targa dell’acquedotto cinquecentesco di Messina

L’Assessore alla Cultura Enzo Caruso e il Presidente di AMAM Salvo Puccio hanno preso in consegna dal Presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari Giovanni Mazzù la targa riferita all’antico acquedotto che collegava il fiume Camaro alla Fontana di Orione in Piazza Duomo a firma del suo architetto Francesco La Camiola, datata 1546.
La targa, che al tempo era stata sulle alture di Camaro, all’imbocco di una galleria, fu ritrovata durante i lavori di realizzazione di un complesso di edilizia popolare a Bisconte nel gennaio 2002 dall’Arch. Carlo Fulci, funzionario dell’Iacp, e recuperata insieme all’arch. Nino Principato e al rag. Andrea Bambaci.

La targa

Nella targa (pubblicata da Giuseppe Arenaprimo nel suo articolo Notizie inedite sul fonte Orione in Messina, in Miscellanea di Archeologia, di Storia e di Filologia, dedicata al prof. A. Salinas, parte II pag.400, Palermo, Virzì, 1907) si legge:
LI TRI MONTAGNI P.
CHATI [pirciati] E LI CONDUTI
PINDUSTRIA DI MASTRO
CHICO LACAMIOLA
E FICI VINIRI LAQA 1546

(Le tre montagne bucate e i condotti
per industria di Mastro
Francesco La Camiola
e fece venire l’acqua 1546)

La targa, alla cui consegna erano inoltre presenti Maria Grazia Giacobbe, direttrice dell’IACP, insieme al dirigente Antonio Recupero, sarà custodita presso la Presidenza di AMAM e, con il parere favorevole della Soprintendenza, collocata alla base della Fontana di Orione al termine dei lavori di restauro.

La Fontana di Orione
Fontana di Orione in Piazza Duomo, Messina (© Tempo Stretto)

Definita dallo storico d’arte Bernard Berenson “la più bella fontana del Cinquecento europeo”, venne commissionata dal Senato cittadino allo scultore toscano Giovanni Angelo Montorsoli (1507-1563), allievo di Michelangelo Buonarroti. Si trattò di un’opera soprattutto celebrativa perché doveva eternare ai posteri un avvenimento eccezionale per la città: la realizzazione del primo acquedotto, iniziato nel 1530 e ultimato nel 1547 su progetto dell’architetto Francesco La Camiola, che captava le acque dei fiumi Camaro, Bordonaro e Cataratti.
Ancora oggi è possibile percorrere, per un certo tratto, la suggestiva galleria cinquecentesca che collega le montagne di Camaro, Bordonaro e Cataratti, un’opera colossale per quei tempi, che portò l’acqua in città.