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NEWS | La sfida “green” del ParCo: torna a scorrere l’acqua nella Fontana della Domus Augustana

L’8 settembre 2021, alle ore 11.00, l’acqua tornerà a scorrere nel segno dell’impegno green del Parco archeologico del Colosseo all’interno della Fontana delle Pelte ubicata nel cortile inferiore della Domus Augustana, il settore privato dell’immenso palazzo imperiale voluto dall’imperatore Domiziano sul Palatino.

Dopo anni di chiusura, il cortile del palazzo viene nuovamente arricchito del rumore e dello scorrere dell’acqua all’interno della monumentale Fontana decorata dal motivo delle 4 pelte contrapposte, il cui nome richiama la forma degli scudi indossati dalle Amazzoni. Proseguendo nel progetto di rifunzionalizzazione di tutte le fontane antiche e moderne del Parco archeologico del Colosseo, è la volta della Fontana che in età romana allietava le passeggiate della corte imperiale tra lo Stadio e le stanze private affacciate sull’immensa valle del Circo Massimo.

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Pianta del Palazzo imperiale. Evidenziati i diversi settori del Palazzo: Domus Flavia e Domus Augustana – da F. Coarelli, Roma. Guide archeologiche Mondadori
“Il tempo scorre incessantemente come l’acqua”

L’intervento, che si configura come una vera installazione cui è stato associato il motto latino “Instar aquae tempus – Il tempo scorre incessantemente come l’acqua”, è stato curato dall’arch. paesaggista Gabriella Strano ed è stato attuato nel pieno rispetto del valore e dell’importanza dell’acqua e della necessità di operare strategie di adattamento alle nuove realtà climatiche.

Per questa ragione all’inaugurazione, prevista per le ore 11.00, sarà presente il geologo e divulgatore Mario Tozzi che dialogherà con il Direttore del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, sull’approccio green del PArCo e sul tema dei grandi cambiamenti climatici e delle loro ricadute sui beni culturali e sul patrimonio in generale.

In copertina: Domus Augustana, piano inferiore, cortile con fontana monumentale con motivo di quattro pelte contrapposte (scudi di Amazzoni) – foto: Parco archeologico del Colosseo.

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ATTUALITÀ | Al Museo di Lipari arriva la mostra “Dipinti sull’acqua”

Che sia il ruggito di un oceano in tempesta o il placido corso del Tevere, le luci notturne e tremule del golfo di Palermo o il promontorio di Portofino schiaffeggiato dalle onde, dal 26 giugno al 31 ottobre 2021 sull’isola di Lipari arriva la mostra Dipinti sull’acqua. Da Sartorio a De Conciliis, allestita fra le sale del Museo Archeologico Bernabò Brea e le celle dell’ex Carcere, trasformato dal 2015 in Polo d’Arte contemporanea.

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È qui, tra le anfore recuperate negli abissi marini delle Eolie, i vasi policromi del “Pittore di Lipari” e la più ricca collezione di maschere della tragedia e della commedia greca che si fanno spazio – come improvvise finestre sul blu – diciannove tele di artisti vissuti negli ultimi due secoli. Artisti che all’acqua, simbolo della vita per eccellenza – ed elemento della natura più ineffabile, sotto il profilo pittorico, per la sua stessa fisicità e trasparenza – hanno dedicato paesaggi, scene di vita quotidiana o istanti di ingenua felicità.

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Carla Celesia di Vegliasco, Acqua e sole, olio su tela, 1912

A cura di Brigida Mascitti, la mostra è quindi promossa dal Parco Archeologico delle Eolie e realizzata in collaborazione con la Regione Siciliana, che la ospita degli spazi del Museo Archeologico Bernabò Brea. La mostra nasce infatti da un’idea del direttore, l’architetto Rosario Vilardo, e di Lorenzo Zichichi e aggiunge un nuovo capitolo all’indagine sulla “pittura d’acqua”.

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Karl Lindemann Frommel, Passeggiata di Poussin verso Monte Mario, olio su tela, 1859
Le parole dell’assessore Samonà

«Inodore, insapore, incolore, priva di forma eppure origine primigenia della vita sulla Terra. Dipingere l’acqua, per un pittore, può essere la sfida di una  stagione creativa o l’ossessione di una vita intera, come è stato infatti per alcuni fra gli artisti in mostra a Lipari. E quale spazio, meglio di un’isola, per sua stessa natura circondata dall’acqua, si presta ad accogliere una mostra come questa che vivifica e rigenera il percorso espositivo di uno tra i più sorprendenti musei della nostra Regione? Siamo certi, dunque, che i viaggiatori attesi alle Eolie nei prossimi mesi ameranno moltissimo questa raffinatissima, liquida suggestione che i “Dipinti sull’acqua” donano a questo museo e alla sua ricchissima collezione di reperti».

L’assessore Alberto Samonà
Gli approcci all’acqua spiegati dalla curatrice Brigida Mascitti
Brigida Mascitti, curatrice della mostra

Spiega la curatrice, Brigida Mascitti, storica e critica dell’arte specializzata nel Novecento storico: «La gamma degli approcci stilistici, concettuali e tematici all’immagine dell’acqua è assolutamente varia, e prescinde dunque dalla cronologia delle opere. Ed è così che il Tevere, con le sue enormi anse, è protagonista della tela Passeggiata di Poussin verso Monte Mario del 1859 di Karl Lindermann Frommel come della Valle del Tevere 1 del 2000 di Ettore De Conciliis. L’acqua spesso è anche l’elemento caratterizzante la città: così ne Il porto di New York del 1912 di Attilio Pusterla, nella tela Brasile. Nei dintorni di Olinda del 1924 di Giulio Aristide Sartorio e nel Canale di Venezia del 1939 di Bruno Croatto».

Bruno Croatto, Canale a Venezia, olio su tela, 1939

Continua: «I contemporanei De Conciliis e Piero Guccione si soffermano sulle placide sfumature di blu del mare con Perenni transiti III del 2015 e lo studio da Il nero e l’azzurro del 2003. Immancabile, inoltre, l’omaggio alla Sicilia, isola bagnata contemporaneamente da tre distinti mari ed immortalata da Vito Bongiorno con l’opera omaggio alla propria terra natale My land del 2021 o con una veduta spettacolare al crepuscolo del Porto di Palermo, opera del 2010 di Ettore De Conciliis».

Piero Guccione, Studio nero e azzurro, 2003

In copertina: Francesco Santosuosso, Tempesta sull’oceano primordiale, olio e acrilico su tela, 2019.

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NEWS | La Sapienza lancia il workshop sui Sumeri e il mare

Dal 2 al 4 giugno 2021 si svolgerà il workshop online sui Sumeri e il mare dal titolo: Sumer and the Sea: Delta, Shoreline, and Urban Water Management in 3rd Millennium Mesopotamia. L’evento è organizzato dal Dipartimento Istituto di Studi Orientali della Sapienza di Roma, in collaborazione con l’University of Pennsylvania, lo European Center for Upper Mesopotamian Studies, University of Cambridge e Woods Hole Oceanographic Institution.

Tra il mare e la palude: come i Sumeri gestivano l’acqua

Agli appuntamenti prenderanno parte esperti nazionali e internazionali, coinvolti nelle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nella Mesopotamia meridionale, e si confronteranno sul tema del rapporto dei Sumeri con l’acqua e il mare. In particolare, i nuovi dati, ottenuti tramite remote-sensing e indagini geo-archeologiche, permetteranno di discutere l’evoluzione dell’antica linea di costa, la cui progradazione nel corso dei secoli ha profondamente modificato il paesaggio e condizionato la vita degli insediamenti della Mesopotamia meridionale.

La presentazione delle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nel sud dell’Iraq, insieme alle coeve fonti cuneiformi, arricchirà le nostre prospettive storiche sul modo in cui i Sumeri si adattarono all’ambiente paludoso, utilizzando e gestendo l’acqua fuori e dentro le città. L’incontro sarà occasione per discutere delle diverse strategie e dei metodi di ricerca attualmente in uso, includendo anche aspetti pratici e problematiche condivise del lavoro geo-archeologico in Iraq. Clicca qui per leggere l’abstract della conferenza.

La partecipazione al workshop è possibile il 2, il 3 o il 4 giugno nelle fasce orarie indicate: clicca qui per registrarti.

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NEWS | UNICT lancia un concorso di sensibilizzazione sulle risorse idriche

Un concorso fotografico per sensibilizzare l’opinione pubblica, e in particolare i giovani, al valore ambientale, socio-economico e culturale delle risorse idriche e a un loro utilizzo sostenibile. Il contest dal titolo “Il Valore dell’Acqua” è promosso dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. Indetto per celebrare il 22 marzo 2021 la Giornata Mondiale dell’Acqua. Le Nazioni Unite hanno istituito la Giornata nel 1993, un anno dopo la Conferenza di Rio, che sancisce la necessità di perseguire sostenibilità economica, sociale, ambientale.

Il concorso, dall’idea alla pratica

Il concorso a premi è rivolto agli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiore di secondo grado siciliane; queste possono partecipare inviando le proprie fotografie a tema entro il 18 marzo 2021. Le fotografie, dunque, devono essere inviate tramite il sito del contest. Per ulteriori informazioni scrivere a questa mail. I vincitori saranno premiati in occasione dell’incontro “Il valore dell’Acqua”, in programma il 22 marzo 2021; interverranno studiosi ed esperti di diverse discipline chiamati a riflettere sulle valenze ecologiche, socio-economiche e culturali dell’acqua.

L’iniziativa del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania è organizzata in collaborazione con il CSEI Catania; in prima linea anche l’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione professionale. Impegnata anche la Società Geografica Italiana e l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia – sezione Sicilia.  

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NEWS | Dall’Antartide la chiave per comprendere un mistero su Marte

Arriva dalle profondità dei ghiacciai dell’Antartide la risposta a un vero rompicapo per gli scienziati: la presenza di acqua sul Pianeta Rosso. Una ricerca internazionale condotta da ricercatori italiani e provenienti da USA, UK e Hong Kong, guidata dal gruppo di Glaciologia dell’Università di Milano-Bicocca (Giovanni Baccolo, Barbara Delmonte, Valter Maggi), ha identificato la formazione del minerale di jarosite (solfato idrato di ferro e potassio) a grandi profondità nei ghiacciai antartici.

Questo risultato conferma l’ipotesi secondo la quale i sedimenti ricchi di jarosite, individuati sulla superficie di Marte dal Rover Opportunity della NASA, sarebbero legati alla presenza di grandi calotte di ghiaccio. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivistaNature Communications”.

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Il rover Opportunity della NASA durante l’esplorazione del cratere di Meridiani Planum su Marte. La formazione rocciosa stratificata ben visibile è quella dove è stata rinvenuta la jarosite. Credits: NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU
Università e Space Lab del mondo uniti per la ricerca

La scoperta di estesi depositi di jarosite su Marte è stata un traguardo scientifico fondamentale. La formazione di questo minerale richiede la presenza di acqua liquida; tuttavia, non era ancora chiaro come questi depositi si fossero creati. Una delle possibili spiegazioni prevede la presenza su Marte di antiche calotte glaciali di grandi dimensioni in diverse regioni del pianeta. Questa ipotesi ha, oggi, una prima conferma diretta grazie allo studio condotto presso il laboratorio di Glaciologia EUROCOLD LAB dell’Università di Milano-Bicocca, in stretta collaborazione con il laboratorio di Houston della NASA (USA), il sincrotrone Diamond Light Source (UK), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Università di Roma Tre e l’Università di Hong Kong.

300mila anni sotto il ghiaccio d’Antartide

Grazie all’applicazione congiunta di diverse tecniche analitiche d’avanguardia (spettroscopia di assorbimento di raggi-X, fluorescenza a raggi-X e microscopia elettronica a scansione e trasmissione), è stata osservata la formazione di cristalli di jarosite nella parte più profonda della carota di ghiaccio perforata nel sito di Talos Dome (Antartide Orientale). Tale perforazione, a cura del professor Massimo Frezzotti del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, ha raggiunto una profondità nel ghiaccio di oltre 1600 metri e attraversa un intervallo di tempo di almeno 300mila anni. La carota di ghiaccio è stata recuperata tra il 2004 e il 2007 nell’ambito del progetto a guida italiana TALDICE, finanziato dall’Unione Europea con il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide.

I campioni di ghiaccio della perforazione di TALDICE – spiega Massimo Frezzotti – oltre a ricostruire il clima degli ultimi 300mila anni, hanno permesso di ipotizzare le condizioni climatiche di Marte nel lontano passato.

La scoperta – afferma Giovanni Baccolo – è destinata a rivoluzionare l’interpretazione dell’origine dei diffusi depositi che contengono jarosite su Marte. Sebbene oggi scomparsi, sembra che gli antichi ghiacciai marziani e il pulviscolo minerale intrappolato in essi abbiano lasciato una traccia geologica evidente sul Pianeta Rosso, a testimonianza di vicende climatiche avvenute in un remoto passato.