REDAZIONALE | Cultura a intermittenza, il ritorno alla zona gialla
Un neon fulminato: il rumore della luce intermittente che al contempo tedia orecchie, occhi e psiche profondendo un penetrante senso di inquietudine e incertezza. Ecco, dovendo pensare a un’immagine che al meglio possa esprimere la condizione della cultura italiana e della vita degli italiani dell’ultimo anno, non può che essere questa. Dal 26 aprile 2021, l’Italia, quasi interamente gialla, prova a ripartire ancora una volta.
Si legge tanta stanchezza sulle pagine dei quotidiani, sui social media, sui volti delle persone; alla sfiducia di carattere prettamente politico degli ultimi mesi, segue quella morale di chi ha creduto e crede ancora, forse vuole credere ancora, se non nella rinascita almeno nell’adattamento. Si formano, cadono e si riformano governi, ma tutto sembra sempre uguale, immutato, proprio come quella che ormai è divenuta la nostra quotidianità; non riusciamo neppure a distinguere il giorno dalla notte o, forse, inariditi nell’animo, esausti, semplicemente non ci facciamo più caso. Sembra ieri che imparavamo a fare la pizza in casa perché, effettivamente, era ieri! Il tempo, in qualità oltre che in quantità, in apparenza si è appiattito sebbene continuiamo a invecchiare e a perdere occasioni, meccanizzati ormai in un circuito. L’essere umano però, per quanto misero nella sua condizione, ha sempre avuto la meglio adattandosi per natura e reagendo per volontà; ebbene, non v’è forse più l’istinto di adattarsi, men che meno di reagire, e questo è il risultato? E se invece l’adattamento e la reazione stessa risiedessero proprio nel non aspettarsi niente, se la calma apparente nonostante la pressione fosse il frutto di un’ormai consolidata consapevolezza, potrebbe mai esistere davvero una rinascita o sarebbe una mera utopia che continuano a propinarci?
In questo momento di comprensibile caos interiore, oltre che confusamente e diffusamente sparso, un valido appiglio è senz’altro la cultura, da sempre bistrattata in clima pandemico sebbene unica arma contro il male di vivere che sta affliggendo tutti e unico mezzo di libera evasione in un mondo che l’emergenza sanitaria ha così minuziosamente circoscritto. Nessuno ha pensato a salvaguardare le menti: in quello che ha tutta l’aria di essere un contesto catastrofico, le priorità risiedevano altrove, come se potessimo davvero fare affidamento su altro, prescindendo dall’intelletto e la cura di noi stessi. In passato si è sopravvissuti senza molti degli specchi per le allodole di questa nostra modernità, ma cosa saremmo stati invece senza cultura, senza poesia, arte, filosofia?
Abbiamo dovuto attendere la zona gialla per avere le porte di quelle strutture che ci rimandano agli antiqui mores nuovamente aperte, pronte a ricordarci cosa significhi in senso stretto essere umani e godere delle cose umane, perderci per poi amorevolmente ritrovarci nella grandezza dei nostri simili senza tempo, e se ora fosse già troppo tardi? La cultura e la regolare accessibilità ad essa costituisce un’esigenza inderogabile per la società alla stregua, se non addirittura maggiormente, di altre attività per le quali chi di dovere si è speso ben di più al fine di renderle fruibili in sicurezza nonostante le sfumature di colore. La vittima sacrificale poiché ritenuta sacrificabile in un sistema societario che, evidentemente, considera non prioritario l’accrescimento del sapere e non in stretta correlazione il benessere e la conoscenza. Oggi dovremmo essere felici pensando di poterci aggirare nuovamente per quei luoghi di ristoro della nostra anima antica, eppure è così difficile non riflettere con amarezza su quanto sia stata insensata la decisione di tenerli chiusi tutto questo tempo senza contemplare un piano di inclusione e adattamento in sicurezza per gli stessi.
Dal 26 aprile 2021 in zona gialla riaprono i musei, altrove arrangiatevi.
Di Irene Calicchio
In copertina: il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (RM) riaperto il 26 aprile 2021, in piena primavera!