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SPECIALE LEOPARDI | La nascita del poeta recanatese

Il 29 giugno ricorre l’anniversario della nascita del poeta recanatese, Giacomo Leopardi. Per questa occasione, la redazione ArcheoMe ha realizzato lo speciale dedicato all’autore. La giornata di oggi verrà scandita da interessanti contributi incentrati sulla sua poetica e visione della vita, non facendo mancare alcuni originali parallelismi. Seguiteci in questo viaggio!

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A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820 ca.
La vita
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Casa Leopardi, luogo di nascita del poeta

Giacomo Leopardi nacque il 29 giugno del 1798 a Recanati (in provincia di Macerata, nelle Marche). La sua formazione infantile, tra il 1808 e il 1812, come da tradizione familiare, avvenne con metodi improntati alla scuola gesuita, tramite precettori ecclesiastici; ciò non impedì al giovane di intraprendere studi personali tramite la biblioteca paterna e le altre presenti sul territorio di Recanati.

Tra il 1815 e il 1816 Leopardi decise, a causa di una crisi spirituale, di dedicarsi alla poesia e coltivare una maggiore sensibilità per i valori artistici e filosofici.

La biblioteca di Casa Leopardi

Dal 1822, anche a causa di tensioni con i genitori, diventò un’anima in fuga e si allontanò dalla patria. Raggiunse diverse città: Roma, Milano, Bologna, Firenze e Pisa. La depressione fu un’ombra sempre presente nella vita del poeta; solo la città pisana, nel 1828, riuscì a far ritrovare al poeta l’ispirazione; infatti fu lì che scrisse una delle sue opere più famose: A Silvia.

Nel 1833 si trasferì a Napoli, dove affrontò anche l’epidemia di colera tra il 1836 e il 1837. Lì si spense il 14 giugno 1837.

La tomba di Leopardi
La malattia

Già in età giovanile Leopardi fu costretto ad affrontare problemi fisici e piscologici, i quali lo accompagnarono fino alla sua morte. La malattia esordì a livello polmonare per arrivare a una deviazione della spina dorsale, con conseguenti dolori, problemi respiratori e circolatori; problemi che furono la causa dell’isolamento del poeta. L’ipotesi più plausibile, per gli studiosi di oggi, è che Leopardi soffrisse della malattia di Pott, cioè tubercolosi ossea o spondilite tubercolare, in contrasto con le ipotesi dell’epoca legate a una semplice scoliosi.

Leopardi sul letto di morte, 1837, ritratto a matita di Tito Angelini, simile alla maschera mortuaria

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