PERSONAGGI ILLUSTRI | Sabatino Moscati, lo sguardo a Oriente e la “scoperta” dei Fenici
È un privilegio irrinunziabile, infatti,
quello di rivedere le proprie idee senza aggrapparsi a esse.
S. Moscati, L’enigma dei Fenici, 1982
Dagli studi di arabistica alla cattedra di lingue semitiche
La figura di Sabatino Moscati, orientalista, semitista ed esperto di civiltà mediterranea, ha avuto un peso determinante per lo sviluppo degli studi italiani sulle civiltà del Vicino Oriente, in particolare sui Fenici.
Moscati nacque a Roma il 24 Novembre del 1922 da una famiglia di origine ebraica. Proprio a causa delle sue origini (l’Italia era in pieno periodo fascista) gli fu vietato di iscriversi all’Università pubblica. Desideroso di continuare gli studi, si iscrisse alla facoltà orientalistica del Pontificio Istituto Biblico dove conseguì la licenza nel 1943. Finalmente, nel 1945, potè conseguire anche la laurea in Arabistica presso l’Università La Sapienza con una tesi sul califfato di al-Mahdi, terzo califfo della dinastia abbaside. F. Gabrieli, che di Moscati fu uno dei maestri, già alla fine degli anni ’40 parlava dell’allievo come di uno studioso “esperto nel trattare di storia politica e religiosa, preciso e sagace nella valutazione e utilizzazione delle fonti, prudente nelle ipotesi e penetrante nei giudizi onde è da rimpiangere, dal punto di vista della storia arabo-islamica, che dopo appena un decennio questa così promettente energia si sia per intero dedicata a un diverso settore degli studi orientali” (La storiografia arabo-islamica in Italia, 1975, p. 84).
Nella produzione scientifica di Moscati possiamo distinguere tre fasi: una fase giovanile, in cui il filologo si impegnò ad approfondire gli studi sulla civiltà araba, da lui vista come importante fattore di diffusione della cultura orientale nel Mediterraneo. Nella seconda fase della sua vita Moscati si dedicò in special modo agli studi comparati di lingue semitiche, mentre negli ultimi trent’anni della sua carriera fondò e promosse gli studi sulla civiltà fenicia.
Dopo vari incarichi di insegnamento come assistente alla cattedra e professore incaricato, nel 1954, a soli 32 anni, vinse il concorso da professore per la cattedra di ebraico e lingue semitiche comparate alla Sapienza, cattedra che reggerà fino al 1982, quando si trasferirà a Tor Vergata.
Fondatore e direttore dell’Istituto di Studi sul Vicino Oriente del CNR, accademico dei Lincei, le sue pubblicazioni ammontano a circa 600 scritti, che spaziano dalla filologia all’archeologia.
La grammatica comparata delle lingue semitiche
L’incontro con Giorgio Levi della Vida e l’impegno nell’insegnamento della cattedra di Lingue Semitiche portarono Moscati, durante gli anni ’50 e ‘60, a impegnarsi sempre di più nel campo della filologia. Nel 1964, in collaborazione con numerosi ricercatori (semitisti, assiriologi, epigrafisti), pubblica An introduction to the comparative grammar of the Semitic languages, testo fondamentale ancora oggi per chi si accosta alle lingue semitiche.
Nel 1958 il volume Le antiche civiltà semitiche riscuoteva enorme successo: Moscati era riuscito a superare la barriera dello studio della storia come mera successione di eventi, per concentrarsi sui problemi e i fenomeni complessi che avevano portato le civiltà del Levante mediterraneo a fiorire ed espandersi, fino a influenzare, anche pesantemente, la cultura greca e quella del Mediterraneo occidentale.
L’archeologia fenicio-punica e la civiltà Mediterranea
Negli stessi anni il filologo partecipa agli scavi della cittadella fortificata di Ramath Rahel, a sud di Gerusalemme (1958), e di Akhziv (1960), importante centro fenicio sulla costa settentrionale di Israele.
Moscati promuove e dirige missioni archeologiche in Siria, Tunisia e a Malta. Queste esperienze lo portano a concentrarsi sempre di più sull’archeologia fenicio-punica: obiettivo dei progetti di scavo era spostare l’attenzione degli studi orientali in Italia dal campo della filologia e dell’epigrafia a quello, fino ad allora poco sviluppato nel nostro paese, dell’archeologia nei paesi del Mediterraneo.
Nel 1966 usciva la prima edizione de Il mondo dei Fenici, poderoso lavoro che, più tardi, avrebbe portato Moscati e i suoi allievi ad approfondire le ricerche in Tunisia, Sicilia e Sardegna, inaugurando la grande stagione degli studi fenicio-punici in Italia.
Sarebbe impossibile elencare in questa sede le numerosissime pubblicazioni, gli studi, le missioni archeologiche: riassumendo, possiamo senza dubbio affermare che le ricerche di Moscati furono sempre finalizzate a sottolineare l’importanza di interrelazioni e connessioni tra le sponde del Mare Nostrum, restituendo all’Oriente l’importantissimo ruolo storico avuto dall’antichità al Medioevo, in quella che lo studioso vedeva come “l’altra faccia della storia, la storia che non va da noi agli altri ma dagli altri a noi” (da L’enigma dei Fenici, 1982).
Sabatino Moscati si spense a Roma l’8 settembre del 1997.
Il suo lascito al mondo degli studi sul Vicino Oriente antico risiede ancora oggi in una impostazione metodologica moderna e pluridisciplinare, che richiede allo studioso di padroneggiare al meglio discipline diverse come l’epigrafia, l’archeologia, la storia e la filologia.
ILLUSTRIOUS FIGURES | Sabatino Moscati: a glimpse at the Orient and the ‘discovery’ of the Phoenicians
It is an indispensable privilege, in fact,
to review one’s ideas without clinging to them.
Moscati, L’enigma dei Fenici, 1982
From Arabic studies to the chair of Semitic languages
The figure of Sabatino Moscati, orientalist, semitist and expert in Mediterranean civilization, had a decisive weight for the development of Italian studies on the civilizations of the Near Eastern, in particular on the Phoenicians.
Moscati was born in Rome on November 24, 1922 from a family of Jewish origin. Precisely because of his origins (Italy was in the midst of the Fascist period) he was forbidden to enroll at the public university. Eager to continue his studies, he enrolled in the orientalist faculty of the Pontifical Biblical Institute where he obtained his license in 1943. Finally, in 1945, he was also able to obtain a degree in Arabistics at the La Sapienza University with a thesis on the caliphate of al-Mahdi, the third caliph of the Abbasid dynasty. F. Gabrieli, who was one of Moscati’s masters, already at the end of the 1940s spoke of the pupil as a scholar “expert in dealing with political and religious history, precise and sagacious in the evaluation and use of sources, prudent in hypotheses and penetrating in the judgments from which it is to be regretted, from the point of view of Arab-Islamic history, that after just a decade this promising energy has entirely dedicated itself to a different field of oriental studies “(La storiografia arabo-islamica in Italia, 1975, p. 84).
In the scientific production of Moscati we can distinguish three phases: a juvenile phase, in which the philologist undertook to deepen his studies on the Arab civilization, which he saw as an important factor in the diffusion of oriental culture in the Mediterranean. In the second phase of his life Moscati devoted himself especially to comparative studies of Semitic languages, while in the last thirty years of his career he founded and promoted studies on the Phoenician civilization.
After various teaching positions as assistant to the chair and professor in charge, in 1954, at the age of 32, he won the competition as professor for the chair of Hebrew and Semitic languages compared at Sapienza, a chair that he will hold until 1982, when he will move to Tor Vergata.
Founder and director of the Institute of Studies on the Near East of the CNR, academic of the Lincei, his publications amount to about 600 writings, ranging from philology to archaeology.
The comparative grammar of Semitic languages
The meeting with Giorgio Levi della Vida and the commitment to teaching the chair of Semitic Languages led Moscati, during the 1950s and 1960s, to become increasingly involved in the field of philology. In 1964, in collaboration with numerous researchers (Semitists, Assyriologists, epigraphists), he published An introduction to the comparative grammar of the Semitic languages, a fundamental text still today for those who approach Semitic languages.
In 1958 the volume Le antiche civiltà semitiche was a big success: Moscati had managed to overcome the barrier of the study of history as a mere succession of events, to focus on the problems and complex phenomena that had led the civilizations of the Eastern Mediterranean to flourish and expand, to the point of influencing, even heavily, Greek culture and that of the Western Mediterranean.
Phoenician-Punic archaeology and Mediterranean civilization
In the same years the philologist participated in the Excavations at Ramath Rahel, south of Jerusalem (1958), and of Akhziv (1960), an important Phoenician centre on the northern coast of Israel.
Moscati promotes and directs archaeological missions in Syria, Tunisia and Malta. These experiences led him to focus more and more on Phoenician-Punic archaeology: the aim of the excavation projects was to shift the attention of oriental studies in Italy from the field of philology and epigraphy to that, until then little developed in our country , of archaeology in the Mediterranean countries.
In 1966 the first edition of The World of Phoenicians was released, a powerful work that, later on, would lead Moscati and his students to deepen their research in Tunisia, Sicily and Sardinia, inaugurating the great season of Phoenician-Punic studies in Italy.
It would be impossible to list here the numerous publications, studies, archaeological missions: summing up, we can undoubtedly affirm that Moscati’s research was always aimed at underlining the importance of interrelationships and connections between the shores of the Mare Nostrum, giving back to the East the very important historical role played from antiquity to the Middle Ages, in what the scholar saw as “the other side of history, the history that does not go from us to others but from others to us” (from L’enigma dei Fenici, 1982).
Sabatino Moscati died in Rome on 8 September 1997.
His legacy to the world of ancient Near Eastern studies still resides today in a modern and multidisciplinary methodological approach, which requires the scholar to master different disciplines such as epigraphy, archaeology, history and philology.
Article translated and curated by Veronica Muscitto