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PERSONAGGI | Fernanda Wittgens. Una “monument-woman” italiana

Fernanda Wittgens è stata una storica dell’arte e prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera: a lei dobbiamo il salvataggio di gran parte delle opere pittoriche dei musei di Milano durante la Seconda Guerra Mondiale.

Infanzia e giovinezza
Fernanda nacque a Milano il 3 aprile 1903 da Margherita Righini e Adolfo Wittgens. Il padre era solito portare lei e i fratelli ogni domenica a visitare i musei della città: questa abitudine, quasi sicuramente, instillò in Fernanda l’interesse e l’amore per l’arte.
Diplomata al liceo classico, nel 1925 la giovane si laurea in storia dell’arte presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano, sotto la guida di Paolo D’Ancona. Dopo un periodo come insegnate al liceo Parini e al Regio Liceo Manzoni, nel 1928 Fernanda Wittgens, attraverso l’amico Mario Salmi, ispettore alla pinacoteca di Brera, viene assunta come “operaia avventizia” a Brera. La grande cultura e sensibilità artistica permettono alla neo laureata di fare velocemente carriera diventando, nel 1931, assistente di Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca.

Emilio Sommariva, Ritratto di Fernanda Wittgens, 1936. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo Emilio Sommariva
Emilio Sommariva, Ritratto di Fernanda Wittgens, 1936

Le leggi razziali e la guerra

Fernanda lavorò fianco a fianco con Modigliani fino al 1935, quando il direttore venne destituito dall’incarico perché antifascista (in seguito alle leggi razziali del 1938, Modigliani sarà condannato al confino nelle Marche ma Fernanda Wittgens continuerà ad aggiornarlo puntualmente sugli avvenimenti milanesi e sulla direzione della pinacoteca).

Nel 1940 Fernanda Wittgens vinse il concorso come direttrice della Pinacoteca di Brera diventando la prima donna in Italia a capo di un museo italiano (la seguirà, nel 1941, Palma Bucarelli PERSONAGGI | Palma Bucarelli, la Regina di Quadri).

Quando le ostilità belliche iniziarono a infuriare su Milano, il primo pensiero della direttrice fu mettere al sicuro i capolavori di Brera e degli altri musei milanesi. Nonostante l’organico ridotto all’osso, Wittgens riuscì a salvare tutti i capolavori di Brera e numerose opere del Museo dell’Ospedale Maggiore e del Museo Poldi Pezzoli, trasportandole in nascondigli sicuri e rifugi antiaerei. Lavorò al trasferimento dei dipinti fino al giugno del 1943. Il 7 e l’8 agosto la Pinacoteca di Brera fu bombardata degli alleati e andarono distrutte 24 sale su 36, fortunatamente tutte vuote.

Pinacoteca Brera
Il cortile della Pinacoteca di Brera nel 1942, con i camion che caricano le opere d’arte.

Il processo delle dame

Durante gli anni della guerra Fernanda Wittgens si era prodigata ininterrottamente per aiutare amici, familiari e persone di origine ebraica a espatriare oltre confine in modo da sfuggire alle persecuzioni razziali. Nel 1944, però, un giovane ebreo tedesco, di cui Fernanda stava organizzando l’espatrio, denunciò la donna ai Nazisti. La celebre storica dell’arte fu incarcerata prima a Como e poi a Milano, a San Vittore. Assieme ad Adele Cappelli,  Zina e Mariarosa Tresoldi, coinvolte anche loro negli aiuti agli ebrei e agli antifascisti, fu processata e condannata a 4 anni di reclusione in quello che i giornali dell’epoca chiamarono “il processo delle dame”.

Dal carcere Fernanda Wittgens scrisse ai familiari lettere piene di fierezza e sdegno da cui traspare l’immagine di una donna coraggiosa, affatto impaurita dalle dure condizioni carcerarie. Una donna che nonostante la drammaticità della situazione continuava a credere fermamente nei propri ideali e nelle proprie azioni.

La Grande Brera, Michelangelo e Leonardo

Scarcerata all’alba della liberazione d’Italia, pochi mesi dopo la Wittgens è di nuovo a Brera, al suo posto di direttrice, impegnata nella ricostruzione. Assieme a Modigliani, tornato dal confino, progetta l’idea della “Grande Brera”: un museo collegato con le altre grandi istituzioni artistiche milanesi quali l’Accademia di Belle Arti e l’osservatorio di astronomia. La pinacoteca, ingrandita e restaurata, viene infine inaugurata nel 1950.  La dott.ssa Wittgens inaugura un nuovo concetto di museo, un museo “vivente” in cui si svolgono anche eventi, concerti, sfilate di moda, vernissage, vero e proprio cuore culturale della città.

Nel 1950 la direttrice di Brera venne nominata soprintendente alla Gallerie della Lombardia. Due anni dopo riuscì a far sì che il comune di Milano acquistasse la Pietà Rondanini di Michelangelo, da poco sul mercato dell’arte.

Tra i successi di Fernanda Wittgens è da ricordare il salvataggio del Cenacolo di Leonardo. Nei primi anni ‘50, quando nessuno credeva che il grandioso dipinto murale potesse essere salvato dal suo stato di degrado (già deteriorato dal tempo, aveva subito ingentissimi danni con la guerra), la soprintendente volle comunque tentare e ne affidò il restauro a Mario Pelliccioli. Il dipinto fu infine riaperto al pubblico il 30 maggio del 1954.

Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens nel suo studio a Brera (1955)

Giusta tra le Nazioni

Fernanda Wittgens scomparve prematuramente nel 1957, a soli 54 anni.

A lei è dedicata una via di Milano, nella centrale zona San Lorenzo. Nel 2014, per i suoi aiuti agli ebrei, è stata nominata “Giusta tra le Nazioni” e a suo nome è stato piantato un albero ed eretto un cippo commemorativo nel Giardino dei Giusti a Milano.

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