NEWS | Nuovi fondi per la rinascita dei Borghi della Sicilia Fascista
Tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del 900 è stato realizzato un numero considerevole di borghi sparsi per tutta la Sicilia.
Con la conquista del potere da parte dei fascisti, negli anni Venti, iniziò una serrata pianificazione del territorio agricolo che prevedeva, oltre alle bonifiche delle zone paludose, un piano di interventi coordinato che riguardasse il settore idrico, energetico e infrastrutturale, nell’ottica di favorire lo sfruttamento agricolo di ampie zone d’Italia, come chiarito nel primo decreto reale in materia di bonifiche, pubblicato il 30 dicembre 1923. Grazie al governo regionale, si è deciso di stanziare 14 milioni di euro per riqualificare e valorizzare alcuni di questi, in particolare il Borgo Lupo, in provincia di Catania, il Borgo Bonsignore nell’Agrigentino e il Borgo Borzellino in provincia di Palermo. I finanziamenti sono coperti dalle risorse che provengono da un Fondo speciale, istituito dall’assessorato regionale ai Beni culturali.
Per il Borgo Lupo sono stati destinati 5 milioni e 775 mila euro. La sua edificazione prende forma nel 1940 e la sua denominazione proviene dal catanese Pietro Lupo, medaglia d’oro al valore militare.
Ai lavori di riqualificazione di Borgo Bonsignore sono stati stanziati 2 milioni e 500 mila euro. Il borgo fu intitolato ad Antonio Bonsignore, capitano dei carabinieri, medaglia d’oro al valore militare, caduto in combattimento il 24 aprile 1936 nella seconda battaglia dell’Ogaden.
Infine, sono stati stanziati 5 milioni e 500 mila euro per il Borgo Borzellino. I lavori di costruzione cominciarono agli inizi degli anni ’40, ma furono interrotti nel 1943 dallo sbarco degli alleati, per poi essere ripresi e terminati nel 1955.
Il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, si ritiene soddisfatto di questa iniziativa, in quanto è possibile raggiungere due obiettivi molto importanti: recuperare un patrimonio straordinario di architettura rurale, che rischia di scomparire del tutto, e la restituzione ai territori poveri dell’entroterra di tre strutture da destinare ad attività compatibili al contesto, a cominciare dall’agriturismo o dal turismo rurale.