NEWS | Nuove scoperte dal restauro del Torrione dell’Aquila
Il restauro del Torrione, danneggiato dal terremoto nel 2009, restituisce le prime interessanti scoperte archeologiche.
Dal restauro del Torrione emergono interessanti scoperte archeologiche. L’operazione, che sarebbe dovuta partire a inizio 2020, ha subito molti ritardi ed è finanziata da Fondazione Carispaq e Ance. L’indagine archeologica, iniziata tre settimane fa, contribuisce ad arricchire il dibattito sulla funzione e datazione del manufatto e sta dando risultati interessanti. Gli interventi al Torrione sono molto importanti, non solo perché approfondiscono la storia della città e rafforzano il carattere identitario. Questi infatti si inseriscono in un più ampio progetto urbanistico. Lo scopo finale è anche quello di offrire ai cittadini un’area piena di storia per la socialità, adeguandola con la giusta illuminazione e con panchine.
Una difficile interpretazione del monumento
Il Professore Fabio Redi, direttore scientifico dello scavo, coordina gli archeologi sul cantiere. Gli esperti hanno rinvenuto a circa 1,70 m dal piano stradale lo spiccato del monumento, vale a dire la superficie da cui si eleva la costruzione. Questo spiccato presenta una pianta regolare di forma ellittica, costruita in grossi conci di calcare massiccio. Il rinvenimento, che contribuisce ad arricchire la storia passata della città, subirà un restauro e sarà lasciato a vista fin dalla base interrata. Così sarà visibile ai cittadini il manufatto, rendendo possibile una migliore fruizione e una migliore vista del bene culturale. L’estensione e il materiale delle fondazioni dà modo agli archeologi di escludere che il manufatto avesse una funzione funeraria. Tuttavia, gli archeologi non possono ancora affermare con certezza la cronologia del manufatto.
La storia del torrione
Non è dunque sicuro che la struttura appartenga all’acquedotto trecentesco di Santanza, piuttosto che a un’opera idraulica di epoca successiva. Sono quindi necessarie ulteriori indagini archeologiche, perciò sarà indispensabile estendere l’area di ricerca per abbassare ulteriormente il piano di calpestio e osservare bene lo spiccato originale del monumento. È interessante, però, la lettura proposta da Maurizio Leopardi, professore di Costruzioni idrauliche e idrologia all’Università dell’Aquila. Come riportato nella Cronaca Aquilana di Buccio di Ranallo (1294-1363), la costruzione dell’acquedotto di Santanza consentì la distribuzione di acqua a ogni castello. Il Torrione poteva essere dunque una “Macchina idraulica”, alimentata esclusivamente dalla spinta del carico idraulico.
BIBLIOGRAFIA
LEOPARDI M., L’approvvigionamento idrico della città dell’Aquila in otto secoli di storia, One Group.