NEWS | I mosaici del Battistero di Firenze tornano a splendere
Si è appena concluso il restauro di metà dei mosaici che decorano le pareti interne del Battistero di San Giovanni a Firenze. Infatti, su quattro delle otto pareti del Battistero ottagonale, i mosaici trecenteschi sono ritornati all’antico splendore. Il restauro dei restanti quattro lati verrà, invece, concluso entro quest’anno.
I lavori di restauro
Dopo un primo restauro delle facciate esterne, alla fine del 2017, sono iniziati i lavori sulle pareti interne, durati tre anni. In questo periodo si è lavorato su 1100 metri quadrati di superfici marmoree: più di 100 metri quadrati di dorature e 200 metri quadrati di mosaici.
I lavori sono stati svolti dai restauratori dell’Impresa Cellini e Claudia Tedeschi, sotto la direzione dell’Opera di Santa Maria del Fiore e l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Inoltre, varie università italiane e laboratori specialistici hanno collaborato per le indagini diagnostiche. La stessa Opera di Santa Maria del Fiore ha finanziato il progetto, investendo oltre un milione e mezzo di euro. Vincenzo Vaccaro, consigliere dell’Opera di Santa Maria del Fiore, ha dichiarato che: il progetto odierno non riguarda il restauro dei mosaici della Cupola, che eventualmente saranno oggetto di un successivo restauro.
Insieme al restauro delle pareti, è stata effettuata la pulitura del monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII; l’opera di Donatello e Michelozzo si trova addossata a uno dei lati del Battistero ed è finalmente libera dalle polveri superficiali.
Le scoperte
I nuovi restauri hanno evidenziato l’uso di una tecnica musiva originale: un vero e proprio unicum. Infatti, la decisione di estendere le decorazioni musive anche sulle pareti avvenne solo dopo la fine dei lavori sulla cupola. Si dovette, perciò, trovare un modo per sovrapporre i mosaici al rivestimento marmoreo già presente, senza dimenticarsi dei problemi statici che la struttura presentava già all’epoca. Si impiegarono, così, delle tavelle in terracotta, scalfite e fissate al marmo delle pareti con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo. In seguito, spiega Beatrice Agostini, progettista e direttore dei lavori di restauro dell’Opera di Santa Maria del Fiore:
Sulle tavelle fu realizzata una sommaria sinopia e in seguito il mosaico col metodo diretto e a giornate, individuabili e leggibili ancora oggi. Anche l’impasto utilizzato per applicare le tessere del mosaico è un’assoluta particolarità: infatti, non fu impiegata una normale malta ma più un mastice, e proprio il degrado di questo composto ha rappresentato le problematiche più complesse affrontate da questo restauro.”
Inoltre, i restauri hanno riscontrato e, poi, rimosso, l’utilizzo di una cera pigmentata sul verde di Prato (uno dei marmi presenti nella decorazione del Battistero). Questa cera serviva a coprire il bianco del calcare, formatosi a causa delle infiltrazioni d’acqua. Infine, i restauratori hanno trovato alcune tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei, a suggerire come in origine tutti i capitelli potessero essere dorati.