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NEWS | Gravina (BA), Silbion sulle rotte dell’antica Grecia

La Soprintendenza di Bari ha promosso nuovi scavi archeologici sulla collina di Botromagno (BA), l’altura che domina il torrente Gravina, sede dell’abitato peuceta dell’antica Silbion.

La campagna di scavo si sta svolgendo in un’area di proprietà comunale che ha già restituito splendidi vasi a figure rosse di produzione attica e italiota. L’interesse per Botromagno (BA) non è mai venuto meno, ora più che mai lo testimoniano le tombe a semicamera del V secolo a.C. rivestite da blocchi e sigillate da lastroni per segnare la presenza di importanti gruppi familiari. Nessuna di queste tombe è stata rinvenuta intatta nell’architettura e nei corredi: troppe sono state le manomissioni nel tempo.

In memoria delle Grandi Panatenee

Le Panatenee (Παναθήναια) erano la massima solennità ateniese, celebrata in onore della dea Atena, che aveva dato il nome ad Atene e la teneva sotto la sua protezione. Avevano un’origine antichissima: si pensava che le avesse istituite il mitico re Erittonio e riguardavano tutti gli Ateniesi. La celebrazione si svolgeva ogni anno nel mese di Hekatombaiòn (luglio-agosto), il primo giorno del calendario attico, e culminavano il 28, giorno della nascita della dea.  Ad un certo punto le celebrazioni assunsero un carattere più solenne: si ebbero così le Grandi Panatenee (Παναθήναια τὰ μεγάλα). Queste ultime duravano almeno quattro giorni e, oltre ad agoni ginnici ed ippici, avevano in programma anche esibizioni musicali e altri sport particolari, come la corsa con le fiaccole (λαμπαδηδρομία).

Le anfore panatenaiche erano premi per i vincitori delle gare. Sul ventre dei vasi appare la figura di Atena armata di elmo, lancia e scudo, che sta tra due colonne sottili e sormontate da un gallo, simbolo di competizione. Dall’anfora panatenaica a figure nere dall’antica Silbion provengono i frammenti della canonica iscrizione τῶν Ἀθήνηθεν ἄθλων (“dalle gare di Atene”; sott. “sono”, col motivo dell’oggetto parlante). Si pensa che la vittoria fosse relativa ad una gara di corsa. Il grande vaso doveva trovarsi all’esterno della tomba e doveva servire come segnacolo del sepolcro dell’atleta vincitore che lo aveva portato in viaggio con sé. 

I frammenti dell’anfora da Silbion che recano l’iscrizione τῶν Ἀθήνηθεν ἄθλων

Il lusso greco di Silbion

Oltre all’anfora panatenaica, sono tornati alla luce altri frammenti di ceramica attica figurata a vernice nera nei corredi; alcuni hanno conservato addirittura le dorature tipiche dei vasi per le libagioni. La presenza del vasellame attico rivela una fitta rete di contatti con la Grecia tra il 450 e il 425 a. C.: tra i prodotti attici importati si ricordano i rytha (ῥυτά), vasi per il consumo del vino a forma di teste d’asino e di leone. Veri e propri prodotti di lusso.

Maria Rosaria Ariano

Classe '99. Laureanda del CdL triennale in Scienze Archeologiche della Sapienza, Università di Roma. Ho partecipato a diverse campagne di scavo organizzate dall'ateneo romano e non solo: Leopoli-Cencelle (VT) e pendici meridionali del Palatino (RM; Domus Augustea e fortezze Frangipane), Portopalo di Capopassero (SR; con le università di Catania e di Cadice). Adoro il greco antico, ho seguito diversi laboratori di traduzione e corsi di potenziamento. Mi diverto a schedare e digitalizzare testi epigrafici, vado volentieri in giro per biblioteche e mi diverto con CAD e GIS.

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