NEWS | Antichi profumi, un dolce restauro a Paestum
Il Parco archeologico di Paestum&Velia comunica su Facebook il restauro conservativo di una grande pressa in marmo, strumento fondamentale di un’antica bottega che produceva profumi. La pressa dev’essere sottoposta a restauro ogni tre mesi poiché vi crescono piante e organismi che possono danneggiarne la superficie.
Rose e altri profumi nell’aria di Paestum
Ad aprire questa dolce parentesi ben si presta un documento proveniente dall’archivio storico del Parco; si tratta di una lettera firmata dal Soprintendente Amedeo Maiuri che, nel 1938, comunicava l’arrivo di “400 piantine di rose di maggio debitamente imballate”, da piantare tutt’intorno al Tempio di Cerere.
Il legame tra Paestum e le rose è da sempre stato indissolubile, iniziato più di duemila anni fa quando nella colonia romana si coltivava un tipo di rosa nota per il suo irresistibile profumo. Virgilio, nelle Georgiche, cantava della rosa “bifera” di Paestum, famosa per la sua doppia fioritura in primavera e in autunno. Anche altri poeti e artisti, per lungo tempo, hanno esaltato le singolari proprietà di questo fiore: da Ovidio a Marziale, fino ai viaggiatori del Grand Tour. L’essenza di rosa si lavorava in speciali torchi e l’estratto ottenuto era poi unito a dell’olio di oliva, per formare un balsamo detto rhodinon italikon. La pressa in marmo appena restaurata era strettamente connessa alle botteghe che producevano profumi; erano tante e molto rinomate le famiglie pestane di profumieri.
Uno studio di paleobotanica, condotto con il Parco del Cilento e del Vallo di Diano e degli Alburni, ha fatto rifiorire la rosa pestana nell’area archeologica; infatti, nel nuovo anno inebrierà per ben due volte i visitatori con il suo profumo.