NEWS | A Roma torna alla luce l’ara di Valeria Laeta
Una nuova e suggestiva scoperta archeologica presso l’Appio Latino, il IX quartiere di Roma. A suscitare l’interesse è soprattutto l’ara in marmo bianco, perfettamente conservata, con la dedica a Valeria Laeta, una giovane romana morta all’età di soli 13 anni e 7 mesi. Oltre all’ara sono stati rinvenuti anche frammenti di un sarcofago decorato a bassorilievo rappresentante scene di caccia ed un colombario.
Gli scavi di via Luigi Tosti
Lo scavo in questione è sito a via Luigi Tosti, non molto lontano dall’antica via Latina, da Villa Lazzaroni e dal Parco di Appia Antica.
Lo scavo è legato ai lavori propedeutici alla bonifica idrica della strada svolta da Acea Ato2. Gli scavi sono curati dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da dott.ssa Daniela Porro. In ogni caso non si tratta della prima scoperta di questo tipo, già a gennaio di quest’anno sono state rinvenute delle strutture funerarie, come il complesso di tre piccoli mausolei apparentemente costruito sfruttando il fronte di una cava di pozzolana abbandonata. In quell’occasione, la dott.ssa Porro ha affermato: “Una scoperta che getta nuova luce su un contesto importantissimo, quella via Latina che da Porta Capena arrivava fino a Capua e il cui tracciato è oggi ancora visibile nei Parchi degli Acquedotti e delle Tombe di via Latina. Ancora una volta Roma mostra importanti tracce del passato in tutto il suo tessuto urbano”. Per quanto entrambe le scoperte siano suggestive e suscitino l’interesse del vasto pubblico, dal punto di vista archeologico sono utili alla comprensione della realtà urbana locale, ma non inaspettate.
L’Ara di Valeria
L’ara è in marmo bianco e presenta un’epigrafe.
Sull’epigrafe possiamo leggere, in capitale latina, «Valeria P F Laeta vixit annis XIII m VII». Secondo le prime ipotesi di studio potrebbe essere sciolta con la frase: «Valeria Laeta figlia di P[ublio] visse 13 anni e 7 mesi». Oltre a quanto scritto possiamo dedurre anche altre informazioni sulla vita della ragazza: secondo la direttrice scientifica, l’archeologa Angelina De Laurenzi, “Alcuni indizi fanno pensare a un monumento funerario cristiano”. Gli indizi in questione sono la datazione al II secolo d.C., periodo per il quale abbiamo a Roma una crescente presenza cristiana. Nella parte alta dell’ara vi è presente un simbolo legato alla cultura cristiana, il grappolo d’uva. Inoltre manca la dedica agli dei Mani. In ogni caso, come sottolineato dalla dottoressa De Laurenzi, “Saranno necessari ulteriori approfondimenti per verificare queste ipotesi”.
Il sarcofago e il colombario
Più che altro abbiamo a che fare con frammenti in marmo bianco di un sarcofago. Si tratta di un sarcofago a lenòs, ovvero a vasca con gli angoli stondati. La decorazione a bassorilievo di uno dei pezzi presenta scene di caccia con una leonessa sovrastata a sinistra dal cavallo del cacciatore (di cui si conservano esclusivamente le zampe anteriori) e braccata sulla destra da un mastino.
Nell’epoca romana i colombari erano molto diffusi. Si tratta di nicchie presenti nelle pareti dedite ad ospitare delle urne cinerarie. Il colombario rinvenuto è di piccole dimensioni, 4×3 metri, probabilmente ipogeo. Era realizzato nel banco naturale di tufo e costituito da murature in opera cementizia di 80 centimetri ricoperte da un paramento in mattoni, opus latericium, di ottima fattura. Le pareti erano rivestite di intonaco e dipinte di giallo e rosso in modo da emulare un rivestimento marmoreo. Purtroppo l’edificio è apparso fortemente danneggiato forse dagli interventi di urbanizzazione degli anni ’30 del Novecento.
Sepolture romane
In età romana una fondamentale disposizione giuridica, che doveva essere rispettata da tutta la comunità, imponeva il seppellimento dei morti al di fuori del perimetro della città. La ragione di tale disposizione era puramente igienica. Di conseguenza le necropoli si disponevano nei suburbia delle città, lungo le più importanti direttrici viarie, come ad esempio la via Latina, oppure nelle campagne in adiacenza ai campi.
Per i Romani era molto importante che la vita oltremondana fosse agganciata al ricordo dei vivi, come se essere ricordati prolungasse in qualche modo la loro vita. Proprio per questo i sepolcri erano allineati alle vie e, se lo status economico della famiglia lo permetteva, riccamente decorate in modo da distinguersi dalle altre.