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PERSONAGGI | Timèo da Taormina, lo storico che suscitò l’invidia di Polibio

Storico greco siciliano, Timèo nacque verosimilmente nel 356 a.C. da Andromaco, tiranno fondatore di Tauromenio, antico nome di Taormina. Nel 316 a.C., quando la città fu conquistata da Agatocle, tiranno di Siracusa, Timèo fu esiliato e visse dapprima ad Agrigento e poi ad Atene, dove stette per circa cinquant’anni e dove seguì le lezioni di retorica di un allievo di Isocrate. Nonostante le scarse notizie biografiche, con molta probabilità Timèo tornò a Siracusa dopo la morte di Agatocle (269 a.C.) e passò gli ultimi anni della sua lunga vita (circa 96 anni) sotto il tiranno Gerone II: morì a Siracusa intorno al 260 a.C.

Fu il primo ad elaborare e utilizzare una cronologia universale basata sulla comparazione fra cronologia olimpica, liste di magistrati eponimi e altre liste locali.

Timèo, nonostante la lontananza dalla terra natia, non si dimenticò mai di essa e sempre si tenne aggiornato sugli avvenimenti, tanto che fu autore di un’opera storiografica che aveva per protagonisti siciliani e italioti. L’opera, intitolata Storie Siciliane o Sikelikà, di cui ci restano circa 160 frammenti, era divisa in 38 libri e trattava dell’Occidente greco, delineandone una storia dalle origini mitiche alla morte del suo nemico Agatocle, avvenuta nel 289 a.C.

Dallo studio dei frammenti rimasti si ricava che l’opera si componeva di un’introduzione generale di 5 libri, in cui Timèo offre una descrizione geografica dell’isola ed introduce la complessa storia mitologica delle fondazioni di città per mano di celebri eroi, come gli Argonauti, Eracle o i guerrieri dell’impresa troiana. A questi seguivano i libri narranti la storia siciliana fino al 406 a.C., anno dell’ascesa al potere di Dioniso I di Siracusa, per poi proseguire fino alla morte di Agatocle. Solo in un secondo momento, Timèo aggiunse un’appendice di altri 5 libri, in cui narra le vicende storiche dalle guerre di Pirro contro Roma fino al 264 a.C., data d’inizio della prima guerra punica.

L’accuratezza delle notizie valse allo storico siciliano una grandissima popolarità, che durò fino al III secolo d.C.; infatti, sebbene l’opera trattasse dei Greci che avevano colonizzato l’Italia, essa riscosse un maggiore interesse tra i Romani che non tra i Greci, grazie alle notizie che offriva sia su Roma e su tutte le altre città dell’Italia, sia sui Cartaginesi e sull’Occidente barbaro.

Lo storico siciliano fu considerato il continuatore della storiografia politico-retorica iniziata da Isocrate e la sua opera venne largamente utilizzata da altri scrittori, tra cui i famosi Diodoro Siculo e Polibio. Quest’ultimo, che pure asseriva di voler continuare l’opera di Timèo, non perse l’occasione di criticare l’interesse etnografico del predecessore; nella sua polemica, tuttavia, si dovranno riconoscere anche motivi di gelosia verso un altro storico, la cui eco risuonava a Roma persino tanto tempo dopo la sua morte.

 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

Timeo di Tauromenio, Testimonianze e Frammenti, a cura di Ignazio Concordia, Storiografia Siceliota Frammentaria IV, Youcanprint, Tricase (Lecce) 2017.
 
Bertini, G. 1829, “Giudizi degli Antichi intorno alle opere di Timeo da Taormina, storico del III secolo innanzi l’Era Volgare colle Notizie biografiche e i frammenti della Storia del medesimo“, in Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia, VII/t. 27.
 
Pearson, L. 1987,The Greek Historians of the West. Timaeus and His Predecessors, Atlanta.

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