Illustri Siciliani | L’operato dei fratelli Cafici
I baroni Corrado (1856-1954) e Ippolito (1857-1947) Cafici, vissuti a cavallo tra Ottocento e Novecento, sono stati due importanti studiosi di caratura internazionale che tanto lustro hanno dato alla città di Vizzini, fino ad ora conosciuta per aver dato i natali al padre del verismo Giovanni Verga.
Appartenevano a una delle più illustri famiglie nobili del tempo. Il padre Vincenzo, fervente patriota e mazziniano, era un uomo il cui spessore culturale ha portato i figli a crescere in un ambiente in cui la ricerca scientifica in ambito archeologico, geologico, paletnologico e malacologico era curiosità per pochi eletti.
I giovani Cafici, oltre a preoccuparsi dell’amministrazione dei loro beni come tutti i rampolli delle famiglie nobili, mostrarono precoci interessi scientifici e seppero muoversi nell’intricato mondo accademico. Inizialmente si interessarono alla malacologia (ramo della zoologia che studia i molluschi) e alla paletnologia, per poi dedicarsi allo studio delle dinamiche etno-culturali del paleolitico e del neolitico. Diedero il loro contributo alla stesura di alcune voci per il Reallexikon der Vorgeschichte, una importante enciclopedia di scienze preistoriche, e instaurarono una proficua collaborazione con il Bollettino di Paletnologia Italiana, che diede ai Cafici la possibilità di confrontarsi con i più grandi archeologi europei vissuti a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.
Grazie ai loro studi, seppur inizialmente condotti in maniera autodidatta, diventarono un punto di riferimento anche nel campo della tutela del patrimonio archeologico. A dimostrazione di ciò e della grande fiducia che si poteva riporre in questi due personaggi, si narra un curioso episodio in cui l’allora Sovrintendente Paolo Orsi, dopo aver inoltrato formale comunicazione ai Carabinieri di Vizzini riguardo la segnalazione di scavi clandestini, interpellò Ippolito e Corrado affinchè, grazie alla loro posizione sociale, proteggessero il territorio interessato dai suddetti scavi.
I due fratelli Cafici, come era consueto tra gli studiosi del tempo, furono anche dei collezionisti. Durante le loro ricerche per ricostruire la storia della Sicilia dal paleolitico all’era dei metalli, furono in grado di raccogliere numerosi reperti: la loro collezione contava più di 120 pezzi di varia natura e provenienza (crateri, statuette, vetri e bronzi) e un cospicuo numero di conchiglie. I primi furono donati con testamento olografo al Museo Paolo Orsi di Siracusa dallo stesso Ippolito nel 1947, mentre le conchiglie furono donate all’Università di Catania.