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ILLUSTRI MESSINESI | Girolamo Alibrandi, il “Raffaello di Messina”

Girolamo Alibrandi è il secondo grande nome associato alla pittura messinese: egli nacque proprio a Messina nel 1470. Purtroppo, della sua vita sappiamo pochissimo; tuttavia, le notizie che ci sono giunte lo annoverano fra i più conosciuti e apprezzati artisti dell’epoca. Fu molto attivo nei primi anni del ‘500, anche se nulla sappiamo della sua attività giovanile: le poche informazioni sul suo conto si riferiscono al momento del suo incontro con Cesare da Sesto, di cui fu forse allievo. Morì, probabilmente a Messina, intorno al 1524.

Le opere

La più antica notizia che lo riguarda si data al 1514, quando l’intagliatore Antonio Floresta venne incaricato di eseguire la cornice di un quadro raffigurante una Madonna col Bambino. Quest’opera fu commissionata ad Alibrandi per la chiesa madre del casale di Santo Stefano Medio, dove, sia pure in pessime condizioni, la tavola è ancora oggi conservata. Oltre a quest’opera, il pittore realizzò numerose altre tele, molte delle quali non ci sono pervenute. A Randazzo, ad esempio, nella basilica di Santa Maria, si conserva un quadro raffigurante la salvezza della stessa Randazzo dalla lava dell’Etna. La Vergine Santissima, protagonista assoluta del dipinto ed emblema di salvezza per eccellenza, è raffigurata mentre si spreme il latte dal seno per raffreddare il fuoco dell’Etna che minaccia la città. Altra opera dell’Alibrandi sembra essere la Presentazione di Gesù al Tempio, conservata al Museo Nazionale di Messina.  

Il Polittico di Modica 

Di dubbia attribuzione sembra essere il Polittico, posto dietro l’altare maggiore del duomo di San Giorgio, a Modica. La stretta somiglianza pittorica fra la Presentazione al Tempio, esposta al Museo di Messina, con l’analogo tema, presente in una delle nove tele del Polittico, ha fatto inizialmente attribuire l’intera opera, patrimonio dell’UNESCO, al pittore messinese. Studi più recenti, invece, tendono ad assegnarne la paternità al pittore siciliano Bernardino Nigro.  

Raffaello di Messina

I suoi dipinti costituiscono interessanti testimonianze della diffusione della cultura leonardesca e raffaellesca in Sicilia, collocandosi nella scia dell’ampia risonanza che ebbe l’opera pittorica di Cesare da Sesto. La pittura di Girolamo Alibrandi, infatti, com’è facile dedurre non solo dalla composizione, ma anche dai tipi delle figure, dai panneggi e dallo stesso paesaggio, rimanda prepotentemente agli schemi leonardiani e raffaelleschi. Proprio per questa sua caratteristica, Girolamo Alibrandi venne esaltato, dagli scrittori locali, come il “Raffaello di Messina”.

2 pensieri riguardo “ILLUSTRI MESSINESI | Girolamo Alibrandi, il “Raffaello di Messina”

  • Buongiorno vorrei sapere se Alibrandi detto il Raffaello da Mesdina ha dipinto anche natura morta

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    • Redazione ArcheoMe

      Buongiorno a lei, dalle fonti consultate non risulta che Girolamo Alibrandi si sia dedicato alla natura morta. La sua formazione composita, acquisita negli anni passati al Nord, lo ha avvicinato agli stili di Leonardo, Raffaello e dei fiamminghi. La natura morta, se così si può definire, si rinviene all’interno di dipinti in cui però il soggetto è umano (Es. Madonna con Bambino).

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