Repost | Montalbano, il maniero che domina i Nebrodi
Il castello di Montalbano Elicona ( Mons Albus ovvero monti innevati, mentre Elicona deriva probabilmente dal greco Helicon, lo stesso monte delle muse presente in Grecia) nasce come presidio difensivo su un preesistente fortilizio arabo-bizantino, in un territorio attraversato da antiche vie militari e commerciali. Il primo incastellamento con torre di guardia e breve cinta protettiva a dominio dell’abitato, viene attestato dal geografo arabo Idrisi nel “libro di Ruggero” (1154). In epoca sveva il fortilizio sarà potenziato con la costruzione di una torre pentagonale rivolta a nord e un recinto quadrangolare dai lati perfettamente ortogonali a base della rocca. Questa muraglia, che con gli aragonesi diventerà muro di facciata del castello-palazzo, doveva assicurare la massima protezione con una serrata sequenza di 46 feritorie o saittiere. Sempre sul muro-facciata si apre una serie di grandi finestroni che i più attribuiscono alla fase trecentesca.
Particolare è la cisterna della corte grande sul cui rivestimento idraulico è incisa la data 1270 d.C. Si ritiene che questa sia stata costruita nel periodo angioino, nonostante alcuni documenti diplomatici assegnino la Contea di Montalbano a Bonifacio Anglona (zio materno del Re Manfredi) fino al 1271. Nello stesso anno (1270 d.C.) furono compiuti i lavori del grande serbatoio, per assicurare all’edificio basso una scorta d’acqua aggiuntiva di 200 metri cubi. Sempre in età sveva si può pensare a un fabbricato dalle strutture molto semplici, che si sviluppa con l’utilizzo del muro esterno e la costruzione di una nuova cinta interna alla distanza di 6 metri. Su questa si aprono piccole finestre, tutte uguali e indispensabili per l’illuminazione. Poche le suddivisioni degli spazi.
Gli ambienti grandi e spartani sono simili a camerate. Il tutto appare coperto da un tetto a falde e inclinato sulla corte per rifornire d’acqua la cisterna. Con gli Aragonesi il castello diviene un vero e proprio palazzo reale, Federico III infatti ne trasforma la pianta, facendo perdere al fabbricato la sua conformazione difensiva. A ridosso delle mura esterne viene realizzato un vero e proprio palazzo, dotato di un gran numero di accessi alla corte, con una distribuzione organizzata e calcolata al millimetro. L’intervento più importante viene però riservato per ciò che concerne la ricostruzione della Cappella della SS Trinità. In essa si ripete la combinazione costante che distingue i portali trecenteschi, ossia un profilo ogivale verso l’esterno e un arco ribassato verso l’interno. La chiesa ospita al suo interno un sarcofago monolitico, ove secondo alcune indicazioni di fatte da alcuni studiosi, riposano le spoglie del medico catalano Arnaldo da Villanova.
Dopo la morte di Federico III D’Aragona terra e castello di Montalbano Elicona sono oggetto di contese, che si risolvono alla fine del XIV secolo, con l’assegnazione in baronia attraverso un decreto del Re Martino. Montalbano viene cosí assegnato prima ai Cruillas, poi ai Romano e ai Bonnanno fino al 1700. La casa di Federico diventa dunque sede di un immenso feudo e il centro dei servizi di una grande azienda agricola. I cambiamenti strutturali e architettonici del palazzo sono particolarmente evidenti. Nel XVII secolo ad esempio il duca Giacomo Bonanno mette in comunicazione la cappella reale con la sala delle udienze (ora salone delle armi) e apre un portale a sud-est dell’edificio. Verso la fine del 1700 alla cappella è addossato un corpo rettangolare, crollato e quasi interamente distrutto durante il restauro degli anni ottanta. Nel 1805 quando l’ultimo erede di casa Bonanno cede Montalbano ai Gesuiti, il castello è già in rovina. La perizia redatta nel 1802 dall’Ingegnere camerale Luigi Speranza in aggiunta alla cessione del feudo all’azienda Gesuitica, denuncia il crollo della Torre quadrata e la compromissione di varie parti della struttura, torre pentagonale compresa. Al contempo i Gesuiti adattano il maniero alle esigenze dell’ordine, destinando la parte dei granai all’alloggio dei confratelli con nicchie scavate nella cortina muraria. Dopo essere diventato sede della Guardia Nazionale, dalla seconda metà del ‘900 fino agli anni ’80 il castello di Montalbano Elicona continuerà a subire un lento deterioramento.
Oggi il maniero dichiarato monumento nazionale ha subito ben tre restauri uno negli anni ’80 uno negli anni 2000, con cui sono stati resi funzionali tutti gli ambienti del palatium, delle corti e della cappella reale. Mentre nel luglio 2017 sono iniziati i lavori di ripristino e messa in sicurezza di torri e fortilizio, che con un ottimo lavoro di restauro e ricostruzione vera e propria hanno recentemente restituito alla comunità un fantastico maniero, che torna con il suo antico splendore a dominare i Nebrodi.
Foto dell’utente boamundi
Post originale Igers Messina