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DIETRO AL FASCISMO | Il falso mito del “saluto romano”

Il saluto romano nell’antichità

Il “saluto romano” consiste nello stendere il braccio destro teso alzato con le dita della mano unite. Quasi tutti ritengono che tale saluto derivi dall’antica Roma, ma in realtà di romano ha ben poco. Tra le legioni romane era in vigore la salutatio militaris, un saluto molto simile a quello militare moderno. Nessuna scultura, pittura o moneta di età romana mostra un saluto di questo tipo. La mano destra alzata nell’antichità era usata soltanto per rendere onore o esprimere fedeltà, amicizia e lealtà. Spesso era l’imperatore ad alzare leggermente il braccio, ma solo come gesto per indicare un augurio o un discorso rivolto ai legionari, con il palmo della mano verticale e le dita aperte. Basti pensare all’Augusto di Prima Porta, raffigurato come un generale vittorioso che si rivolge alla folla con il braccio leggermente alzato, oppure alla statua bronzea dell’Arringatore, che presenta lo stesso gesto del braccio nell’intento di attirare l’attenzione del pubblico prima di cominciare a parlare.

Augusto di Prima Porta, inizio I sec. d.C.

 

L’Arringatore, fine II-inizio I sec. a.C.

 

Il “saluto romano” in epoca contemporanea

Il gesto del braccio destro teso alzato sarà ripreso da D’Annunzio e dai legionari che lo seguirono nella provvisoria conquista della città istriana di Fiume. Il saluto romano fu reso popolare soprattutto dal cinema di epoca fascista e, in particolare, da “Cabiria”, kolossal diretto da Giovanni Pastrone nel 1914, di cui proprio lo stesso D’Annunzio scrisse parte della sceneggiatura e curò le didascalie; o “Scipione l’Africano” (1937) di Carmine Gallone, volto a esaltare la potenza imperiale di Roma, identificata con quella fascista, e a sovrapporre la figura di Mussolini vincitore sugli Etiopi a quella del condottiero romano. Mussolini rimase così folgorato da questo tipo di saluto da farlo diventare uno dei simboli più importanti del partito fascista e che, senza vere basi storiche, si è poi diffuso nell’arte, nel teatro e nella politica.

Manifesto del film “Cabiria”

 

Manifesto di “Scipione l’Africano”.

BEHIND FASCISM | The false myth of the “Roman salute”

The Roman salute in ancient times

The Roman salute is a gesture in which the arm is fully extended, facing forward, with palm down and fingers touching. Almost everyone believes that this salute originates from ancient Rome, but in fact it has nothing to do with Romans. The Roman legions were used to the salutatio militaris, a salute that was comparable to the modern military one. No sculpture, portrait or coin dating to the Roman era shows this kind of salute. Raising one’s right hand was a gesture used in ancient times only to honour or to show faithfulness, friendship and loyalty. Often the emperor himself slightly lifted his arm, but only as a gesture to greet or while giving a speech addressed to the legionnaires, with the palm of his hand standing vertically and the fingers opened. Just think about the Augustus of Prima Porta, portrayed as a victorious general addressing the crowd with the arm slightly raised, or the bronze statue of The Orator, who holds the same position of the arm aimed at drawing the attention before starting to speak.

The “Roman salute” in contemporary times

The gesture of the tense and raised right arm will be used again by D’Annunzio and by the legionnaires who followed him in the temporary conquest of the town of Fiume in Istria. The Roman salute became popular mainly thanks to the filmmaking during Fascism; in particular, “Cabiria”, a blockbuster movie directed by Giovanni Pastrone in 1914, with a portion of the screenplay and subtitles written by D’Annunzio himself, or “Scipio Africanus: The Defeat of Hannibal” (1937), directed by Carmine Gallone, aimed at glorifying the imperial strength of Rome, which was identified with the Fascist power, and to overlap Mussolini’s figure winning over the Ethiopians on the image of the Roman leader. Mussolini was so impressed by this gesture that he turned it into one of the most important symbols of the fascist party. This gesture then became widely used in art, politics and theatre, even without any historical foundations.          

Article translated and curated by Giorgia Greco          

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