ARCHITETTURA | Il Gotico in Italia, tra resistenze e innovazioni
Proseguendo il nostro viaggio all’interno di questo grande contenitore che è la storia dell’architettura gotica, tra arte e stupore, considereremo lo sviluppo e l’impatto che tale stile ha avuto sulla circoscritta cultura italiana dell’epoca.
Anzitutto occorre ricordare che, in Italia, il periodo di sviluppo e divulgazione si è attestato, quale fase iniziale, nel XII secolo con lo sviluppo dell’architettura cistercense, faceva seguito una fase successiva dal 1228 al 1290 di “primo gotico”, successivamente, dal 1290 al 1385 con realizzazioni di “gotico maturo” ed infine l’ultima fase dal 1385 fino al XVI secolo con l’inizio e la prosecuzione di esempi “tardo gotici” come: il Duomo di Milano, di Napoli e la Basilica di San Petronio a Bologna.
Principali differenze e innovazioni
Come precedentemente accennato, il Gotico, in Italia (Gotico “temperato”), ha caratteristiche che lo distinguono notevolmente da quello della Francia, luogo di origine dell’ordine architettonico, e degli altri paesi europei come Inghilterra, Germania o Spagna.
In particolare, in Italia si assiste a una resistenza all’innovazione estetica e funzionale, all’arditezza strutturale e allo slancio verticale, quasi estatico, dell’architettura d’oltralpe, preferendo mantenere la tradizionale tecnologia costruttiva, consolidata nei secoli precedenti.
Così, se da un lato c’era stata un’applicazione precoce di elementi gotici in epoca romanica (i rosoni e le volte a costoloni nel nord-Italia, gli archi a sesto acuto di retaggio arabo in Italia meridionale), dall’altro la tradizione romanica, influenzata dai modelli bizantini, paleocristiani e classici, resistette al principio dell’annullamento delle pareti; ciò fu dovuto, probabilmente, anche a questioni puramente pratiche: il clima italiano avrebbe fatto negli edifici coperti di vetrate un “effetto luminescente” nei mesi estivi; di conseguenza, la soluzione preferita fu quella di mantenere strutture in massiccia muratura, più fresche, sulle quali si stendevano preziose decorazioni ad affresco. Si ebbe, quindi, in Italia un compromesso tra romanico e gotico, senza eccessivi slanci in altezza e riduzioni scheletriche delle masse murarie.
L’Italia fu una delle ultime nazioni europee in cui si sviluppò l’arte gotica. Da fonti storiche, si è dedotto che il vettore principale fu rappresentato dall’ordine benedettino cistercense che, dalla regione della Borgogna, in Francia, si espanse in tutta l’Europa occidentale.
L’architettura dell’ordine cistercense costituiva un sottolinguaggio particolare dell’edilizia gotica: si trattava, infatti, di un’architettura che accoglieva le principali innovazioni già espresse nelle cattedrali dell’Île-de-France, ma in forma molto più moderata e, in un certo senso, “ascetica”. Venne completamente bandita la decorazione figurativa, le vetrate avevano un’estensione più ridotta e prive di colore, il verticalismo risultò frenato e all’esterno non si ammisero torri o campanili. Venne, però, utilizzata la volta a crociera archiacuta a campate rettangolari e i pilastri a fascio che proseguivano nelle costolonature delle volte.
I capitelli presentavano ornamentazioni semplicissime e prevalentemente non figurative.
La lavorazione della pietra era accuratissima e lo spazio, definito dai tipici assetti planimetrici modulari e dalla nettezza e politezza delle membrature, risultava, oltre che razionale, intensamente astratto. L’architettura di questo ordine si diffuse per tutto l’Occidente e l’incontro del nuovo linguaggio con la tradizione locale costituì anche in Italia la base per i futuri sviluppi successivi di tale stile; l’architettura cistercense fornì, infatti, spunti significativi agli ordini mendicanti, come francescani, domenicani e agostiniani, nella cospicua fase di inurbamento dei relativi insediamenti, che in Italia ebbe luogo fra la metà del Duecento e la metà del secolo seguente. Fra le note distintive di questi ordini, vi era, appunto, una certa enfasi nella decorosa povertà e semplicità degli edifici sacri.
Importanti esempi
Tra gli esempi più significativi, possiamo annoverare:
– la basilica di Sant’Andrea a Vercelli (1219-1227), quale esempio precoce di accenni significativi di grammatica gotica su una sintassi ancora tardoromanica, caratterizzata da una facciata molto originale con l’innesto di contrafforti a forma tubolare e di due esili torri ai lati.
– il complesso di Fossanova nel Lazio (1187-1206);
– l’abbazia di Casamari, terminata nel 1217;
– l’abbazia di San Galgano, vicino Siena, iniziata nel 1227 e finanziata da Federico II; in tale esempio, più tardo, si nota un’evoluzione del modello con un assottigliamento dei pilastri e un maggior numero di aperture che garantiscono una migliore luce;
– il coevo battistero di Parma, dove lavorò Benedetto Antelami.
Un posto di particolare rilievo nell’arte del XIII secolo è tenuto dall’architettura civile e militare sviluppatasi nell’Italia meridionale con l’imperatore Federico II di Svevia e nei secoli successivi con le dinastie Angioina e Aragonese del Regno di Napoli nonché un importante esempio di gotico, “chiaramontano” diffusosi in Sicilia meritevole di futuri approfondimenti.