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ARCHITETTURA | L’evoluzione dal Romanico al Gotico

Storiograficamente, l’architettura gotica è quella fase dell’architettura europea diffusasi in un periodo compreso fra la metà del XXII secolo e, in alcune aree europee, nei primi decenni del XVI secolo.

Parlare di architettura gotica equivale ad aprire una finestra su un periodo storico-artistico di grande importanza per la cultura civile e religiosa. In particolare, si potrebbe parlare di una evoluzione semiotica delle forme e degli schemi architettonici con il significato più intimo, in ambito trascendentale, della visione del credo religioso cristiano.

Gotico e romanico: le differenze

Uno stile consapevolmente diverso da quello precedente (romanico), caratterizzato dall’uso intensivo di tecniche costruttive già usate (come l’arco a sesto acuto e la volta a crociera), ma aggregate in un sistema coerente e logico e con nuovi obiettivi estetici e simbolici.

Caratteristica importante del gotico è l’uso di strutture notevolmente più alte rispetto a quelle utilizzate nel precedente stile. Tale novità ha dunque comportato l’uso di accorgimenti tecnici meritevoli, per come sarà in seguito, di maggiori approfondimenti.

Diversamente da quanto avvenne per l’architettura romanica, per la quale non si ravvisa una particolare regione europea di riferimento per così dire “rappresentativa”, è, invece, abbastanza attendibile identificare una località e un “padre” dell’architettura gotica.

La Cattedrale di Rouen, Francia, esempio di architettura Gotica

Le origini del gotico: l’abbazia di Saint-Denis

La ricostruzione del coro dell’abbazia di Saint-Denis, vicino a Parigi, iniziata nel 1137 e terminata nell’anno 1144 per opera dell’abate Suger, è, generalmente, considerata come la data di inizio di questo stile. Stile che da lì a poco si diffonderà prima nelle diocesi dell’Île-de-France e poi nel resto della Francia, in Inghilterra, nell’Impero e nel resto d’Europa, incontrando resistenze significative solo in Italia.

Nel 1140 l’abate Sugerio (Suger) decise di ricostruire il coro e la facciata di Saint-Denis, l’abbazia benedettina che conservava le reliquie del patrono di Parigi, San Dionigi. Questo santo era stato il primo vescovo delle Gallie e il ricordo della sua figura si fuse ben presto con quella del monaco siriano Dionigi l’Areopagita.

L’interno dell’Abbazia di Saint Denis e le Tombe dei Re

La spinta verso l’alto: il mezzo per raggiungere il divino

Tale Dionigi, monaco siriano, aveva, infatti, scritto un trattato sulla luce e sulle gerarchie angeliche, “De coelesti hierarchia”, ispirato al neoplatonismo, nel quale la luce era considerata una sorta di emanazione divina e, in generale, la realtà sensibile intesa come simbolo delle splendenti realtà soprannaturali. Da qui, quindi, l’intrinseco legame che fonde il gotico con l’ideale religioso che porterà a collegare l’ “altezza” delle strutture architettoniche, con il desiderio di avvicinamento al divino.

L’abate Sugerio, ammiratore dei testi dello pseudo-Dionigi, volle ricostruire la sua venerabile abbazia ispirandosi alle teorie del filosofo. A tal fine infatti, progettò un nuovo coro direttamente collegato ad un deambulatorio che permetteva ai fedeli di muoversi liberamente anche dietro il recinto del coro stesso. Le cappelle radiali, componenti il coro, erano dunque coperte da volte a crociera e sulle pareti si aprivano ampie finestre che davano una grande luminosità allo spazio interno. Le vetrate colorate, dalle ampie aperture, rendevano l’atmosfera interna quasi soprannaturale, in accordo con le forme sensibili suggerite dalle teorie dello Pseudo Dionigi.

La novità del gotico

Appariva chiaro, quindi, che la novità più originale dell’architettura gotica fosse la scomparsa delle spesse masse murarie tipiche del romanico ove il peso della struttura veniva assorbito dalle pareti. Nel gotico, infatti, assistiamo ad uno snellimento delle strutture: queste venivano impiegate a guisa di “nervature”, sulle quali scaricare le forze generate dalle masse. A tale scopo venivano utilizzati elementi strutturali secondari coadiuvanti, quali archi rampanti e contrafforti. Tale svuotamento delle pareti dai carichi permise la realizzazione di pareti di luce, coperte da magnifiche vetrate, alle quali corrispondeva, fuori, un complesso reticolo di elementi portanti.

A partire dai soli pilastri a fascio, si dipanava quindi un sistema di contrafforti ben più ampio e diversificato rispetto a quello romanico. In particolare, gli elementi strutturali quali gli archi rampanti, i pinnacoli, i piloni esterni e gli archi di scarico servivano a contenere e indirizzare al suolo le spinte laterali della copertura. Il tutto comportava quindi il conseguente alleggerimento delle murature di riempimento le quali consentivano, di conseguenza, un numero maggiore di aperture.

Da qui in poi si assiste ad un susseguirsi di esempi mirabili di tale stile quasi totalmente destinate al culto.

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