ARCHEOME BOOKS | Essere donna nell’Atene violenta e maschilista: “Le Ateniesi” di Alessandro Barbero
“Le Ateniesi” di Alessandro Barbero è un romanzo storico ambientato in un momento cruciale per la storia di Atene: l’inverno del 411 a.C., precisamente il giorno della prima rappresentazione della commedia di Aristofane, Lisistrata.
Nel romanzo si intrecciano tre linee narrative differenti: la politica ateniese (che lo storico descrive con dovizia di particolari in tutta la sua vivacità, rendendo il lettore partecipe degli odi, degli intrighi e degli scontri della polis), un sanguinoso delitto ai danni di due ragazze e la rappresentazione di Lisistrata.
In un clima difficile per Atene, da anni in guerra con Sparta, un gruppo di aristocratici capitanati dal nobile Crizia complotta per rovesciare il regime democratico e instaurare l’oligarchia. Consci che il popolo non avrebbe accolto con favore il colpo di stato, i congiurati decidono di arrivare al cambiamento con gradualità, spargendo terrore attraverso la violenza sulle classi meno abbienti, affinché siano i cittadini stessi a dover rinunciare a parte della libertà per riacquistare la loro sicurezza.
In questo clima tesissimo si svolge la vicenda drammatica di Charis e Glicera, due ragazze figlie di cittadini liberi ma di estrazione popolare. Glicera è attratta da Cimone, il giovane e ricco vicino di casa. Lo sfaccendato rampollo in compagnia di due amici della sua stessa condizione, Argiro e Cratippo, notata la propria influenza sulla giovane, la invita a portargli in casa dei fichi, una sera in cui tutti gli adulti si trovano a teatro. Glicera porta con sé l’amica Charis. Nella casa del ricco Cimone si consuma la tragedia: le due ragazze vengono violentate e seviziate dai tre aristocratici.
La descrizione del delitto, dichiara lo stesso Barbero, è ispirata al massacro del Circeo: l’autore ravvisa nel clima politico di Atene una similitudine con gli anni di piombo in Italia, anni in cui la cosiddetta “strategia della tensione” mirava a scardinare la democrazia. Proprio al centro di quel travagliato periodo storico, nel 1975, il delitto del Circeo, perpetrato da due esponenti dell’estrema destra romana ai danni di due giovani ragazze di estrazione popolare, sconvolse l’opinione pubblica per l’efferatezza degli aguzzini. Alessandro Barbero compie un’operazione affascinante e spregiudicata: porta indietro, nell’Atene classica, un dramma sinistramente attuale. Rappresenta una violenza che è al tempo stesso femminicidio, efferato atto politico e azione di prevaricazione dei potenti sui deboli.
Mentre a casa di Cimone si consuma la tragedia, nel teatro di Dioniso, ad Atene, sta andando in scena la più famosa commedia dell’antichità, Lisistrata, testo in cui le donne sono protagoniste attive e, attraverso numerosi stratagemmi (il più famoso è lo “sciopero del sesso”) riescono a riportare la pace in una Grecia martoriata dalla rivalità tra Sparta e Atene.
Commedia e tragedia, passato e presente si intersecano in questo romanzo complesso del grande storico piemontese, facendoci ridere, piangere e riflettere sui meccanismi della storia e dell’animo umano, così simili nel corso dei secoli, sui quali ancora oggi troppo poco si riflette.