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ARCHEOLOGIA | L’espressione della potenza di Akràgas, il Tempio della Concordia

L’espressione di potenza di Akràgas, il Tempio della Concordia, è il tempio greco più famoso della Sicilia. Gli abitanti dell’antica Agrigento edificarono ben 10 templi nel corso del V secolo a.C., in un’accanita sfida all’ultimo capitello contro Siracusa. Il cosiddetto Tempio della Concordia, in particolare, fu costruito nel 430 a.C. e oggi si trova all’interno della famosa Valle dei Templi di Agrigento. Il monumento deve il nome Concordia all’interpretazione che lo storico Tommaso Fazello fece di una epigrafe latina rinvenuta nelle vicinanze, ma che, in realtà, nulla ha a che fare con il tempio.

Pianta del Tempio della Concordia

Si tratta di un periptero esastilo in stile dorico: un quadrilatero con sei colonne sulla fronte e tredici sui lati lunghi (segue, dunque, il canone classico, che vuole che le colonne dei lati lunghi siano il doppio più uno rispetto a quelle sulla fronte). La peristasi perfettamente conservata poggia direttamente su un crepidoma composto di quattro gradini e si compone di sole colonne doriche: fusto non particolarmente slanciato e terminante in un capitello dalla forma semplice. Ogni colonna è dotata di venti scanalature e, verso i 2/3 dell’altezza, presenta un’armoniosa entasi. La peristasi sostiene una trabeazione composta da architrave, fregio decorato a metope e triglifi e un timpano non scolpito.

Pianta, prospetto e foto del tempio della Concordia

Il naos interno (la cella), accessibile attraverso un gradino, è preceduto da un pronao in antis (inquadrato tra due colonne) ed è seguito da un altro vestibolo. Questo secondo spazio, denominato opistodomo, era solitamente adibito alla custodia del tesoro, dei donativi e dell’archivio del tempio. Di notevole interesse è la presenza, ai lati del pronao, di piloni con scale d’accesso al tetto. Allo stesso modo, sulla sommità delle pareti della cella e nei blocchi della trabeazione della peristasi, sono ben visibili gli incassi per la travatura lignea di copertura. Gli studi hanno dimostrato che l’esterno e l’interno del tempio erano rivestiti di stucco policromo. L’ipotesi cromatica fatta dagli esperti ha ipotizzato un rivestimento in stucco bianco candido per tutta la struttura, a eccezione del fregio e del timpano che, invece, dovevano essere colorati di rosso e blu.

Da Tempio a Chiesa

Alla fine del VI secolo d.C., il Tempio della Concordia fu trasformato in una basilica cristiana dal vescovo Gregorio II e dedicata ai santi Pietro e Paolo. Tale metamorfosi comportò una serie di cambiamenti, che contribuirono alla sopravvivenza della struttura fino ai giorni nostri: il rovesciamento dell’orientamento antico, l’abbattimento del muro dell’opistodomo, la chiusura degli intercolumni e la realizzazione di dodici aperture arcuate nelle pareti della cella; tutto ciò permise di costituire le tre navate canoniche. Le fosse, invece, che si trovano all’interno e all’esterno della chiesa, si riferiscono a sepolture alto-medievali. Nel 1748 il tempio tornò alle sue forme antiche, con la riapertura del colonnato, e smise di essere utilizzato per il culto.

Con uno dei simboli dell’arte classica di Sicilia si chiude la prima fase di vita di questa rubrica dal sapore siculo. Dal 2021, infatti, la rubrica Archeologia Sicilia cambierà “location” e verrà pubblicata sulla rivista di ArcheoMe. Non potevamo certo ridurre la storia della nostra terra a poche righe: l’archeologia siciliana ha ancora tanto da raccontare e io continueró a essere la sua umile portavoce. 
A presto!

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