ARCHEOLOGIA | Alla scoperta delle Isole Eolie: introduzione e cenni storici
Le Isole Eolie sono un arcipelago di origine vulcanica, amministrativamente compreso nel territorio della città metropolitana di Messina. L’arcipelago, la cui disposizione ha un’insolita forma a Y, è composto da sette isole vere e proprie, Lipari, Vulcano, Salina, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi, cui si aggiungono altri isolotti e scogli affioranti dal mare. Ben due delle sette isole, Vulcano e Stromboli, sono vulcani attivi e dal 2000 l’intero arcipelago è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.
L’eccezionale posizione geografica, proiettata verso lo Stretto di Messina e visibile dalle coste tirreniche della penisola italiana, ha favorito la centralità delle Isole Eolie sulle rotte commerciali e strategiche del Mediterraneo di tutte le età e le ha rese adatte all’insediamento di numerose popolazioni nel corso del tempo. Le dinamiche insediative sono state influenzate dalla natura vulcanica dell’arcipelago e dalla presenza, come a Lipari, di roccaforti naturali.
Cenni storici
La prima frequentazione delle Isole Eolie risale al Neolitico, precisamente al periodo tra il V e il IV millennio a.C., e si limita a piccoli abitati sorti a Lipari, nella piana di Castellaro, e a Salina, a Rinicedda (Leni), mentre sulle restanti isole si registrano solo insediamenti instabili. Le genti che vi si installavano dovevano provenire dalle vicine coste siciliane poiché la ceramica rinvenuta negli strati più antichi trova diretti confronti con le culture neolitiche della Sicilia Orientale. Il popolamento di queste due isole è legato all’agricoltura, con lo sfruttamento dei fertili suoli di origine vulcanica, e all’estrazione, lavorazione industriale e commercio di un tipico prodotto del vulcanismo: l’ossidiana.
Ossidiana: cos’è e a cosa serviva
L’ossidiana è una pietra vetrosa vulcanica, con sistema cristallino amorfo, la cui formazione è dovuta al rapidissimo raffreddamento della lava. Nel periodo in cui l’occidente non era a conoscenza della tecnica di fusione dei metalli, essa rappresentava il materiale più duro in assoluto, superando anche la selce. L’ossidiana grezza veniva prelevata a Lipari e portata a Salina via mare dove, poi, veniva lavorata per ricavarne strumenti da taglio e altri oggetti da usare o scambiare. Gli scambi più frequenti avvenivano con la selce, roccia sedimentaria, e l’argilla, elementi di cui le isole erano sprovviste e che venivano importati dalla Sicilia.
Storia degli studi
La storia delle ricerche e degli studi archeologici risale agli ultimi decenni del XVIII secolo e ai resoconti degli esploratori, primo fra tutti Jean Houel che, nel suo “Voyage Pittoresque des isles de Sicile, de Malte e de Lipari”, ha dedicato ampio spazio alle antichità eoliane. Nel XIX secolo iniziano le prime ricerche nell’area della necropoli di contrada Diana a Lipari, grazie all’ufficiale della marina britannica W.H. Smyth e al Barone Enrico Pirajno di Mandralisca. Negli ultimi decenni del secolo, Giuseppe Scolarici, su commissione dell’imprenditore scozzese James Stevenson, ha ripreso e ampliato questi primi scavi, i cui primi rinvenimenti hanno destato l’interesse scientifico anche nei confronti delle isole minori. Nel XX secolo si colloca la pubblicazione di Giudo Libertini sullo stato di conoscenza archeologica e storica delle Eolie, ma solo con Paolo Orsi si avrà il primo scavo archeologico scientificamente condotto e documentato.
La vera svolta per la conoscenza archeologica delle Eolie si ha con Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, ai quali si devono numerose ricerche e scoperte, di fondamentale importanza nel quadro dell’archeologia mediterranea, e la creazione del Museo Archeologico Eoliano nel 1954, oggi regionale.