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ARCHEO-ANTROPOLOGIA | Ricostruire la vita attraverso la morte

Nell’Alegoría de la Muerte, un dipinto a olio dell’artista Tomás Mondragón del 1856, la scena rappresentata è suddivisa in due parti simmetriche: a sinistra vi è una donna ricca, ben vestita, accompagnata dagli usi e costumi del suo tempo, a destra, invece, nella sua immagine riflessa allo specchio, quello che ci accomuna tutti, uno scheletro. La vita e la morte sono sempre state concepite come due realtà distinte. Cio è manifesto nella separazione dei cimiteri dalle città, del mondo dei vivi da quello dei morti.

Alegoría de la Muerte, dipinto a olio dell’artista Tomás Mondragón del 1856

Il grande archeotanatologo (archeologo che studia la morte e le modificazioni del corpo che avvengono dopo la sepoltura) Henry Duday utilizza la potente immagine del dipinto – slegandola dal contesto messicano della sua realizzazione –  per sottolineare il concetto di come l’Archeoantropologia possa “ribaltare le prospettive”: si parte dalla morte, ossia dall’analisi degli scheletri, per ricostruire la storia, la vita delle persone del passato, per comprendere meglio il nostro presente.

Che cos’è l’Archeo-antropologia?

Quando si parla di un contesto funerario antico, nel quale la tomba costituisce l’elemento centrale di uno scavo archeologico, ciò a cui si pensa, e che si incontra con maggiore facilità, sono i reperti ossei. Questi materiali sono, a pieno titolo, da considerarsi alla pari degli altri oggetti che caratterizzano una sepoltura. I manufatti, le strutture architettoniche e quelle funerarie sono una manifestazione materiale dell’uomo; i resti umani sono gli unici rappresentati dell’”artefice”, ossia di chi ha realizzato questi manufatti. Essi costituiscono l’ultimo collegamento biologico con i nostri antenati, nonché un’ulteriore e complementare fonte d’informazione sulla vita delle comunità antiche.  

L’Archeoantropologia altro non è che la branca dell’Archeologia che si occupa dell’analisi e del recupero delle ossa umane, seguendo criteri d’applicazione specifici. Questo costituisce il punto d’inizio di un lavoro che continua in laboratorio.

Come possiamo ascoltare ciò che le ossa umane hanno da dirci?

Si cercherà di rispondere a questa e ad altre domande, osservando gli studi, le ricerche, le analisi che nel tempo si sono sviluppate attorno ai resti umani,  durante il ritrovamento e dopo il recupero, e di illustrare il modo in cui hanno portato alla luce aspetti significativi del nostro passato. 

Un Neanderthal regge un cranio

Sepolture stravaganti e insolite credenze

Ci si focalizzerà su casi “singolari”, espressione di curiose credenze funerarie; casi che indicano la presenza di diverse modalità o luoghi di seppellimento in relazione alle diverse classi d’età dei defunti o del loro livello sociale; il ruolo e l’esplicazione nella morte degli intimi rapporti madre-figlio, donna-uomo o tra fratelli; un focus particolare sarà riposto sugli studi più recenti. Ci si concentrerà sulle pratiche funerarie, sulle scelte di sepoltura e il substrato di credenze a esse connesso. Tutto ciò sempre partendo dallo scheletro, vero protagonista delle storie e delle vicende che saranno raccontate, che è in grado di “reincarnare” la vita del passato, anche dopo la morte.

Uno scheletro allo specchio

Il principale obiettivo della rubrica vuole essere quello di spingere il lettore ad approcciare agli scheletri con un nuovo sguardo, per comprendere l’importanza degli stessi in ambito archeologico. Allontanare l’idea che essi siano solo semplici cumuli di ossa, o la macabra espressione del passato, invece che i principali testimoni del tempo che fu. Il lettore sarà invogliato a ricostruire, nella propria mente, partendo dalle carni, poi dalle vesti, dalle credenze, dalle usanze, la vita di questi uomini sepolti da tempo. 

Sarà proprio come capovolgere il quadro di Mondragón: partire dall’immagine riflessa dello scheletro, per giungere dall’altro lato dello specchio e vedere ciò che esso era per ricostruire l’uomo, gli uomini e le loro storie, provenienti dal passato, dalla preistoria e dalla protostoria, fino a giungere ai periodi più vicini a noi.

 

La rubrica Archeo-antropologia inizierà nella nuova rivista di ArcheoMe da Febbraio 2021 che, a cadenza bimestrale, ci accompagnerà per tutto l’anno….a presto.

Articolo a cura di Ilda Faiella

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